Azzad, in fuga dalla guerra ora fa il calciatore

31 ottobre 2017 | 16:44
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Azzad, in fuga dalla guerra ora fa il calciatore

Look da calciatore e un sorriso spavaldo che cerca di celare, almeno per un istante, anche i ricordi più dolorosi. La storia di Azzad è una storia come tante altre: è partito dalla Somalia poco più di anno fa, a soli vent’anni, lasciando in quel corno d’Africa i genitori e le sorelle che, seppur con fatica, vivono ancora in una piccola casa della capitale. Una famiglia, quella di Azzad, ancora segnata dalla perdita del figlio più grande, morto qualche anno fa sotto una bomba. Sì perché nonostante certe voci dicano che la guerra sia solo una scusa, che siano solo grandi bufale, purtroppo non è così: Mogadiscio nelle ultime ore ha contato altre 25 vittime, freddate dagli uomini di al-Shabaad che ormai da tempo non fa che seminare morte e terrore. E quel terrore Azzad non lo voleva provare più: è dura svegliarsi la mattina e affrontare la giornata con la paura di scoppiare per aria, è dura vivere senza avere la possibilità di crearsi un futuro. Allora l’uomo di casa ha fatto le valigie ed è partito per la Libia insieme ad alcuni amici di infanzia, quando tutto era più bello e aveva ancora un fratello con cui giocare a pallone davanti casa.

In Libia ci ha passato diversi mesi prima di imbarcarsi per l’Italia, mesi in cui si è ammalato ed ha perso completamente la cognizione del tempo. Ma ci sono date che non possono essere dimenticate nemmeno quando si sta male: “Sono arrivato il 30 giugno 2016 – racconta – non vedevo l’ora di arrivare e di lasciarmi alle spalle la guerra del mio paese. Siamo arrivati ad Augusta, in Sicilia, poi alcuni signori mi hanno portato con una grande macchina fino a Lucca, alla Croce Rossa. Lì ci ho passato due mesi. Mi hanno curato, mi hanno aiutato tanto, e io non posso che essere grato a tutti gli italiani che sono stati buoni con me. Ho conosciuto solo persone belle. E’ bello provare tranquillità”.
Adesso Azzad vive a Capannori, a pochi metri dalla Misericordia, dove da qualche settimana ha cominciato il servizio civile, passando i mesi estivi a studiare per prendere l’attestato di soccorritore. Un diversivo prima di provare a fare quello che sogna da una vita: un tipo così vanitoso non poteva che amare moto e macchine di lusso, che vorrebbe sistemare e tirare a lucido come non ha mai potuto fare in Somalia, dove, con suo grande dispiacere, non ha potuto nemmeno prendere la patente. “Grazie ai ragazzi della Cooperativa Odissea cercherò di prendere anche quella – dice Azzad – per adesso però sto mettendo tutto me stesso nella scuola e nel calcio”. Grazie alla Cooperativa, infatti, Azzad è diventato il centrocampista della squadra della Pieve San Paolo, purtroppo reduce di molte sconfitte che però non lo hanno fatto certo perdere d’animo. E piano piano, anche grazie agli amici che ha ritrovato a San Vito e con cui spesso va in giro in centro o a Porcari, per le ore di preghiera, tra un allenamento e una partita della Juve si sta riprendendo la sua vita. Anche se quando legge i giornali vorrebbe tanto chiamare casa e sentire se stanno tutti bene ma non può perché là non possono permettersi una telefonata così lunga. La tranquillità forse è ancora un po’ lontana.