Torre del Lago, Stefania Sandrelli inaugura la panchina rossa al Gran teatro Puccini

La violenza di genere sarà al centro della 'Tosca' che andrà in scena il prossimo 23 luglio

È stata inaugurata oggi (8 luglio) nel parco della musica che circonda il Gran teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago una panchina rossa, simbolo della convinta adesione della Fondazione Festival Pucciniano alla lotta contro la violenza di genere.

Tema chiave per Stefania Sandrelli  che ha deciso di parlarne nella sua prima regia lirica e che sarà simbolicamente figurato nelle scene dell’allestimento di Tosca del 67esimo Festival Puccini realizzate da Andrea Tocchio che inaugura la stagione 2021 il prossimo 23 luglio. Un’arte, quella di Puccini, che contiene tanti spunti cari al dibattito contemporaneo, capace di parlare al presente e di attualizzarsi senza snaturarsi e senza tradire la sua appartenenza ad altre coordinate storiche e culturali.

Tra tutte le creazioni pucciniane, Tosca è forse l’opera che più si presta a veicolare un messaggio chiaro e forte contro la violenza sulle donne. Tosca è il simbolo di un femminile che si rifiuta di diventare vittima. Ad inaugurare la panchina, con Stefania Sandrelli e alla presenza di autorità e artiste e artisti del Festival, la presidente della Fondazione Festival Pucciniano Maria Laura Simonetti, che nel suo intervento ha rimarcato quanto attuale e drammatico sia il tema della condizione femminile, e quante donne, quotidianamente, siano vittime di violenze. Nel testimoniare l’attenzione della Fondazione verso questo tema, la Simonetti ha anche ricordato l’importanza per le donne di riferirsi nelle loro battaglie quotidiane alle autorità senza timore di denunciare.

Floria Tosca si oppone al tentativo di violenza del Barone Scarpia; la regia di Stefania Sandrelli, pur nel rispetto dell’opera del Maestro, coglie queste aperture simboliche, esplicitandole nel linguaggio visivo. Nella messa in scena, gli elementi visivi si caricano di significato, diventando protagonisti dell’interpretazione registica. È così, ad esempio, che durante il secondo atto si staglia sulla scenografia una mappa di Roma, in cui il fiume Tevere, significativamente tinto di fucsia, colore simbolo della violenza contro le donne, assume la fisionomia di una ferita aperta che squarcia la carne della città, in una rappresentazione poetica e allusiva che rimanda alla drammatica emergenza della violenza di genere, vero flagello che lacera il tessuto della nostra società.

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