Gambizzato dal clan Saetta, condannati in quattro

15 gennaio 2015 | 12:16
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Gambizzato dal clan Saetta, condannati in quattro

Un’aggressione dai chiari toni mafiosi. Questo ha riconosciuto il tribunale di Lucca che oggi, con rito abbreviato, ha condannato a 8 anni e 5 mesi di carcere Vincenzo Saetta, esponente di spicco del clan camorristico operante in Versilia e Alessandro Discetti e a 5 anni e 9 mesi Marco Saetta e Angelo Pizzi.

L’aggressione ai danni di un 35enne (all’epoca dei fatti) di origine rumena risale al 25 ottobre del 2011, a Viareggio quando il Discetti, su mandato del capoclan Saetta, questa la ricostruzione dei fatti, ha prima esploso dei colpi di pistola contro l’auto dell’uomo, quindi lo ha gambizzato, ferendolo con tre colpi d’arma da fuoco. Le motivazioni, secondo quanto ricostruito dalla procura e dalle indagini della polizia, sarebbero legate al controllo del territorio per il traffico di automobili rubate. I 4, a vario titolo, sono stati condannati per lesioni gravissime, rapina e detenzione abusiva di armi con l’aggravante del metodo mafioso. Nel corso dell’operazione, inoltre, sono stati confiscati bene per oltre 6 milioni di euro tra denaro e immobili.
Un fatto maturato negli ambienti criminali della Versilia e delle ramificazioni della malavita organizzata tanto che anche nella catena di comando si configurava il meccanismo di un clan. Il mandante del regolamento di conti che si esplicò in una gambizzazione, secondo quanto emerso durante le indagini, e poi confermato in aula sarebbe stato proprio Vincenzo Saetta il capoclan che però aveva precisato agli esecutori del regolamento di conti, di non ucciderlo ma di fargli capire che doveva regolarizzare una questione da circa 20mila euro legata ad una automobile, il settore in cui operavano i malviventi come è stato evidenziato durante un altro processo per un sodalizio criminale finalizzato furto e traffico internazionale di automobili di grossa cilindrata. Materialmente a sparare è stato Alessandro Discetti con la collaborazione degli altri due complici ovvero Angelo Pizzi e Marco Saetta. Un attentato che per circa un anno era rimasto senza movente, che è spuntato fuori proprio durante il processo scaturito dall’operazione di polizia che aveva messo in luce il traffico internazionale di automobili in cui sia la vittima che il Saetta e i suoi sodali operavano. In aula il Pm Aldo Ingangi al termine delle accurate indagini che ha coordinato avvalendosi degli uomini della polizia di Stato, aveva chiesto al collegio giudicante Annarumma, Silvestri e Tolomei una pena di oltre 10 anni che tenuto conto dello sconto concesso per il rito abbreviato pressappoco è stata rispettata dai magistrati giudicanti. (g.m.)