Legambiente: biocarbone, nessuna certezza su emissioni

Troppi dubbi e molte preoccupazioni. Legambiente Capannori torna a criticare il progetto di impianto di carbonizzazione presentato dalla società Creo il 29 ottobre scorso. Nelle loro osservazioni, gli ambientalisti mettono nel mirino le basi scientifiche stesse del progetto, giudicato in “contrasto con il Pac” adottato dal Comune di Capannori.
“Non c’è nessuna dimostrazione scientifica che l’impianto di carbonizzazione idrotermale possa funzionare senza determinare problematiche di impatto ambientale rilevanti”, sostiene infatti Legambiente. “Nel processo produttivo di tutti gli impianti che trattano rifiuti organici – si spiega – nascono forti criticità a causa delle sostanze chimiche che si determinano nella trasformazione della materia organica, anche a fronte di alte temperature. Non è dimostrato che, lavorando i rifiuti solidi urbani per di più a basse temperature, la carbonizzazione riesca ad eliminare dalle emissioni in atmosfera e dai prodotti finiti tali sostanze inquinanti e pericolose”.
Poi Legambiente aggiunge anche alcune osservazioni di carattere tecnico. “Visto l’articolo 184 ter del decreto legislativo 152/6 ‘cessazione della qualifica di rifiuto’ introdotto con il disegno di legge 2015/10 attuativo della direttiva comunitaria numero 2008/98 Ce attualmente vigente non si capisce quali prove scientifiche, tenuto conto che nel processo di carbonizzazione verranno utilizzati anche materiali proveniente da raccolte differenziati non corrette e da materiali non appartenenti a rifiuti solidi urbani, possano indicare che dopo il processo il rifiuto cessi di essere tale. Ci domandiamo se il prodotto finito rispetta i criteri della norma sopra citata : l’utilizzo, il mercato, standard del prodotto finito, impatto sull’ambiente e salute umana. La lignite prodotta, il cui uso è stato escluso come combustibile nel processo produttivo, adesso potrebbe essere messa sul mercato come combustibile negli inceneritori o peggio in ambito familiare, promuovendo tale prodotto addirittura come energia rinnovabile, mentre si tratta in realtà di un carbone di bassissima qualità e di scarse calorie, addirittura senza una definizione normativa. Fra l’altro – aggiunge Legambiente – la comunità internazionale si appresta a bandire l’uso di questo tipo di
carbone. L’impianto nella fase di scarico dei rifiuti produrrà inevitabilmente la fuoriuscita di maleodorazioni che cumulate con quelle normalmente espresse da questo tipo di impianti renderà ulteriormente critica la sua localizzazione nella satura e congestionata area di Salanetti. Inoltre non è previsto alcun monitoraggio h24 sulle fonti di emissione E01 ed E02, che a nostro avviso, dovrebbe essere affidato a soggetti pubblici”. Infine, secondo Legambiente, “le emissioni prodotte dall’impianto e l’utilizzo di 20/30 camion al giorno per il trasporto di 160 tonnellate al giorno di rifiuti in entrata e per la movimentazione del prodotto finito determinano un carico inquinante inaccettabile dal punto di vista sanitario in un contesto come quello di Capannori che ha fatto registrare nel 2015 e gennaio 2016 ben 84 sforamenti delle emissioni in atmosfera delle polveri sottili pm10, pm2,5 e ossido di azoto. Questo impianto contrasta col Pac 206/2018 del comune di Capannori ed incide sulle condizioni sanitarie di salute dei cittadini. Non è un caso che la piana di Lucca sia la realtà territoriale in Toscana col maggior numero di morti per malattie polmonari”.