Non vedente ma niente casa popolare: “Il Comune mi aiuti”

In difficoltà economiche ma senza alloggio popolare. E’ questo l’appello di Andrea Piccolo, non vedente, residente ad Altopascio.
“Mi chiamo Andrea Piccolo – racconta – ho trentacinque anni, abito ad Altopascio, e mi trovo costretto a denunciare pubblicamente la mia situazione: sono un non vedente da diversi anni, oltre ad avere altri problemi di salute che mi comportano ulteriori spese di cura in visite specialistiche, farmaci e dispositivi medici. Devo poi pagare l’affitto di cinquecento euro al mese, tutte le bollette delle varie utenze, mangiare e, insomma, sopravvivere. Sommando la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento percepisco mille e cento euro che quasi sempre, nonostante i miei sforzi e l’aiuto di amici e parenti, non mi sono sufficienti ad arrivare a fine mese. Ho un Isee (indicatore situazione economica equivalente) pari a zero”.
“Recentemente – prosegue Piccolo – l’amministrazione comunale ha annunciato di aver consegnato cinque alloggi popolari a cinque famiglie che si trovavano ai primi posti nella graduatoria… lasciando così intendere che fossero oggettivamente anche le più bisognose. Le cose però stanno in un modo un po’ diverso. Io che mi trovavo al quarto posto della graduatoria non ho avuto la casa popolare che aspetto da anni. Questo perché, in applicazione dei criteri stabiliti dalla legge regionale, all’atto dell’assegnazione si scorre la graduatoria fino ad arrivare al nucleo familiare con un numero di componenti in linea con i vani dell’alloggio popolare da assegnare. Se ad esempio, come è successo ad una famiglia tunisina, la casa da assegnare ha i vani sufficienti per quattro persone può essere assegnata anche al nucleo familiare di quattro persone che si trova al dodicesimo posto della graduatoria. Sicuramente mi si risponderà che è stata applicata la legge (anche se in situazioni di grave handicap, come nel mio caso, potrebbero essere previste delle deroghe) ma il dato di fatto è che io italiano disabile ed al quarto posto in graduatoria sono senza casa popolare, mentre viene assegnata ad una famiglia di extracomunitari che è collocata al dodicesimo posto della graduatoria, con un punteggio assai più basso del mio”.
“A questo punto – prosegue ancora – considerando che non potrò mai avere una casa popolare che mi alleggerisca del peso dell’affitto, chiedo pubblicamente al Comune che mi dia in qualche modo una mano per andare avanti, che mi aiuti nel pagamento dell’affitto o mi fornisca qualche buono spesa. Dopo aver avuto dei colloqui con le assistenti sociali, con la sindaca, con l’assessore al sociale, mi sono state date solo risposte evasive e, addirittura, mi è stato detto che non mi sarebbe più stato garantito nemmeno il servizio di trasporto per effettuare le viste mediche. Servizio che in passato ho sempre ricevuto. Non posso più continuare a sentirmi umiliato con risposte di questo tipo. La mia è la situazione reale e concreta di un disabile. Molto in contrasto con la generica ed astratta attenzione a questa categoria che tante volte viene proclamata. Chiedo alla sindaca, come prima cittadina che deve occuparsi anche degli ultimi, di farsi un esame di coscienza e provare a darsi una risposta a questa domanda: cosa farebbe lei al mio posto?”.
Pronta la risposta sul tema dell’amministrazione comunale: “Avevamo disponibilità – rispondono sindaco D’Ambrosio e assessora al sociale Sorini – di cinque appartamenti grandi, li abbiamo ristrutturati e sistemati grazie a Erp in tempi record e con altrettanta rapidità li abbiamo assegnati a famiglie in graduatoria da anni, quattro italiane e una straniera. E abbiamo fatto quello che la legge dice di fare: le regole sono queste, un appartamento da 100 metri quadri non può essere dato a una persona singola, regole giuste, che chiedono requisiti stringenti e che rispondono a un principio di equità che non possiamo e non vogliamo ignorare”.
“Detto questo, qualcuno potrebbe chiedere – prosegue la nota del Comune – ma allora per tutti gli altri in graduatoria il Comune che fa? Bene, tra gli altri in graduatoria che attendono un alloggio popolare c’è anche il signor Andrea Piccolo, che conosciamo molto bene visto che almeno una volta a settimana, da solo o insieme con il fratello, viene a ricevimento. Ecco, per lui, per la sua situazione, per le sue difficoltà, abbiamo trovato decine di opportunità e di soluzioni: riceve tutti i contributi comunali previsti, riceve il contributo per l’affitto, ha diverse agevolazioni tariffarie per le utenze e i servizi, gli è stato riconosciuto il trasporto sociale per disabili, lo abbiamo inserito nel progetto Onda, che favorisce l’inserimento lavorativo per le persone disoccupate, lo seguiamo costantemente con i servizi sociali e non ci siamo mai tirati indietro, anzi, al contrario, cerchiamo sempre di risolvere i vari problemi, di sostenerlo nelle sue difficoltà, nonostante che il signor Piccolo abbia mostrato più volte atteggiamenti sgarbati e sconvenienti con l’assistente sociale e nonostante che sempre il suddetto signore chieda continuamente interventi pubblici (come il trasporto sociale) per finalità personali. A lui nessuno ha tolto niente: è in una graduatoria come tante altre persone, non appena avremo altri immobili liberi e disponibili procederemo con le nuove assegnazioni, perché è nostro primario interesse intervenire a favore di chi ha più bisogno. E questo vale per il signor Piccolo e per tutti gli altri che hanno necessità”.
“Lo ripetiamo – conclude il Comune – le difficoltà si risolvono insieme. Non serve a niente trovare nemici ovunque e crea solo danni surriscaldare gli animi per incentivare un’insensata e pericolosa caccia alle streghe”