
Gli avvocati incrociano di nuovo le braccia. E’ partito questa mattina (24 maggio) il nuovo sciopero degli avvocati penalisti deciso dalla giunta dell’unione delle camere penali italiane che ha previsto un’astensione a livello nazionale. Per tre giorni, infatti, non solo a Lucca ma in tutta Italia ci sarà, da parte degli avvocati, la completa astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale.
Diverse le motivazioni che hanno spinto di nuovo gli avvocati ad aderire allo sciopero, prime tra tutte la questione sulla prescrizione e il delicato tema delle intercettazioni, di cui si è discusso questa mattina in una delle sale del tribunale di Lucca alla presenza dei penalisti Riccardo Carloni, Luigi Velani, Claudio Palazzoni, Dario Vannucci, Filippo Tacchi e Carmela Piemontese.
Ma spieghiamo in poche parole di che cosa trattano queste motivazioni.
Per prescrizione si intende il tempo massimo in cui un reato può essere perseguito dallo stato. Dal 29 aprile scorso la soluzione del ministro Orlando prevede che questo ‘percorso’ si allunghi di tre anni, soprattutto per i reati di corruzione. Processi infiniti dalla fine quasi irraggiungibile, a detta di Riccardo Carloni, presidente della Camera Penale di Lucca, molti dei quali, se non quasi tutti, “verranno sicuramente archiviati ancora prima di trovare una soluzione, un colpevole, una verità”. Situazione che si verifica spesso anche adesso che i tempi sono relativamente minori – sostengono i pendalisti.
“I cittadini devono essere processati in tempi ragionevoli e soprattutto con un risultato – spiega invece l’avvocato Luigi Velani –: allungare di tre anni i termini di prescrizione per rendere impossibile che i processi possano finire nel nulla è un ossimoro a mio parere veramente sciocco”.
Le intercettazioni invece sono sicuramente un termine ampiamente più conosciuto, il quale negli ultimi tempi è stato affiancato a non poche lamentele da parte degli avvocati. Il trojan è un programma ‘captatore’ totalmente invisibile da inserire nel software dello smartphone, utilizzato più volte, specilamente negli ultimi tempi, per intercettare le conversazioni – e non solo – del soggetto preso in considerazione. Il trojan riesce a intercettare non solo foto e video presenti nel telefono ma anche tutto ciò che avviene attorno ad esso, grazie all’attivazione del microfono. Ogni conversazione, anche quella più intima e privata, può essere quindi captata, violando la privacy, sostengono gli avvocati, non solo del proprietario del cellulare ma anche delle persone che gli stanno vicine. Vere e proprie intercettazioni ambientali che avrebbero bisogno di un’autorizzazione specifica.
La Cassazione, come ha spiegato l’avvocato Carloni, ha stabilito che queste intercettazioni telematiche si possono fare, ma in un preciso ambito di utilizzo: “Limitatamente – spiega – a procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata, anche terroristica”.
“C’è bisogno di più controllo e autorizzazioni – sostiene Carloni – devono essere intercettazioni, non veri e propri monitoraggi”.
Giulia Prete