Gita negata all’allievo indisciplinato: “Le proteste dimostrano la frattura fra genitori e scuola”

Sulla vicenda filtra dagli ambienti della scuola media della Piana finita nel mirino di una madre una riflessione sul tema dell'educazione

Una “insensata protesta” che dimostra “la frattura del patto educativo tra genitori e scuola”. E’ questo il senso di una riflessione sul tema dell’educazione e del rapporto alunni-famiglie-scuola che filtra da ambienti dell’istituto scolastico della Piana, finito nel mirino di una madre per l’esclusione del figlio da una gita scolastica.

Esclusi dalla gita scolastica per “comportamenti poco responsabili”, i genitori: “Un’ingiustizia” – Luccaindiretta

“Leggendo l’articolo comparso nei giorni scorsi relativamente all’esclusione di un alunno da una gita scolastica – si legge nel commento -, la mente corre ai numerosi allarmi lanciati dagli psicologi, attenti alle criticità di crescita nei giovani. Come sottolineato da Paolo Crepet, siamo di fronte ad una frattura del patto educativo tra scuola e genitori. A tal proposito, anche lo psicoanalista Massimo Recalcati è recentemente intervenuto: ‘Con l’esistenza del patto educativo, i genitori si schieravano dalla parte degli insegnanti, condividendo lo stesso obiettivo, l’educazione e la formazione dei figli. Oggi questa alleanza si è fratturata, i genitori sono alleati con i figli e l’isolamento degli insegnanti comporta che qualunque loro azione educativa rivolta agli allievi viene vissuta dalla famiglia come un abuso di potere, come un’ingerenza, come un esercizio autoritario del potere. Nel nostro tempo i genitori tendono a fare i sindacalisti dei figli, in un certo senso’”.

“All’articolo in commento – si prosegue – va il merito di confermare le teorie degli intellettuali citati e per tale motivo vanno ringraziate le testate che l’hanno pubblicato. Riassumiamo i fatti. I docenti di una scuola secondaria di primo grado danno la propria disponibilità ad accompagnare gli alunni per una visita di istruzione di tre giorni sulla neve. È un gesto di coraggio e amore, considerata anche l’età degli alunni 12 – 13 anni; infatti a fronte di notevoli responsabilità si ha un compenso limitato a notti insonni e apprensione continua. Non sono previste diarie, ma neanche alcun obbligo ad accettare l’incarico. Per la buona riuscita dell’iniziativa e soprattutto per la sicurezza dei minori è fondamentale che il docente accompagnatore possa vigilare con la dovuta serenità e contare sulla piena collaborazione degli alunni. In altri termini, considerati i potenziali rischi legati alle escursioni e ai pernottamenti, il docente deve potersi fidare del comportamento responsabile dei propri ragazzi”.

“Maurizio (nome di fantasia) nel corso degli anni – prosegue il commento – non ha ancora consolidato un comportamento adeguato, è sfrontato nei confronti dei propri insegnanti, sbeffeggia i compagni, talvolta non rientra puntuale in classe, esce dai locali senza permesso, e si mette in evidenza per altre ‘leggerezze’ e ‘futilità’ come falsificare il voto della propria verifica scritta. È normale che in una classe possano essere presenti alunni che, indipendentemente dal profitto, non abbiano ancora sviluppato un comportamento equilibrato e un modo di approcciarsi agli altri cordiale e corretto. Una buona sinergia tra genitori e scuola aiuterebbe Maurizio a crescere. Non si tratta certo di comportamenti particolarmente gravi, ma il solo pensare che Maurizio stia tre giorni e due notti con altri 60 ragazzi da vigilare costantemente farebbe rabbrividire il povero accompagnatore. Piuttosto che rinunciare in toto all’esperienza, il Consiglio di classe, con sofferenza e lunga riflessione, preferisce prudentemente escludere l’alunno eccessivamente vivace, preoccupato in primis di garantire la sicurezza dell’iniziativa e di tutti i partecipanti. La decisione non è frutto soltanto di una mera riflessione di circostanza, ma di un criterio ben presente nel patto di corresponsabilità: ‘La partecipazione alle uscite didattiche e alle visite di istruzione è subordinata al comportamento della classe e dei singoli alunni. Il comportamento viene valutato in sede di Consiglio di Classe’ e richiamato puntualmente nella scheda di autorizzazione all’evento firmata dai genitori. Considerata la refrattarietà di Maurizio ai rimproveri, la decisione potrebbe essere un’occasione strategica per spingerlo ad interrogarsi: perché questa cattiva opinione di me? Perché sono tutti concordi ad escludermi? Dove e quando esagero? È normale che i ragazzi sbaglino, ma quando il minore riflette sull’errore e lo comprende, allora ha compiuto un importante passo avanti nel percorso verso una cittadinanza consapevole”.

“E i genitori? La maggior parte – prosegue il commento – aiuterebbe il figlio a riflettere, ma non in questo caso; questo è un caso di lesa maestà, di ferita nell’orgoglio, di offesa da rendere: il minore è certamente vittima di un sopruso da parte di una autorità non riconosciuta. E ciò malgrado siano informati del discutibile comportamento del figlio e della regola di buon senso ben riportata nel patto di corresponsabilità e richiamata anche sulla scheda informativa. Consapevole della legittimità della decisione e in linea con le mode contemporanee non rimane ai genitori offesi che ricorrere alla gogna mediatica. Basta assemblare un po’ di domande retoriche condite con sarcasmo ed errori e pubblicare sui social, inviare alle testate giornalistiche, scrivere al preside, al provveditore, al sindaco, al Parroco, alla presidente della Commissione Europea. E il patto di corresponsabilità scuola – famiglia?”.

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