Primo maggio, Verona: “Bisogna ripartire dal lavoro per ricostruire l’Italia”

Il sindaco: "Sia lo spunto di ripartenza verso una nuova fase di progresso, siamo tutti nella solita tempesta"

“Nei prossimi giorni si festeggia la Festa del lavoro in un periodo difficile per il nostro Paese: in mezzo a questa crisi il lavoro assieme alla salute è il bene più prezioso e l’elemento da cui ripartire e ricostruire la nostra Italia“.

Così il primo cittadino di Stazzema, Maurizio Verona, a pochi giorni dalla festa del primo maggio. “Tante aziende chiuse, negozi, attività economiche e tante persone costrette a rimanere a casa – prosegue il sindaco – La ripartenza ci dovrà essere, ma salute e lavoro non dovranno essere due cose distinte: le aziende, dalle più grandi alle più piccole, dovranno organizzare le condizioni per lavorare in sicurezza. Se si dimentica il lavoro,  la crisi rischia di trasformarsi da sanitaria a sociale con tanti settori che non riusciranno a ripartire, tante piccole aziende che avevano investito nel futuro che non avranno la capacità di tornare”.

“Sin dall’inizio di questa crisi ho detto che non è vero che siamo tutti sulla stessa barca: siamo nella solita tempesta – commenta il sindaco – che rischia di acuire le differenze sociali tra chi ha di più e chi perdendo il lavoro, non ha più alcuna prospettiva. Ogni giorno come amministratori locali siamo impegnati affinché nessuno sia lasciato solo,  a fare in modo che nessuno per la crisi non abbia più un pranzo o una cena per sé o per i figli. Siamo impegnati a garantire che la scuola arrivi nelle case di tutti, perché i nostri ragazzi non paghino un prezzo al Covid in termini di conoscenza e cultura”.

Ma serve soprattutto il lavoro: “Non a caso – spiega Verona – la nostra Costituzione recita al primo articolo che ‘L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro’: perché il lavoro è tutto, è ciò che dà dignità ad una donna e ad un uomo, è ciò che trasforma la creatività dell’ingegno in progresso per la Nazione, è ciò che libera la persona dal bisogno, che consente ad ognuno di noi di realizzarsi. Oggi nella Festa del lavoro balza agli occhi la mancanza dello stesso: siamo dovuti rimanere  a casa per uscire dalla tempesta e con attenzione e grande preoccupazione ci accingiamo a ripartire”.

“Penso alla nostra Versilia che dovrà pagare un prezzo molto alto: gli stagionali che avevano già iniziato a svolgere le loro attività sono ancora tutti a casa senza una prospettiva precisa in cui si potrà tornare a ricevere turisti e appassionati del nostro mare e della nostra montagna – scrive il sindaco – Le attività escursionistiche completamente bloccate con un danno per ristoranti, ostelli e strutture di accoglienza del nostro territorio, le visite turistiche all’Antro del Corchia che hanno subito tante disdette, le attività di accoglienza didattica al Parco nazionale della Pace e ancora le nostre attività estrattive con piazzali e macchinari forzatamente fermi, le piccole botteghe dei borghi, i bar desolatamente vuoti”.

Era un sacrificio che andava fatto – commenta – ora è il momento di guardare oltre, ma a pagare non devono essere  i lavoratori, incrementando le misure a sostegno delle famiglie che con i bambini e i ragazzi a casa e i genitori che rientrano al lavoro e l’impossibilità di portarli da nonni e parenti,  rischiano di andare in crisi. Dobbiamo affrontare il rientro come un grande Paese ed un grande Paese non lascia affondare nessuno. Ci sarà un prima e un dopo il Covid 19, come per ogni grande evento della nostra storia. Istituzioni pubbliche, lavoratori, imprese, rappresentanze sindacali e di categoria lavorino assieme verso l’unico obiettivo che si chiama Italia”.

“In chiusura – conclude Verona – lasciatemi un pensiero per coloro che a causa del virus se ne sono andati: spesso se ne sono andati i più anziani, la memoria storica di quell’Italia che seppe rialzarsi dalla guerra e ricostruire le condizioni per il progresso, conquistare un sistema di diritti per i lavoratori da cui non si può tornare indietro, incluse condizioni di lavoro in sicurezza, sperando che non si debba mai scegliere tra lavoro e salute che appare come un ricatto inaccettabile. Un pensiero va anche ai tanti che in questi giorni di lockdown hanno assicurato la continuità del nostro Paese, in primo luogo medici e infermieri, lavoratori impiegati in settori strategici per la nostra economia, che hanno permesso l’approvvigionato e la vendita di beni di prima necessità ed anche i dipendenti pubblici che nell’emergenza in diverse forme hanno garantito i servizi esistenti, l’erogazione di buoni spesa, di mascherine. La grande famiglia del lavoro sia lo spunto di ripartenza verso una nuova fase di progresso, verso una nuova umanità, verso un mondo in cui nessuno viene lasciato da solo. Buona Festa  dei lavoratori e del lavoro a tutti”.

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