L’orgoglio lgbt: “I nostri fumetti parlano di tutti”

Amore, libertà, ma anche paura, solitudine, omofobia. Oltre ai grandi talenti del mondo dei fumetti e dell’intrattenimento, in una città invasa da appassionati e costumi colorati, il Lucca Comics and Games ignora le critiche e regala ancora una volta i suoi spazi alla tematica Lgbt e a coloro che la rendono emozionante e vicina a chiunque con il proprio inchiostro. Oggi (1 novembre) nell’auditorium della biblioteca Agorà si è svolto l’incontro Diventare se stessi moderato da Susanna Scrivo, autrice di Nuvole e arcobaleni – Il fumetto Glbt. Tra i grandi ospiti Lou Lubie e Manon Desveaux (autrici de La ragazza nello schermo), Samuel Spano, Rén (che tra poco uscirà in libreria con il suo Non sono questi i problemi), Giulia Argnani e Iole, in arte Fumettibrutti.
“Trovo bellissimo che una manifestazione così grande e conosciuta dia spazio anche a questa tematica – ha commentato Susanna Scrivo – Eppure mi rattrista che nel 2019 ci sia ancora bisogno di doverne parlare”. Innanzitutto per ‘fumetti Lgbt’ si intende, come ha spiegato la moderatrice, “qualsiasi storia che tratta della sessualità dei personaggi appartenenti al mondo trans gender e/o omosessuale o che rimanda in quale modo al mondo Lgbt”. Un insieme di combinazioni, insomma, che descrivono cosa vuol dire appunto “diventare se stessi”.
La prima a prendere parola è la celebre transgender Fumettibrutti, che ha ricevuto il premio Gran Guinigi come migliore esordiente: “Non amo quando mi dicono di raccontare quando sono ‘rinata’. Non sento di essere rinata semplicemente perché non mi sono mai sentita morta. Sono cresciuta, non sono rinata, quindi la parola più giusta credo sia ‘ripartita’. Io – racconta FumettiBrutti – ho cominciato a fare fumetti nel 2017 e quando pensavo a chi rivolgere le mie pagine pensavo esclusivamente a me: cosa avrei voluto leggere, io, in quel libro? Quale storia avrei voluto comprare e portare a casa? Ho sempre trovato molta difficoltà in questo, mi sono ritrovata sempre in pochi libri. Eppure non mi sento poi così diversa da tutte le altre donne: loro fin da piccole hanno sofferto per il ciclo, gli assorbenti, la pillola anticoncezionale. Io ho sofferto per altro, è vero, ma ho comunque provato dolore per diventare e sentirmi donna. Quando scrivo e disegno lo faccio per me”.
Le due autrici di La ragazza nello schermo hanno invece sottolineato quanto sia stato e sia importante internet per il mondo omosessuale: “Le due ragazze della nostra storia si sono conosciute su internet, in un forum. Prima di incontrarsi dal vivo hanno parlato molto tramite lo schermo. Gli incontri su internet sono magici proprio per questo, ti permettono di conoscere una persona anima a anima senza vedere e senza pensare alle apparenze sociali. Il succo dell’essenza senza alcuna superficialità, senza pregiudizi. Molti si fermano a quelli”.
Grandi applausi anche per Rèn, che prima di scrivere il suo libro ha pubblicato per anni le sue vignette su un blog. “La prima storia che ho raffigurato è stata la più bella: il mio coming out col mio papà. Da allora ho cominciato a fare vignette sulle relazioni amorose omosessuali, inizialmente molto autobiografiche e poi sempre più ‘in generale’. Inutile dire che i primi tempi mi leggevano solo le lesbiche, e per lo più le lesbiche della mia città, del mio quartiere. Poi finalmente ho cambiato molti Cap e oggi sono qui. Piaccio perché alla fine racconto le storie di tutte, che poi in realtà sono di tutti. Perché l’amore è lo stesso per qualsiasi sesso”.
L’importanze di internet ma anche l’arrivo dei cartoni giapponesi ha dato una bella spinta: “I miei disegni sono molto influenzati da questo mondo – ha spiegato Samuel Spano – All’inizio ho cominciato a disegnare storie che non mi annoiavano. Ho pensato solo al mio gusto. Poi ci ho messo la testa e ho lasciato da parte questo mio egoismo. Le persone protagoniste dei miei racconti sono omosessuali ma nemmeno te ne rendi conto perché ciò che ho voluto sottolineare sono le altre milioni caratteristiche che hanno. Ho portato l’attenzione su tutto il resto. Amo la drammaticità quindi le mie storie sono sempre cariche di dolore, di drammi. Ma io sono fatto così, le mie storie seguono il mio gusto, la mia sensibilità Non c’è nessuna vittima: la storia non è tragica perché parlo di gay. Non proteggo e non difendo nessuno. Quando si vuol vendere un prodotto – continua Samuel – bisogna sempre chiederci chi vogliamo che lo compri. E se la risposta è uomo bianco eterosessuale abbiamo decisamente sbagliato qualcosa”. Interessante anche la biografia ‘emotiva’ su Janis Joplin scritta e illustrata da Giulia Argnani: “Sono molto empatica e quindi, per mia fortuna o sfortuna, sono riuscita senza troppi problemi ad immaginare quali sentimenti abbia potuto provare questa celebre rock star omosessuale scomparsa negli anni ’70. Una storia drammatica fatta di droga, nuove esperienze sessuali. D’altronde quelli erano gli anni degli hippie, degli eccessi, della voglia di evadere e di sperimentare sempre cose nuove. Mi sono documentata molto sull’epoca, ho cercato di far emergere la parte più fragile del carattere di Janis, conosciuta meglio come una donna che graffiava il palco. Non era la classica donna da marito o da ‘steccato bianco’, questa cosa la fece molto soffrire. Molto probabilmente mi sarebbe stata anche un po’ sulle balle perché ero tutto tranne che simpatica e dolce. Adesso però mi sembra di averla conosciuta davvero, le sono molto affezionata. Nella sua epoca c’erano molti tabù, tabù che ancora oggi non riescono a svanire: gli uomini della band una volta finito il concerto se la spassavano con le ragazze del pubblico, lei invece non poteva, se lo faceva veniva chiamata in modo volgare. Si è sempre sentita molto sola. Ho cercato di rivivere qualche suo flashback, una ragazzina lesbica del Texas negli anni ’50, per poi arrivare fino alla sua drammatica fine dopo una relazione con una donna che sapeva solo dire ‘passiamo semplicemente molto tempo insieme’”. Oltre alla biografia su Joplin l’autrice ha anche pubblicato un libro con un inaspettato ‘happy ending’. “Io solitamente sono una persona molto drammatica ma volevo che questo libro mi facesse stare bene e rilasciasse emozioni positive. Mi sono resa conto che il dramma non è sempre l’unica opzione che abbiamo nella vita. Di solito le storie tra omosessuali vanno sempre a finire male, il mondo non ci ha abituati a niente di diverso, stavolta invece c’è il lieto fine. Parlo a tutti gli innamorati, non importa di chi”.
Giulia Prete