‘Io sono grande e tu sei piccola’: successo ad Arté

14 aprile 2017 | 12:31
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‘Io sono grande e tu sei piccola’: successo ad Arté

Grande successo per la commedia “Io sono grande e tu sei piccola”, andata in scena lo scorso 29 marzo a Capannori, dentro Artè. Scritta e rappresentata dai giovani ragazzi che fanno parte della compagnia “Teatranti psicodementi”, la rappresentazione ha incontrato il convinto riscontro del pubblico. La vicenda ruota attorno ad una bambina e alla sua famiglia. Il padre è un trafficante di auto, la madre una casalinga dedita al bingo e alla cura maniacale del proprio corpo, il fratello è un teledipendente. Insomma per la piccola Matilda la famiglia costituisce un profondo punto di dolore e incomprensione. La bambina ha delle grandi capacità, capacità che arrivano addirittura ad assumere le caratteristiche proprie del soprannaturale. Ha imparato da sola a leggere e a fare calcoli molto difficili, ma nessuno si accorge di quanto lei sia molto avanti per la sua età (sei anni). È lei, in modo surreale, a chiedere di essere iscritta a scuola. Quello che colpisce di questa bambina-protagonista della storia è il suo amore per i libri, un amore tale da portarla almeno una volta alla settimana nella biblioteca del paese dove trova una dolce e sensibile bibliotecaria, alla quale racconta una storia che si interrompe sempre sul più bello. Il padre di Matilda, concentrato sul guadagno e gli affari, aspetta e tergiversa: non vuole iscriverla a scuola perché crede che lei non abbia ancora l’età adatta. La scuola inoltre viene vista come un luogo stupido e ridicolo, un ambiente all’interno del quale si imparano cose stupide e prive di attinenza con la realtà. La scuola è soprattutto lontana dallo scopo principale della vita secondo il padre: il guadagno. Un bel giorno finalmente la bambina viene iscritta a scuola. È una scuola dalle due facce: da una parte una maestra sensibile e dolce che, per la protagonista, diventerà una vera e propria madre, dall’altra una direttrice terribile che non può non richiamare alla memoria personaggi celebri del cinema, come per esempio il sergente addetto all’addestramento nel capolavoro di Stanley Kubrick Full Metal Jacket. La direttrice è una figura terribile: è il simbolo dell’educazione violenta, di una educazione che instilla negli alunni il senso di colpa e di inferiorità. Sarà proprio la nuova alunna a scardinare l’ordine e la disciplina attraverso comportamenti originali e creativi. Sarà proprio lei inoltre a comprendere il colpevole di un misterioso delitto accaduto molti anni prima. A seguito di tale intuizione della bambina, la direttrice verrà scoperta e arrestata; la nipote, la dolce maestra, potrà infine prenderne il posto. La bambina lascerà la famiglia e potrà finalmente godersi una vera madre, la dolce e sensibile maestra ora divenuta direttrice.

La vicenda è carica di humor e scene divertenti. Alterna momenti surreali e comici a momenti lirici densi di pathos, in un crescendo di tensione emotiva e narrativa. In sostanza sono presenti due storie: la prima e più evidente è quella di Matilda che incontra la scuola; l’altra e la storia di un omicidio che vede l’assassino nelle vesti della direttrice mentre colui che viene ucciso è il padre della maestra. Si scopre quindi che le due storie sono intrecciate solo nel momento del finale che costituisce un vero e proprio atto di scioglimento di un nodo potente, nodo con il quale la direttrice-zia toglieva il fiato alla nipote-maestra. vicenda del mago e della moglie che deve mettere alla luce una bambina risulta una sorta di storia nella storia: è narrata con delle immagini artistiche ad effetto proiettate su uno schermo in modo tale che riescono a suscitare nello spettatore un ulteriore coinvolgimento. Sarà proprio questa la vicenda che Matilda racconta pezzo per pezzo alla bibliotecaria e che, come fosse una sorta di sogno – premonizione, riesce a guidare lo spettatore nella comprensione dell’intreccio.

Tanti e importanti i temi trattati: dall’incomunicabilità familiare all’educazione del sistema scolastico (sorvegliare e punire o comprendere e liberare?); la società malata e ossessiva, tutta protesa tra ansia del guadagno e ossessivo culto del corpo; il senso di distruzione che dilaga a causa della televisione si percepisce nella figura del fratello di Matilda che trascorre i pomeriggi lobotomizzato di fronte allo schermo: le immagini distruggono l’immaginazione conducendo l’uomo verso una sorta di afasia sempre più totale, primitiva.
Matilda, la bambina dotata di una sensibilità fuori dal tempo, pone in discussione tutto questo e forse molto di più. “Sicuramente un notevole salto di qualità rispetto alla commedia rappresentata un anno prima – si legge – dal titolo “C’era una volta per l’ultima volta”. Certo anche quella divertente e originale, ma qui siamo di fronte a qualcosa di qualitativamente superiore. Forse, per citare Pirandello, vi è stato il passaggio dal comico all’umoristico, da un avvertimento del contrario ad un sentimento del contrario. Complimenti davvero ai ragazzi del Majorana, sia attuali che recentemente diplomati. Fiduciosi nei prossimi passi, attendiamo con ansia la prossima produzione di questa compagnia teatrale”.
I ruoli interpretati sono stati quelli di Matilda Dalverme (Francesca Belluomini), Agata Trinciabue (Andrea Mattei), Elisabetta Dolcemiele (Sara Frugoli), Enrico Dalverme (Marco Baldaccini), Zinnia Dalverme (Alessia Capaccioli), Mrs. Felpa (Madalina Golea),
Michele Dalverme (Filippo Paiano), Compagni di classe di Matilda e Narratori (Lavanda, Bruno e Federico), (Chiara Di Stefano, Filippo Paiano e Lorenzo Andreozzi).