Furti in villa e riciclaggio di auto: presa la banda

15 novembre 2014 | 08:22
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Furti in villa e riciclaggio di auto: presa la banda

di Roberto Salotti
Avevano colpito nel febbraio scorso anche a Villa Torrigiani a Camigliano, storica dimora di nobili, ancora oggi abitata dal principe Colonna di Stigliano, al quale la banda aveva rubato oltre ad oro e gioielli trafugati dalla residenza, anche un’Audi A6, che stava per finire in un giro internazionale di riciclaggio, il cui ramo “lucchese” è stato stroncato dalla polizia con sette arresti e altre due denunce a piede libero, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata ai furti in villa e al riciclaggio di auto di lusso. Una indagine coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Giannino e eseguita dagli uomini della sezione reati contro il patrimonio della squadra mobile di Lucca, diretta da Virgilio Russo, che ha stretto il cerchio su un traffico di auto da Lucca a Roma, che come ultimo anello aveva l’esportazione e la rivendita delle vetture all’estero, in particolare nei paesi dell’Est.

L’inchiesta ha preso inizio subito dopo due furti e uno tentato, che risalgono al febbraio scorso. Il primo era stato messo a segno in una villetta di Capannori da dove, oltre a preziosi, erano scomparse due Golf, nuove di zecca. L’altro colpo era stato fatto a Villa Torrigiani, dove ad agire per la polizia era stata la stessa organizzazione che aveva fallito un furto, eseguito però con le stesse modalità degli altri, anche a Santa Maria a Colle.
Le indagini dei poliziotti si erano subito concentrate sulle auto, tanto che dopo appostamenti e pedinamenti dei sospettati, gli inquirenti avevano individuato il covo nel quale venivano nascoste le auto, che solo in seguito venivano condotte dai “corrieri” che le guidavano fino a Roma, da dove poi prendevano la strade per l’espatrio.
La prima svolta nelle indagini arriva il 19 febbraio scorso. Gli agenti che da giorni piantonano il covo di San Vito, si mettono a pedinare due malviventi, visti uscire a bordo delle due Golf provento del furto a Capannori. I due imboccano l’autostrada e guidano verso Roma, senza sapere che alle calcagna hanno gli agenti. Ad Arezzo, con la collaborazione della polizia stradale, scatta il blocco dell’autostrada. Uno dei due malviventi viene subito arrestato: si tratta di Xhelal Miha, albanese di 37 anni, residente a Montesacro, in provincia di Roma. L’altro invece riesce a fuggire, ma sarà rintracciato in seguito dalla polizia. Le due auto, invece, vengono entrambe recuperate.
Il giorno dopo, il 20 febbraio, la polizia rintraccia invece l’Audi A6. E’ stata nascosta dai malviventi a San Macario e viene restituita subito al legittimo proprietario. Le indagini non si fermano e raggiungono un’altra svolta il 5 aprile quando la squadra mobile, in collaborazione con i colleghi di Milano arresta Imer Hilaj, albanese di 40 anni, risultato tra l’altro destinatario di un’ordine di carcerazione emesso dalla procura di Orvieto dopo una condanna a 4 anni, 3 mesi e sei giorni di reclusione per reati contro il patrimonio. Già in carcere a Biella, a lui è stato contestato anche il reato di aver fornito false generalità nell’ambito di almeno 4 procedimenti a suo carico.
Ma la chiusura del cerchio sul giro di furti e traffico di auto è arrivata negli ultimi giorni, con l’arresto a Capannori di colui che è considerato dagli inquirenti la mente del gruppo. Si tratta di Aleksander Doda, 36 anni, originario dell’Albania ma residente a Capannori. Lui è stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre la moglie, l’unica italiana della gang, è stata denunciata a piede libero insieme ad un altro albanese 27enne residente a Roma. In manette è finito anche Dashuri Bici detto Ladi, albanese di 44 anni, residente nel quartiere Casilino di Roma: si trova ai domiciliari e per gli inquirenti sarebbe uno dei galoppini dell’organizzazione, che forniva i biglietti del treno per raggiungere Lucca e trasportare a Roma le auto, provento dei furti nelle case. Arrestato anche Antonio Demiraj, anche lui albanese, di 22 anni, residente a Vitinia, in provincia di Roma, che ha l’obbligo di presentazione giornaliera alla pg.
Al presunto capo della gang, già noto alle forze dell’ordine per traffico di stupefacenti, la polizia contesta anche il possesso ingiustificato di arma da taglio. Ieri, durante il blitz nella sua abitazione durante il quale sono scattate le manette, è stato trovato in possesso di un pugnale. Tra l’altro, insieme alla moglie e ad un parente, è indagato anche per falso perché accusato di aver organizzato un raggiro per ottenere la cittadinanza italiana. Secondo infatti quanto ricostruito dagli investigatori, Aleksander Doda all’epoca dei fatti che risalgono a qualche anno fa si trovava rinchiuso nel carcere di Prato quando in prefettura e al Comune di Capannori si presentano la moglie, in compagnia di un parente che si spaccia per Doda, in modo da ottenere la documentazione per avere la nazionalità italiana. Smascherato dalle indagini, dovrà rispondere anche di queste accuse.
Tutto invece aperto ancora il filone delle indagini romane sul riciclaggio delle auto. Gli uomini della squadra mobile di Roma, infatti, sono ancora al lavoro per ricostruire la fitta rete tessuta dalla ramificazione locale della gang.

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