La Cassazione mette la parola fine sull’omicidio di Stefano Romanini: ergastolo per il cugino

Confermata la condanna al mandante dell'efferato delitto che scosse Camaiore

La corte di cassazione mette la parola fine all’omicidio di Stefano Romanini, confermando l’ergastolo al cugino Roberto in qualità di mandante dell’omicidio. Il killer, che sperò 15 colpi di pistola alla vittima, non è mai stato scoperto

Un delitto che scosse Camaiore, e la Versilia tutta, avvenuto all’alba del 8 febbraio 2011.

Le indagini della squadra anticrimine del commissariato di polizia di Viareggio e della questura di Lucca non sono purtroppo mai riuscite a dare un volto, e un nome, a chi quella mattina sparò, sotto casa, a Stefano Romanini.

La moglie Giuliana, che uditi gli spari si affacciò alla finestra di casa, vide fuggire l’assassino, incappucciato, ma le ricerche non hanno portato mai a identificarlo. 

Anche per la suprema corte, come per i giudici di primo grado e di appello, quella mano assassina fu armata dal Roberto Romanini, con il quale i rapporti erano diventati pessimi dopo essere stati soci in lavoro

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