
Medico lucchese nei guai per omicidio colposo. Per la suprema Corte di Cassazione va processato nuovamente. Gli ermellini hanno, infatti, annullato l’assoluzione della Corte d’appello rinviando ad altra sezione per un nuovo processo di secondo grado. Per il procuratore generale presso la Cassazione il dottore versiliese, medico a bordo all’epoca dei fatti della nave Costa Deliziosa, della flotta di Costa Crociere, avrebbe causato la morte di un ospite, sbagliando la diagnosi e la cura.
L’uomo era stato colpito durante il viaggio da due attacchi ischemici ed era poi deceduto cinque giorni dopo all’ospedale di Milano, dopo lo sbarco. Secondo l’accusa l’imputato, in qualità di medico di bordo della nave da crociera Costa Deliziosa, durante la crociera nelle acque della Groenlandia, di alcuni anni fa, con colpa consistita nel non aver effettuato la giusta diagnosi, nel non avere somministrato la corretta terapia e nel non avere disposto il suo tempestivo trasferimento presso centro attrezzato, avrebbe causato la morte di uno dei viaggiatori, già colpito due episodi di attacchi ischemici transitori ed quindi da ischemia cerebrale acuta e deceduto per la stessa causa all’ospedale Niguarda di Milano, cinque giorni più tardi. La procura generale milanese aveva proposto ricorso avverso la sentenza assolutoria d’appello e i giudici di piazza Cavour lo hanno accolto.
Il medico e la compagnia dovranno subire un nuovo processo d’appello che dovrà tener conto delle indicazioni degli ermellini contenute nelle motivazioni della sentenza di rinvio. “La Corte territoriale non giunge, tuttavia, ad affrontare compiutamente ancor prima di esaminare la questione della causalità omissiva, l’effettiva percorribilità di una diversa strategia – si legge in sentenza – che pure presuppone nel corpo della sentenza, per verificare se la sua adozione avrebbe potuto evitare l’evento morte, limitandosi, invece, a ritenere prudente il comportamento del medico che la escluse. Non opera, cioè, quella ricostruzione della sequenza fattuale che ha condotto all’evento, su cui innestare il giudizio controfattuale, valutando innanzitutto la fattibilità concreta di quell’alternativa terapeutica che richiedeva l’intervento esterno”.
Per la Cassazione dopo il secondo attacco ischemico, il paziente andava trasferito d’urgenza nell’ospedale più vicino, dove poter curare al meglio casi del genere.
Invece gli eventi andarono in maniera diversa. Alle 22,30 del 9 agosto del 2012, due giorni dopo il primo attacco ischemico, l’uomo dopo avere cenato con la moglie, mentre scende una scala si accascia e perde le forze, mostrando i chiari sintomi di un ictus (bocca storta, occhi chiusi, tremore ecc.). Il medico di bordo, visitato il paziente dà atto dell’emiplegia destra con Babinsky destro spontaneo e somministra mannitolo e Bentelan. Successivamente viene condotto all’ospedale di Ilulissat ed affidato all’unico medico presente, specialista ginecologo e tenuto in osservazione, in attesa della visita neurologica, effettuata la mattina successiva. Nella notte alle 3,56 la Costa Crociere attiva il corrispondente groenlandese per organizzare i soccorsi. La società Mondial Assistance prende cosìì in carico la gestione del soccorso, senza tuttavia effettivamente provvedervi. Infatti, dopo avere avuto notizie dalla neurologa sulle terapie e sui centri dove potevano essere eseguite e nonostante l’urgente interessamento degli addetti, collaboratori del medico lucchese (assolti per non avere commesso il fatto) che richiedevano il trasferimento “as soon as possible” senza limiti di costo, la compagnia, interessata prevalentemente alla spesa, questo secondo l’accusa, offriva il trasbordo per il giorno 12.
Nel frattempo si attivava invece la famiglia dell’uomo che provvedeva ad assicurare il giorno 11 agosto il trasferimento del paziente all’ospedale Niguarda di Milano, a proprie spese, dove avveniva il decesso il 13 agosto. Il processo d’appello ora dovrà ricominciare da capo ai danni del medico versiliese.
Vincenzo Brunelli