Sequestrato per giorni in Brasile dall’amante dell’ex moglie

Rapito e poi seviziato da una banda di criminali: un incubo per un libero professionista 40enne di San Donato in Brasile, tradito dalla ex moglie e per giorni rimasto ostaggio dei suoi aguzzini e poi riuscito a fuggire e con l’aiuto di polizia e consolato rientrato in Italia. Una vicenda inquietante e che sarebbe potuta finire in tragedia se il sangue freddo, misto a paura, non avesse guidato le azioni di sua madre, anche lei di San Donato, che ha denunciato i rischi che correva il figlio in Brasile, braccato da un boss di una favela locale e poi addirittura sequestrato con tanto di riscatto richiesto alla famiglia in Italia per liberarlo. Invece a liberarsi il 40enne, che per sbarcare il lunario di era reinventato in Sudamerica cameriere e barista, ci ha pensato da solo. Per farlo tornare in Italia, invece, è bastata la sinergia attivata dalla Squadra Mobile di Lucca con il consolato italiano in Brasile, che ha permesso con un prestito d’urgenza, all’uomo di tornare nella sua casa lucchese, dove è ancora sotto choc, oltre che con evidenti segni delle botte subite in queste settimane d’inferno.
L’allarme è partito quando la mamma del professionista ha raccontato in Questura a Lucca la storia in cui era rimasto invischiato il figlio. Che, trasferitosi in Brasile si era prima innamorato di una donna e poi l’aveva sposata. Dopo un periodo in cui i due hanno tentato di vivere in Italia, il ritorno in Brasile per la “saudade” della donna. Il 40enne, lì, per mantenersi aveva poi deciso di lavorare come cameriere e barista. Ma dopo l’amore, il sospetto e poi la disperazione. L’uomo rompe la relazione perché si rende conto che la moglie frequenta un brutto giro. Poco dopo la donna inizia a frequentare un boss delle favelas locali. E lì iniziano i guai per l’uomo perché il capo di una banda della piccola criminalità locale viene a conoscenza del fatto che l’italiano riceve periodicamente un piccolo aiuto economico dalla madre da Lucca. Da lì la decisione di sequestrarlo e chiedere un riscatto alla madre. La ex moglie era la telefonista della banda, che più volte ha tentato di ottenere dalla ex suocera l’invio dei soldi per salvare, a suo dire, la vita del figlio. Che peraltro, sfortuna nella sfortuna, prima che la vicenda precipitasse si era rivolto alla polizia locale ma era incappato in un periodo di scioperi a oltranza. Dopo il rapimento anche le sevizie, per cercare di ottenere soldi dall’Italia. Ma il 40enne riuscito a liberarsi e a fuggire nascondendosi anche in una palude, dove aveva trascorso la notte, per poi rifugiarsi da un suo amico e riuscire infine a prendere l’aereo per l’Italia.
Nel frattempo a Lucca, nella stessa giornata della denuncia della madre dell’uomo la Squadra Mobile aveva allertato l’unità di crisi della Farnesina e il consolato d’Italia che ha iniziato a occuparsi della faccenda coinvolgendo anche la polizia locale. I contatti triangolati tra la mamma, la Squadra Mobile e il consolato sono stati frenetici, fino a quando (due giorni dopo la denuncia) la donna ha riferito di aver parlato con il figlio, che nel frattempo si era liberato. Quindi, anche se in condizioni precarie, ha preso il primo volo disponidbile grazie al prestito consolare (previsto per gli italiani che si trovano in temporanea difficoltà all’estero) garantito economicamente dalla madre.
Appena rientrato a Lucca, l’uomo si è precipitato alla Squadra Mobile per denunciare il calvario patito in Brasile, raccontando nel dettaglio cosa era successo. Le lesioni sono state poi certificate al Pronto soccorso con un referto allegato alla denuncia. La dettagliata denuncia, il referto medico e gli accertamenti complementari, fatti dalla Squadra Mobile anche attraverso l’Interpol, sono stati depositati con una corposa informativa alla Procura della Repubblica, trattandosi di reati anche gravi, commessi all’estero in danno di un cittadino italiano.