Franceschi (Sinistra con Capannori): “Anche le realtà locali devono contribuire contro le morti sul lavoro”

25 luglio 2018 | 08:20
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Franceschi (Sinistra con Capannori): “Anche le realtà locali devono contribuire contro le morti sul lavoro”

Morti bianche, interviene Maurizio Franceschi di Sinistra per Capannori: “La lunga scia di incidenti mortali avvenuti sui luoghi di lavoro nelle ultime settimane nel nostro paese ha tragicamente riportato all’attenzione pubblica il tema della sicurezza sul lavoro. Fino a qualche mese fa, sulla scorta dei dati Inail ufficiali, in molti si sono affrettati a sostenere che gli infortuni mortali sul lavoro erano finalmente in calo, dopo una decina d’anni di impegno della politica, delle istituzioni di riferimento – Inail e Asl in primis- e di molte aziende. Sulla questione del calo delle morti sul lavoro registrato dalle rilevazioni Inail nel corso degli ultimi anni merita tuttavia fare una considerazione. I dati in possesso dell’Istituto sono relativi, come è ovvio, alla sola popolazione degli assicurati Inail. Sono esclusi quindi, ad esempio, gli agenti di commercio, i giornalisti, il personale di volo, i vigili del fuoco, il personale delle forze di polizia e delle forze armate. Nel quadro dei dati non compaiono inoltre, per altrettanti ovvi motivi, neppure gli infortuni mortali degli agricoltori pensionati, gli infortuni mortali dei lavoratori che si spostano per raggiungere il posto di lavoro al di fuori della ferrea categoria di “infortunio in itinere” utilizzata dall’Inail e infine le morti sul lavoro dei lavoratori in nero”.

“Secondo l’osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro di Bazzoni e Soricelli, ormai punto di riferimento per tutti coloro che vogliono far più luce su questo tema, la struttura dei dati dell’Inail sottostima di fatto le morti bianche del 20-25 per cento ogni anno, registrando un trend in calo quando invece le cifre sono più complesse. Al di là delle dispute di rilevazione, è opinione di molti che il calo ravvisato nelle statistiche ufficiali dell’Inail degli ultimi anni non è tanto dovuto alla buona politica e alle buone pratiche messe in atto negli anni dalle istituzioni pubbliche, dalle imprese e dai lavoratori e neppure alla cosiddetta immissione di tecnologia volta ad ammodernare e a rendere più sicuri gli impianti, ma piuttosto alla diminuzione dell’occupazione e alla riorganizzazione industriale che ha caratterizzato la recente Grande recessione, innescata dallo scoppio della bolla immobiliare negli Stati uniti nel 2007 e acuitasi tra il 2008 e il 2013. Gli eventi tragici dal gennaio al maggio 2018, al di là delle sottostime, hanno riallineato i trend. L’osservatorio indipendente di Bologna contra oltre 400 morti dall’inizio dell’anno ad oggi ed anche l’Inail tra il gennaio e il maggio 2018, registrata un aumento delle denunce con esito mortale che passano da 375 casi per lo stesso periodo del 2017, agli attuali 389 casi (in Toscana si registra invece ancora un calo di eventi luttuosi con 25 denunce con esito mortale tra il gennaio e il maggio 2017, e 21 denunce con esito mortale nello stesso periodo nel 2018)”.
“I dati che attestano un nuovo aumento delle morti sul lavoro – prosegue ancora – sembrano avvalorare la tesi per cui, ai primi cenni -per quanto deboli- di ripresa produttiva, nell’industria italiana, che ha investito di meno rispetto ai competitor e ha rinnovato gli impianti in modo marginale e insufficiente, si genera uno stress produttivo che si scarica sui lavoratori in termini di incidenti. Ad oggi l’impianto legislativo, consolidatosi dal 1994 in avanti con l’approvazione del decreto legislativo n. 626/1994 e della legge delega del n.123/2007, cui è seguito il decreto attuativo 81/2008 (noto come Testo unico sulla sicurezza sul lavoro), è migliorato enormemente rispetto ai decenni precedenti. I numeri però restano impressionanti e la lista dei morti sul lavoro si aggiorna tragicamente ogni giorno”.
“Questo ci porta a sostenere – è il commento – che quanto è stato fatto non è assolutamente abbastanza. Non è più accettabile che ancora oggi si possa morire per lavorare. Serve rinnovato slancio politico e risorse umane ed economiche per migliorare e rendere più efficace il quadro normativo, soprattutto per ciò che riguarda il subappalto; rafforzare in modo determinante il coordinamento dei soggetti pubblici e privati in relazione agli interventi preventivi, ispettivi e sanzionatori previsti dalla legge; superare definitivamente la frammentazione dei ruoli e delle competenze tra Regioni, Asl, ministero del lavoro, ministero della sanità, Inail e altri enti; approntare una gamma idonea di strumenti per le imprese volti a incentivare gli investimenti in nuove e più sicure tecnologie e in sicurezza; avviare una imponente campagna di informazione formazione permanente non solo per i datori di lavoro e per le imprese, onde modificare in maniera duratura i comportamenti e i modelli organizzativi, al di là di un approccio puramente formalistico e burocratico, ma anche per i bambini e gli studenti che sono oggi i lavoratori di domani; sostenere e rilanciare il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza sia a livello aziendale che territoriale per le piccole imprese; porre un freno decisivo alla insopportabile ed eccessiva precarietà e flessibilità del lavoro che sfocia inevitabilmente in pretese, prassi e comportamenti pericolosi e inaccettabili”.
“Il ruolo delle amministrazioni locali – conclude la nota – può essere determinante in questo quadro. Queste possono svolgere un importante ruolo di stimolo e proposta verso tutti i soggetti istituzionali coinvolti e soprattutto prendere iniziative tra i lavoratori, le imprese, i bambini, gli studenti e la cittadinanza tutta per ciò che riguarda la sensibilizzazione, l’informazione, la formazione, l’approfondimento sui temi della sicurezza nei luoghi di lavoro, inserendosi con decisione nei progetti già avviati dalla Regione Toscana e moltiplicando in autonomia le iniziative sul territorio. Anche Capannori deve fare la sua parte. Tenacemente”.