Salvò giovani ebrei a Viareggio: la storia dello Schlinder versiliese raccontata dalla nipote al suo legale

Sabrina Chicchi, insegnante di Massarosa in una scuola di Lucca, fa appello tramite l'avvocato Aldo Lasagna per rintracciare i discendenti

Una storia bellissima, a tratti commovente, quella che Sabrina Chicchi, di Massarosa, stimata insegnante in un istituto scolastico secondario di Lucca, ha voluto preservare, per tanti, tantissimi, anni nello scrigno più prezioso, quello della memoria familiare, decidendo poi di raccontarla al proprio legale di fiducia, l’avvocato viareggino Aldo Lasagna.

Una storia che aveva appreso sin da bambina, tramandata dai suoi affetti più cari e che pure trovava ascolto, nella piccola comunità massarosese, che trattava di un grande squarcio di umanità negli anni della guerra.

La storia è quella di suo nonno materno, Alfonso Baroni di Massarosa, deceduto nel 1989, che nei giorni bui e terribili dell’ inverno 1943, a Viareggio, in un deposito di materiali per cantieri stradali, nei pressi dell’attuale cavalcavia, in cui lavorava come capo cantiere, nascose durante una perquisizione mirata al loro arresto, un gruppo di giovani ebrei che lì svolgevano il lavoro coatto imposto dalle autorià fasciste

Fu grazie a quella spontanea e coraggiosa protezione che i ragazzi si salvarono da un destino atroce e incomprensibile che,invece, risultò tragicamente inevitabile per molti altri.

“Il nonno – rammenta  Sabrina – quando giunsero i militari con i mitra spianati, avendo in mano la lista che comprovava la presenza dei ragazzi ebrei, con tempestività e sangue freddo, riuscì a nasconderli tra fusti vuoti e attrezzi ribattendo alle insistenze dei tedeschi, per tutto il tempo che durò la perquisizione”. Riguardo all’identità dei ragazzi, Sabrina aggiunge che sa che erano i componenti di una famiglia di commercianti viareggini che, a guerra finita, continuarono a lavorare nell’attività di famiglia in centro e che, incontrando occasionalmento suo nonno, manifestavano nei suoi confronti affetto e gratitudine.

La memoria di questa vicenda, per pudore e discrezione è rimasta costudita all’inteno della famiglia per decenni, ma ora, anche su insistenza dei suoi figli, l’insegnante ha sentito l’esigenza di onorare la figura di suo nonno, uomo onesto che non esitò a mettere la propria vita in gioco per un senso di umanità che lo ha sempre contraddistinto.

E per questo, rivolgendosi all’avvocato Aldo Lasagna, fa appello a tutti del suo grande desiderio di far luce sull’episodio e, se possibile,  rintracciare, se sono ancora in vita, i protagonisti, i loro discendenti o chiunque sia venuto a conoscenza dei fatti”.

Foto Wikipedia

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