Rapina violenta alla gioielleria di Nave, 3 in manette foto

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di Roberto Salotti
La loro fuga è durata meno di qualche ora e già ieri (13 gennaio) per due di essi si sono aperte le porte del carcere San Giorgio di Lucca, mentre la donna della banda è agli arresti domiciliari. Un vero e proprio blitz quello dei carabinieri, che hanno messo le manette ai polsi alle presunte “menti” della rapina cruenta alla Aldo Gioielli di Nave. Già nella notte tra martedì e mercoledì i militari del reparto operativo e quelli della compagnia di Lucca avevano dato un nome e un volto almeno a tre dei quattro componenti della banda, che attorno alle 19,30 del 12 febbraio avevano fatto irruzione nella gioielleria di Aldebrando Del Pecchia, ammanettandolo nel laboratorio e picchiandolo con il calcio della pistola alla nuca, provocandogli ferite giudicate guaribili in 15 giorni (Articolo e foto).

I militari subito accorsi dopo l’allarme lanciato dallo stesso commerciante hanno chiuso il cerchio su tre di loro, partendo dall’unica donna della gang, entrata in azione a volto scoperto. Ma la banda era tenuta d’occhio ormai da alcune settimane, sospettata di aver messo a segno di recente altre rapine violente, come quelle ai distributori di benzina e al bar alimentari Renata di Segromigno in Piano. Le indagini sono ancora aperte e i militari sono al lavoro per cercare riscontri.
Intanto, tre dei quattro rapinatori della gioielleria sono stati colpiti da un fermo di pg, firmato dal sostituto procuratore Aldo Ingangi, che coordina l’inchiesta su altri raid violenti compiuti in Lucchesia. In carcere, in attesa della convalida del fermo da parte del gip, sono finiti due volti noti alle forze dell’ordine. Si tratta di Clei Satori, 37 anni, residente al campo rom di Maggiano, e Domenico Tarantino, 27 anni, anche lui di Maggiano, entrambi di etnia sinti. Due malviventi di “alto livello”, secondo le accuse che muovono loro carabinieri e procura, e soprattutto, si ritiene, sprezzanti del rischio e del pericolo. Tanto che perfino su Facebook si dichiarano ladri. Ma entrambi negano assolutamente di aver partecipato alla rapina di Nave: i carabinieri, tuttavia, hanno una sfilza di elementi che li inchioderebbero.
Le indagini hanno subito una svolta nell’immediatezza. Alcuni particolari in cui si è svolta la rapina, il racconto di alcuni testimoni e la donna entrata a volto scoperto, con una scusa, per sondare il terreno e dare il via ai suoi complici hanno fatto imboccare agli investigatori la pista giusta.
Era da qualche settimana, infatti, che i carabinieri del nucleo operativo, diretti dal maggiore Dario Anfuso, e quelli della compagnia di Lucca del maggiore Giangabriele Affinito, tenevano d’occhio alcuni dei componenti della gang, sospettando che fossero gli autori delle ultime rapine violente. Alcune modalità di esecuzione dei colpi e da ultimo l’auto con il lampeggiante utilizzata anche per un tentativo di furto al bar da Alfredo a Toringo ha consentito di stringere il cerchio attorno ai presunti rapinatori, individuati attraverso accurate indagini “vecchio stile”. I militari, infatti, pedinavamo e osservavano da tempo la gang e attendevano il passo falso per far scattare le manette.
Purtroppo, i banditi non hanno risparmiato la loro violenza nei confronti del malcapitato gioielliere di Nave. Martedì sera si è trovato a tu per tu con tre rapinatori, uno di essi armato di pistola. Lo hanno minacciato e spintonato fino al laboratorio che si trova sul retro del negozio sulla via Sarzanese. Poi lo hanno ammanettato legandogli la mano destra ad uno strumento di lavoro e hanno tentato di costringerlo a suon di colpi ad aprire la cassaforte. Poco prima era entrata la donna, ora ai domiciliari: è una lucchese di 20 anni, di cui non è stato reso ancora noto il nome per ovvie esigenza investigative.
E’ stata lei la prima ad essere individuata e i contatti avuti con la banda hanno consentito agli investigatori di rintracciare gli altri due malviventi. Secondo l’accusa, è implicata come gli altri nella rapina ed ha svolto il ruolo del “palo”. E’ entrata nell’oreficeria prima che si scatenasse l’inferno. “Mi ha chiesto di valutarle un anello – racconta il gioielliere rapinato – ma io le ho detto che non l’avrei comprato”. Poi è uscita ma ha spalancato la porta negli stessi istanti in cui sono entrati i tre rapinatori travisati da passamontagna, riusciti a fuggire con un bottino di almeno 60mila euro.
La loro fuga, lungo la Sarzanese, verso Maggiano è durata poco. Nella notte hanno fatto rientro alle loro case e qui li hanno trovati i carabinieri. Ieri pomeriggio alle 17 il fermo era già stato firmato e per Satori e Tarantino si sono aperte le porte del carcere.
Le indagini, tuttavia, non sono affatto concluse. I carabinieri sono ancora al lavoro per dare un nome e un volto al quarto componente della gang. L’inchiesta segue una pista ben precisa e il malvivente potrebbe avere le ore contate. Si indaga anche per cercare di recuperare la refurtiva, che potrebbe essere stata nascosta in qualche covo sicuro prima di essere rivenduta sul mercato “nero”. Ma gli inquirenti sospettano anche che i tre fermati possano aver compiuto altre rapine violente in Lucchesia. A cominciare da quelle ai distributori di benzina tra Lammari e San Colombano e dalla rapina violenta al bar alimentari Renato di Segromigno in Piano, in cui un rapinatore solitario aveva picchiato la titolare e il suo compagno che stavano per chiudere l’attività.

 

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