Pd e Insieme per Pietrasanta: “No a 144 appartamenti con il piano attuativo a Marina”

Urbanistica, arrivano le osservazioni del Pd e Insieme per Pietrasanta al piano attuativo ex comparto 51, uno dei primo atti approvati dalla giunta che si è recentemente insediata: “Il piano, se portato a realizzazione, a nostro giudizio, comporterà per la Marina di Pietrasanta un gravissimo danno paesaggistico ed ambientale, un enorme ed inutile consumo di suolo vergine, notevoli danni per il già fragile sistema economico turistico della Marina e discredito per lo specifico comparto alberghiero del nostro Comune. Il piano in questione ha visto la giunta Giovannetti fare da misera e sconsiderata passacarte delle pretese del privato: tutto va a vantaggio della speculazione fondiaria e edilizia e niente a vantaggio del bene comune e collettivo. Il piano è pensato con mente fossilizzata ad una urbanistica d’assalto, di triste memoria, dei decenni trascorsi tra la fine del secolo scorso e i primi anni del presente. La incapacità e l’atteggiamento servile della giunta Giovannetti rispetto al piano proposto sono inaccettabili e dannosi per il territorio e la comunità di Pietrasanta”.

“Per questo come consiglieri comunali – dicono – Partito Democratico e lista civica Insieme per Pietrasanta abbiamo depositato una lunga osservazione al piano urbanistico con l’intento di portare l’amministrazione comunale ad un doveroso ravvedimento e consentire alla cittadinanza di conoscere e capire la pericolosità di questo frettoloso e scellerato atto di governo. Costruire 144 mini appartamenti nel cuore di Marina facendoli passare come Rta è assai discutibile. Ci è subito apparso strano e quanto meno inopportuno che l’amministrazione Giovannetti adottasse il provvedimento nella prima seduta di giunta. Chissà quanto ne sapevano i nuovi assessori e i nuovi consiglieri? Noi crediamo ben poco, non per una loro mancanza, ma perché un piano così complesso, invasivo e denso di contraddizioni e azioni giudiziarie necessita di tempo e di particolare condivisione e attenzione. Magari a pensar male si potrebbe dire che è stato fatto con questi tempi proprio per impedire il dibattito e il confronto; tra l’altro segnaliamo che il senatore/assessore non ha votato la delibera, eppure come assessore al turismo dovrebbe interessarsi delle nuove possibili strutture ricettive”.
“Entrando nel merito abbiamo voluto sottolineare, con la nostra osservazione – proseguono i due partiti – molti fattori che ci sembrano mancanti e soprattutto privi di ogni possibile azione della Amministrazione per incanalare l’intervento nell’alveo dell’interesse collettivo. Infatti il primo elemento è consentire l’edificazione di 144 appartamenti senza prevedere nella normativa nessun elemento teso a impedire che questi siano poi utilizzati come seconde case e non come struttura ricettiva. L’edificabilità prevista, ancorché derivante da vecchie previsioni e da una convenzione stipulata nel 2004, prevede di realizzare strutture ricettive che nell’immaginario di tutti sono alberghi; se è così, la normativa deve espressamente riportare questa destinazione d’uso. Infatti due nuovi alberghi potrebbero servire, sia in termini di miglioramento dell’offerta turistica, sia in termini occupazionali. Cosa diversa e non consentibile è invece prevedere di edificare sette Rta: per complessivi 144 mini appartamenti sapendo già che con molta probabilità, come purtroppo è accaduto in molti altri casi, si trasformano poi di fatto in seconde o terze case abitate solo pochissimi giorni l’anno. Inoltre la collettività a fronte di un intervento che prevede oltre 20mila metri cubi di cemento non ottiene praticamente nulla. I pochi parcheggi previsti non saranno nemmeno sufficienti a coprire il fabbisogno delle strutture previste, l’impatto visivo vedrà una serie di blocchi alti 13 metri. Sappiamo già il refrain di Giovannetti, che per tutto addossa la responsabilità ad altri; dunque diciamo che il centrosinistra ha dovuto mantenere la previsione nel regolamento urbanistico perché c’era una convenzione stipulata nel 2004 dalla giunta di centrodestra: la nostra forza fu quella di mantenere sì la previsione, ma vincolarla ad un piano attuativo proprio perché in quel modo il Comune poteva esercitare il suo potere di pianificazione e dunque ridimensionare l’intervento, darne una destinazione d’uso certa e non contraddittoria e ottenere delle opere a compensazione che potessero ripagare la collettività per l’impiego di molto nuovo suolo pregiato”.
“Passando ai problemi ambientali – dicono Pd e lista civica –  vogliamo sottolineare la questione idraulica, sempre giustamente all’ordine del giorno. Anche se la normativa comunale vigente prevede il rispetto del principio di invarianza idraulica (ovvero evitare di appesantire il reticolo idraulico dopo l’intervento) e la stessa relazione geologica del Comparto prevede la necessità di individuare ben 520 mc di volume per garantire questo principio, le tavole, relazioni e capitolato economico di progetto se ne dimenticano. Si tratta sicuramente di opere invasive e costose da realizzare, data anche la posizione superficiale della falde, pertanto non possono essere neanche erroneamente dimenticate in questa fase. Sebbene l’intervento previsto derivi da uno strumento urbanistico previgente, si attua in un ambito normativo assai mutato rispetto a quando l’intervento fu previsto, anni ottanta del secolo scorso, pertanto anche le misure di compensazione definite sia nella legge regionale che in generale declinate nel RU vigente, che prevede per le zone C di cui al decreto ministeriale 1444/1968, ampi spazi da cedere all’amministrazione sebbene in proporzione le capacità edificatorie siano nettamente minori. Mutuando termini usati in altra sede, senza ledere la sensibilità di alcuno, questo intervento sembra come utilizzare l’Iphone con i gettoni. In altri termini, a fronte di una edificazione di almeno sette fabbricati alti tredici metri per una Sul complessiva di oltre 6000 metri quadri e un volume di circa 20mila metri cubi, con la realizzazione di 144 camere/appartamenti, la pubblica amministrazione e dunque i cittadini non “ricevono” niente a compensazione. Infatti le opere di urbanizzazione primaria non sono gentili concessioni, bensì dovute, anche perché se non realizzate non sarebbe possibile l’intervento stesso. Dunque l’amministrazione avrebbe avuto, ed ha ancora la facoltà, di richiedere, sia in coerenza alle normative vigenti in materia, sia per tutelare l’interesse pubblico, delle opere a compensazione dell’edificato concesso e di rimodulare l’impatto e soprattutto di vincolare il costruito a una vera e propria struttura alberghiera senza prestare il fianco a speculazioni che purtroppo, anche non volendo fare il processo alle intenzioni, sembrano evidenti”.

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