A Viareggio il Grande Oriente ricorda Roberto Mei

Si rinnova il tradizionale incontro viareggino in ricordo di Roberto Mei, esponente del Grande Oriente d’Italia, scomparso il 7 gennaio 2005 ma ancora ben presente nella memoria dei concittadini e delle Logge di Viareggio, la Felice Orsini (134) e la Dante Alighieri (932). Roberto Mei aveva infatti oltre 50 anni di appartenenza massonica ed era molto stimato tanto da divenire nel tempo un punto di riferimento per i liberi muratori della zona. Caratterialmente equilibrato, convinto fautore di armonia e concordia, uomo del dialogo, nella quotidianità, oltre al lavoro nell’economato comunale, fu segretario e reale motore, per lunghi decenni, del notissimo carnevale della città, divenendo di fatto un pilastro della comunità locale.
Per tenere viva la sua memoria, le due logge viareggine del Grande Oriente d’Italia hanno fissato per venerdì (23 agosto), alle 16,30, nella sede di via Monte Sumbra 21, il quattordicesimo incontro in ricordo di Roberto Mei e terzo appuntamento del ciclo La Versilia fra movimenti letterari e letterati.

Giovanni Pascoli, poeta, letterato e gli studi danteschi è il tema della conferenza, introdotta dal Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia, Francesco Borgognoni, che traccerà la figura del Pascoli Massone. Il professor Giuseppe Leonelli, ordinario di letteratura italiana all’università di Roma Tre e membro della giuria del premio Viareggio Repaci, illustrerà la figura storica del poeta. Il professor Umberto Sereni, già docente di storia moderna all’università di Udine, il compito di tratteggiare il legame che il Pascoli ebbe con la terra di lucchesia e l’ingegner Antonio dalle Mura offrirà una lettura degli studi danteschi del Pascoli.
Moderatore dell’incontro, il presidente del Collegio dei maestri venerabili della Toscana, Luciano Vispi, mentre le conclusioni del convegno saranno tratte dal gran maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi.
Per l’occasione, si rinnova anche la collaborazione con il Premio letterario Viareggio Repaci, fondato nel 1929 da Leonida Repaci, Alberto Colantuoni e Carlo Salsa, che questo anno raggiunge il traguardo dei 90 anni. Repaci spiegava così il senso e lo scopo che li aveva spinti a creare il premio: “Volevamo farlo circolare assai più del Bagutta nella società letteraria italiana e costituire intorno ad esso, con la prudenza richiesta dalla situazione, una possibilità di incontro e riconoscimento di tutte quelle forze, di quelle testimonianze, che meno avessero subito la pressione ideologica della dittatura. Bastava che tra i fondatori fosse il sottoscritto perché il premio apparisse anticonformista e convogliasse verso di esso le simpatie di coloro che la dittatura stava isolando prima di paralizzarli e, in seguito, asservirli”. Ancora oggi è fra i premi letterari italiani più apprezzati e conosciuti, esempio della libertà della cultura.

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