
Si chiama Elma ed ha 19 anni. Su Facebook pubblica un post e allega una foto. Sul volto si notano ancora i segni evidenti della terribile aggressione subita la notte del 29 gennaio scorso a Oxford, in Inghilterra. La ragazza decide di raccontare così la sua storia, con il chiaro intento di lanciare un monito a tanti altri giovani contro i pericoli di violenze ed aggressioni. Elma è uscita di lavoro, sono le 6. Ha un appuntamento con un amico per prendere una birra. Alle 9 prende l’autobus, per recarsi a Cowley Road, dove a 10 minuti di distanza c’è la casa dell’amica Jehnny. Ed è qui, che inizio il calvario della ragazza.
“Ricevo una telefonata da mio cugino da Londra, – scrive Elma su Facebook – scendo dal bus e rimango a telefono con lui. Poi riattacco avvisandolo che dovevo mandare un messaggio alla mia amica”. Ad un tratto Elma viene chiamata da una ragazza dall’età approssimativa di 25 anni, con un aspetto innocuo. “Alle mie spalle – continua a raccontare Elma – una voce femminile che faceva Sorry, sorry urlando per la distanza che ci divideva. D’istinto ho tirato a dritto senza rispondere. Lei ha urlato più forte: Sorry, what’s time is it?“. Elma quindi si volta, urlandole che sono le 21,20 di sera. Ma “lei continuava a correre verso di me dicendomi Sorry,I don’t understand. Credevo avesse tipo un appuntamento o che fosse comunque in ritardo per qualcosa. Nonostante avessi urlato la prima volta, le urlo ancora più forte la seconda It’s 21,20. Viene vicino a me e mi chiede se può guardare il telefono per vedere l’ora. Lo giro verso di lei e li ripeto l’orario. Guarda lo schermo per due secondi, dopodiché afferra con una mano il mio telefono, e con l’altra mi afferra la coda dei capelli sbattendomi giù la testa e continuando a tirarmi i capelli. Mi punta un coltello o una forchetta (non sono sicura) alla gola, dicendomi che mi avrebbe ucciso. Presa dal panico, ho cercato di tirarmi su ma lei mi colpiva con la forchetta dietro la testa e sulla fronte per non farmi muovere. Mi ripeteva in inglese Dammi tutti i soldi che hai, o stasera ti uccido”.
Elma, presa dal panico comincia ad urlare, chiede a squarciagola aiuto, cercando di tirarsi su con la testa, ma è tutto inutile. Ad un tratto, prosegue nel racconto, “vedo un uomo di colore correre verso di noi, urlando. Ho pensato: Qualcuno che mi aiuta finalmente. Ho urlato ancora più forte, chiedendo aiuto a questo uomo di circa 35 anni. Lui mi afferra il braccio e mi tira giù, mi strappa la borsa di mano, e scappa. Erano complici”. La ragazza, continuava a ripeterle che quella sera stessa sarebbe morta se non gli avesse dato tutto ciò di cui era in possesso. Ma Elma non aveva soldi, aveva solo 100 sterline in banca, ma la borsa l’aveva quell’uomo. Ad un tratto Elma cerca di interagire con la ragazza. “Le ho iniziato a dire: Giuro, andiamo in
banca, ti do tutti i soldi che ho. Mi ha detto che sono una bugiarda, e continuava a colpirmi alla testa con la forchetta”.
Ad un tratto le afferra la mano per non farla fuggire, l’altra mano gliela mette sotto il giacchetto. “Con il coltello/forchetta puntata, in modo da non potermi far scappare o mi avrebbe colpito. Continua a dirmi che mi avrebbe ucciso, quella notte, che non poteva lasciarmi libera perché sarei andata dalla polizia, che prima doveva prendere i miei soldi. Non so di quale sostanza si fosse fatta e nemmeno cosa aveva bevuto, ma puzzava incredibilmente di un mix tra le due cose”. Elma quindi capisce che la ragazza non è in se, e prendendo forze le dice Io ti capisco,
sono tua amica, ti darò tutti i soldi che ho se dopo mi lasci andare, stai tranquilla. “Lei ha iniziato a piangere e a dirmi – prosegue Elma – scusa, ho 25 anni, ho 4 figli, mi chiede scusa, piange e con una mano mi tocca la fronte che aveva iniziato a sanguinare. Le dico di stare tranquilla, che la avrei aiutata e che non sarei scappata. Lei continua a dirmi che mi avrebbe ucciso, che non poteva fare altrimenti. Non potevo scappare, aveva una mano sotto il mio braccio con coltello/forchetta. Ma l’ho guardata e mi sono messa a piangere, non sapevo cosa fare, presa dal panico, paura, shock. Lei mi continuava a chiedere scusa ma che le servivano i soldi”. La ragazza urlava in direzione del complice, cercando di attirare la sua attenzione, ma ad un tratto conclude il racconto, “sento una macchina dietro di me: è la polizia. Aprono il finestrino e ci chiedono Tutto ok? Lei mi teneva per mano stretta, l’altra mano era nascosta sotto il giacchetto con la paura che io facessi un passo falso. Lei gli risponde Si, stiamo solo parlando, siamo amiche, indicando che mi teneva per mano. Io li ho guardati chiedendoli aiuto con gli occhi, e ho
risposto Sì tutto ok. Ma i miei occhi mentivano, i capelli erano spettinati e mi colava il sangue dalla testa. In meno di 5 secondi siamo state circondate da 4 macchine della polizia. Qualche vicino aveva sentito urlare e aveva chiamato la polizia, quel vicinato che mi ha salvato la vita”.
La polizia mette fine al terribile calvario di Elma, rassicurandola e portandola alla centrale di polizia ed eseguendo tutte le procedure. “Tra poco saranno 24 ore dall’accaduto. Ho deciso di
raccontare questo incubo – spiega Elma – per raccontarvi in che mondo viviamo. Di fare attenzione ovunque vi troviate, ovunque. Non parlate mai con gli sconosciuti, non rispondete e, soprattutto per le ragazze, tenetevi qualcosa di difensivo in borsa, uno spray o una qualsiasi cosa che possa aiutarvi se un giorno vi troverete in difficoltà. Io non avevo niente purtroppo, ma se adesso mi trovo qua a scrivere, vuol dire che tutto è andato bene e l’importante è questo. Ricorderò il 29 gennaio 2017, per tutta la mia vita come una delle esperienze più brutte in
Inghilterra”:
Elma è ancora sotto shock, ma sembra intenta a voler ripartire e a mettersi alle spalle la brutta avventura.
David Del Prete