
Sono stati arrestati anche gli altri due autori della rapina violenta alla Aldo Gioielli di Nave. A poche ore dalla maxi operazione dei carabinieri (Leggi) che ieri ha fatto scattare le manette ai polsi a 5 persone, tre delle quali in particolare ritenuti parte della gang che nel tardo pomeriggio del 12 gennaio scorso assaltarono e picchiarono il gioielliere, altri due sono adesso in cella: in carcere sono finiti Cesare Satori, 38 anni, residente al campo rom di Querceta, fratello gemello di Clei Satori, quest’ultimo già raggiunto ieri dall’ordinanza di custodia cautelare e il nipote Daniel Di Leo, trentaduenne, residente al campo nomadi di Maggiano: secondo i carabinieri entrambi erano entrati travisati da passamontagna all’interno della gioielleria insieme ad un complice già individuato ma che deve essere ancora rintracciato.
Inoltre, stamani si è tenuto il processo per direttissima nei confronti di Samuele Ammoscato, uno dei due finiti agli arresti domiciliari e trovato in possesso di diverse piante di marijuana durante la perquisizione e quindi arrestato per detenzione e coltivazione di sostanze stupefacenti. L’arresto è stato convalidato ed ora si trova ai domiciliari.
La banda, secondo l’accusa, aveva il suo centro di gravità nell’Oltreserchio, e in particolare nella zona di Maggiano e del campo rom. I militari, tuttavia, hanno svolto perquisizioni anche fuori provincia: al campo rom di Grosseto e a quello di Montignoso, in una abitazione a Massa e a Sarzana, oltre che nella casa della donna di Montecatini che avrebbe piazzato l’oro rubato dalla banda.
In tutto i militari contestano alla gang alcune decine di furti, la maggior parte dei quali messi a segno a Lucca e nella Piana. Ma secondo gli investigatori, la banda è artefice anche di almeno tre assalti ai bancomat, dal novembre all’aprile scorso: sono loro, secondo l’accusa, i malviventi che hanno sradicato il forziere della Poste di Quiesa e poi hanno colpito con le stesse modalità anche ai bancomat delle Poste e del Monte dei Paschi di Siena di Monsagrati. Ma la complessa indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Lucca ha permesso anche di inchiodare alcuni componenti della banda a furti messi a segno sia sulle auto che nelle abitazioni.
L’escalation è cominciata proprio così nell’autunno scorso. La banda ha iniziato prima a colpire nelle auto delle mamme che portavano i bambini a scuole, soprattutto nella zona di Capannori. Approfittando della loro distrazione e delle borse lasciate incustodite sui sedili, i ladri entravano in azione veloci come cavallette rubando soldi e carte di credito, che in qualche caso venivano subito utilizzate. Dopo un colpo uno di questi bancomat era stato utilizzato al Mercatone Uno di Sant’Anna, dove la commessa si era accorta di qualcosa di strano, segnalandolo ai carabinieri e permettendo così di collegare la banda anche a questo genere di furti. Poi i malviventi erano passati ai furti di carroattrezzi che poi venivano utilizzati per gli assalti ai bancomat delle banche. Non sazi avevano iniziato a visitare abitazioni e ditte, fino alla rapina. Clamorosi furono i furti in una autocarrozzeria in via del Brennero e in una azienda di Marlia, da dove la banda portò via la Dacia Sandero utilizzata poi per colpire altri obiettivi e soprattutto la Aldo Gioielli, con il trucco del lampeggiante. Un particolare che aveva fornito agli inquirenti la pista giusta: la gang dei falsi poliziotti. Alcuni testimoni subito dopo la rapina a Nave aveva notato quell’auto con quel lampeggiante che era apparso molto strano. Seguendo questi indizi i carabinieri erano risaliti a tre partecipanti alla rapina violenta che vennero infatti arrestati a qualche ora dal colpo.