
“Come cittadini e come uomini delle istituzioni siamo pronti a testimoniare che l’impegno di Mario Ciancarella per la verità e la giustizia non è mai venuto meno in tutti questi anni successivi alla sua radiazione dall’aeronautica militare”. È questo il messaggio che all’unisono hanno voluto esprimere il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, e il presidente della Provincia, Luca Menesini, unendo i loro nomi a quelli degli oltre mille cittadini che hanno già aderito alla petizione online lanciata sul sito Charge.org da Elvio Raffaello Martini e altri amici di Mario Ciancarella. Il Tar di Firenze, infatti, ha chiesto all’ex capitano di produrre le prove che giustifichino il ritardo con il quale si è opposto al procedimento di radiazione del 1983 perché “il comportamento complessivo di Ciancarella in tutti questi anni sembrerebbe comunque incompatibile con la volontà di voler opporsi”.
“Siamo indignati, perché conosciamo tutti la tenacia con la quale questa volontà è stata affermata. Nella vita ci sono al massimo due occasioni per essere eroi, ma tutti i giorni possiamo dimostrare di non essere vigliacchi – ha spiegato Martini – e la nostra raccolta di firme nasce da questa considerazione, che appartiene al pensiero di Mario. Non possiamo rimanere inermi: come cittadini dobbiamo poter difendere le istituzioni e la loro credibilità anche facendo sentire la nostra voce di fronte a richieste come questa”. Tra gli amici che oggi (11 aprile) non sono voluti mancare per rilanciare la petizione e il movimento pubblico a fianco di Ciancarella c’era anche Aldo Zanchetta, proprietario della libreria San Giusto dove Mario, dopo la radiazione, ha lavorato a lungo (dal 1995 al 2009); ma anche Salah Chfouka, amico fraterno dell’ex militare; don Alessandro Bertolacci, che ha vissuto come giovane uomo di chiesa il movimento di democratizzazione delle forze armate portato avanti all’inizio degli anni ’80 anche da Ciancarella; il presidente del consiglio comunale, Francesco Battistini; Cecilia Carmassi, tra le promotrici dell’iniziativa; l’ex assessore di Capannori Alessio Ciacci e i familiari di Ciancarella. “Sono sindaco da 6 anni ma come cittadino seguo la vicenda di Mario dagli anni ’80. Abbiamo festeggiato insieme quando, nel 2016, il Tribunale di Firenze ha accertato la falsificazione della firma del presidente Pertini sull’atto di notifica della radiazione – ha ricordato Tambellini – e sono pronto a testimoniare ancora oggi, di fronte a questa battuta d’arresto imposta dal Tar, la mia piena solidarietà a Ciancarella. La sua urgenza di fare chiarezza sulla vicenda che lo ha colpito è stata costante, nonostante le molte difficoltà incontrate. Avrebbero fiaccato la volontà di chiunque, ma non hanno fiaccato la sua”. Una determinazione, quella di Ciancarella, riconosciuta anche dal presidente della Provincia di Lucca, Menesini: “Ricordo Mario a lavoro nella libreria San Giusto, provato dalle vicissitudini e dalla lotta portata avanti negli anni per ottenere verità. La sentenza del 2016 ci fece tirare un sospiro di sollievo, la storia di Mario sembrava poter avere un lieto fine. Così non è ancora stato: e allora esorto tutti a non perdere la fiducia, a sottoscrivere questa petizione e a credere in una nuova pagina possibile, non solo per Ciancarella e i suoi familiari ma per la responsabilità comune verso la giustizia”. Il presidente del consiglio comunale di Lucca, Francesco Battistini, ha voluto ribadire la vicinanza della città all’ex militare: “Conosciamo tutti l’impegno di Mario. Ricordo quando, durante la visita del presidente Mattarella dello scorso anno, consegnai personalmente nelle sue mani una lettera che Ciancarella aveva scritto per il suo reintegro”. “Tutta la città è stata testimone della battaglia di Mario, in questi anni. Anche chi può averlo poco in simpatia – è il commento di Cecilia Carmassi – sono certa che sarebbe pronto a testimoniare di averlo saputo sempre in prima linea per affermare la falsità della firma del presidente Pertini e quindi dell’atto di radiazione, che ha avuto conseguenti pesanti per la via vita umana e professionale”. E proprio col ricordo della passione per il volo di Ciancarella ha voluto chiosare don Bertolacci: “L’amore di Mario per il suo lavoro mi ha sempre colpito, così come lo slancio col quale avviò il suo percorso per la democratizzazione interna dell’arma, gerarchica per definizione. Si faccia chiarezza adesso, si vada fino in fondo, perché è giunto il momento della giustizia”.
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