Manzione a Fdv: migranti, le parrocchie facciano di più foto

La città come comunità accogliente: questo il tema dell’incontro svoltosi questa mattina (16 aprile) a Palazzo Ducale, in occasione del festival del volontariato e che ha visto l’intervento del sottosegretario al Ministero della Giustizia, Gennaro Migliore, del sottosegretario al Ministero dell’Interno, Domenico Manzione, del direttore della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, del presidente di Libertas, Luigi Musacchia, del vicesindaco di Prato, Simone Faggi e del presidente del comitato area metropolitana Roma capitale della Cri, Flavio Ronzi.

“In questo particolare momento – ha osservato Giancarlo Perego – siamo chiamati a riflettere sulla capacità delle nostre città di rispondere alle esigenze di protezione internazionale delle persone. I migranti in arrivo stanno cambiando il mondo del lavoro, il luogo della nostra vita familiare, della scuola, la vita religiosa dei nostri territori. Oggi siamo di fronte ad una città con diversi volti e diverse storie, che va ripensata non solo sul piano sociale e culturale, ma anche su quello urbanistico. Ci troviamo di fronte ad una sfida nuova, la migrazione forzata, che comporta l’esodo di milioni di persone in fuga da 33 guerre in atto nel mondo (8 milioni), 200 disastri ambientali (22 milioni), persecuzioni politiche e religiose (59 Paesi nel mondo in cui non c’è libertà su questo fronte), nuova schiavitù. Dobbiamo ridisegnare le nostre città facendo spazio a chi può dare un valore aggiunto anche sul piano demografico al nostro Paese, siamo chiamati a fare un investimento sulle persone. L’attenzione alla protezione internazionale è fondamentale per la qualità della nostra democrazia”. L’incontro è stato un’occasione di dialogo fra rappresentanti governativi e società civile su una tematica che si presenta oggi come la principale emergenza con cui devono confrontarsi istituzioni e cittadini. Ad emergere nel dibattito è in primo luogo la dimensione della gestione a livello europeo e nazionale dell’impennata dei flussi migratori e la necessità di razionalizzare le procedure di domanda e accesso alla protezione internazionale, in un’ottica garantista dei diritti della persona. “Serve un approccio globale di governance europea per affrontare la questione dei migranti forzati – ha dichiarato Gennaro Migliore, sottosegretario al Ministero della Giustizia – è importante che le strategie dell’accoglienza siano garantite, altrimenti i flussi genereranno il collasso del sistema. A tal proposito dobbiamo iniziare ad immaginare i flussi non solo come un elemento fondante della dinamica della convivenza, ma anche come elemento distintivo dell’identità del nostro essere civili. Se non esistesse quel tessuto connettivo costituito dalle reti di solidarietà che si trovano sul territorio e positivamente lavorano sul tema dell’accoglienza contrastando anche pratiche illegali, l’organizzazione statuale non sarebbe pronta ad affrontare questa problematica. Su questo versante la concretezza coincide con la giustizia sociale: se non abbiamo la collaborazione adeguata da parte degli enti territoriali siamo in difficoltà. Il comportamento più pericoloso è il rifiuto: la costruzione di un sistema di accoglienza adeguato è un dovere etico ma anche civile. A livello ministeriale, in collaborazione con il ministero degli interni, ci stiamo adoperando per la velocizzazione e la certezza delle procedure relative al sistema di riconoscimento della protezione. Ritengo inoltre importante collaborare alla creazione di strumenti di accesso legale nel nostro Paese per le persone che alla fine dell’iter non risultino destinatarie del provvedimento di protezione, in modo da non renderli invisibili”. A fare luce sui piani di gestione a livello nazionale è stato il sottosegretario dell’interno, Domenico Manzione, che rispondendo alle domande dei colleghi ha cercato di tracciare il quadro della situazione attuale in termini sia numerici che di prospettive. “I dati molto spesso vengono ingigantiti o ridimensionati in base al fine – ha asserito il sottosegretario agli Interni, Domenico Manzione – nessuno può dire cosa accadrà in seguito all’accordo con la Turchia o come evolverà la situazione in Libia: Frontex ad esempio parla di un flusso in entrata fra 500mila e un milione di migranti, ma dubito che abbia intervistato singolarmente tutte queste persone riscontrando in ciascuna la volontà di attraversare il canale di Sicilia. Di fronte alla lievitazione dei numeri – ha detto – è comunque normale porsi dei problemi relativi allo stato sociale: se il sistema di accoglienza è calibrato su un certo numero di presenze, ha bisogno di certe risorse, che dovranno incrementare proporzionalmente alla crescita delle persone. Se ad esempio la marina militare intraprende missioni di salvataggio in mare, non è possibile imporre poi l’obbligo di fermarsi quando abbia esaurito le risorse prefissate. La territorialità – ha evidenziato – ha iniziato a dare un contributo in crescita: adesso è necessario che le parrocchie rispondano di più all’appello lanciato da Papa Francesco (solo 450 su 20.000 sono già attive sul versante dell’accoglienza). La stessa cosa è successa ai comuni: adesso che l’intero costo dell’accoglienza è a carico del Ministero degli interni (solo lo 0,5% spetta al comune) sono saliti ad 800. La volontarietà è la base più che dell’accoglienza, dell’integrazione. L’inclusione migliore la fa chi è ben predisposto e non chi vuole rifiutare. Riapriremo il bando Sprar e proveremo ad elaborare un meccanismo di gara ad accredito, ma aperto, senza limiti temporali, per cui la territorialità sceglierà la tempistica più opportuna. L’intenzione è quella si spingere per realizzare una ramificazione il più estesa possibile del sistema Sprar. L’integrazione diventa uno dei momenti topici di un Paese, la Germania l’ha capito e farà una legge quadro, complice una realtà economica più vivace della nostra, ma noi approveremo d’intesa con Anci, Regioni e Province un Piano Nazionale di integrazione”.

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