
La Cassazione aveva respinto il ricorso di Fosber che si opponeva alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze che imponeva, nel 2016, il reintegro di un dipendente licenziato. Ma quello stesso lavoratore, tornato alla sua attività dopo il pronunciamento della Suprema Corte, era stato nuovamente licenziato dall’azienda con lettera del 29 marzo di quello stesso anno. Un provvedimento assunto dalla Fosber, fa sapere l’avvocato Mario Andreucci, motivato da “gravi comportamenti” assunti dal lavoratore, che per tutta risposta aveva impugnato il nuovo licenziamento al giudice del lavoro del tribunale di Lucca. Alla decisione della Cassazione, dunque, di cui Lucca in Diretta aveva dato notizia ieri, sono seguiti ulteriori sviluppi che capovolgono nettamente la situazione a favore del datore di lavoro.
“Il reintegro del lavoratore – spiega l’avvocato di Fosber – era avvenuto nel 2016 a seguito della sentenza della Corte di Appello di Firenze e, contrariamente a quanto riportato nell’articolo, non è affatto stato disposto dalla sentenza della Cassazione. La sentenza della Corte d’Appello di Firenze del 2016 – prosegue il legale – era stata impugnata dalla Fosber dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione la quale con la sentenza 14391 del 2018 ha semplicemente respinto il ricorso dell’azienda, con una motivazione che, a mio avviso, non è affatto lapidaria ma discutibile, visto che, ben lungi dall’essere giustificato il rifiuto del lavoratore dalla presunta incertezza sulla compatibilità delle mansioni assegnate con lo stato invalidante, si trattava esattamente delle stesse mansioni che il lavoratore aveva svolto in precedenza”.
Tanto che, poi, il ricorso che il lavoratore aveva proposto per impugnare il secondo licenziamento era stato respinto dal tribunale di Lucca, con un’ordinanza del 24 febbraio del 2017 con la quale il giudice ha ritenuto il licenziamento “ampiamente legittimo”, motivato tra il fatto che il lavoratore aveva “pubblicato su internet – spiega l’avvocato incaricato da Fosber – scritti di carattere diffamatorio nei confronti della Fosber spa. Per le stesse motivazioni, il lavoratore è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Lucca e il procedimento è ancora pendente”. Nel frattempo l’ordinanza del giudice del lavoro è diventata definitiva e non più contestabile, restando quindi “definitivamente accertata – spiega l’azienda per conto del suo legale – la legittimità del licenziamento”. “E’ amaro dover constatare che – aggiunge l’avvocato – nonostante che la vicenda si sia chiusa favorevolmente per il datore di lavoro, sia stata data una notizia diametralmente opposta e non corrispondente alla verità dei fatti”.