Furti su commissione in aziende, presa la banda

30 luglio 2018 | 10:52
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di Roberto Salotti
Facevano sopralluoghi in ‘incognita’ nelle aziende che dopo poche ore avrebbero preso di mira. Trafugando la refurtiva e nascondendola nella boscaglia nei pressi delle imprese visitate, raggiunte a piedi dopo aver abbandonato l’auto (anch’essa rubata, per non lasciare tracce) anche a 5, 6 chilometri di distanza dall’obiettivo. Erano come dei fantasmi: in grado di muoversi nel buio, senza bisogno di comunicare con i cellulari che venivano appositamente spenti per depistare le indagini della polizia. Agivano sotto l’effetto delle droghe, ritengono gli inquirenti: per questo erano veloci come cavallette, dimostrando anche una forza sovrumana in alcuni dei furti di cui adesso dovranno rispondere alla giustizia. Fuggivano, poi, senza la refurtiva, che veniva recuperata, o fatta recuperare da complici, l’indomani. Una banda di ladri scatenati che, nonostante le tecniche camaleontiche utilizzate dai suoi componenti, che riuscivano a cambiarsi perfino d’abito dopo i colpi, è stata individuata e smantellata dagli uomini della squadra mobile di Lucca, diretti dal commissario Silvia Cascino, che, lentamente, sono riusciti a dare un nome e un volto agli autori di una serie di raid partiti nel febbraio scorso.

Tre dei sei colpiti da misure cautelari nell’ambito dell’indagine della Mobile sono tre dei 4 ladri arrestati il 22 giugno scorso mentre tentavano un furto al bancomat di Prunetta, una piccola frazione della montagna pistoiese. Si tratta di  Ilie Bogdan Popescu, 33 anni, Constantin Hosu, 36,
 Costantin Cretu, 29 anni. Ma altri due complici – due rumeni e un albanese – sono stati colpiti dall’obbligo di dimora, mentre l’ultimo dovrà presentarsi giornalmente alla pg. E’ accusato, infatti, di essere stato il fornitore di droga della gang. Denunciato anche un altro albanese e un italiano, quest’ultimo titolare di una ditta di autotrasporti, accusato di concorso in ricettazione e sospettato dalla polizia di aver fornito alcune delle auto rubate alla banda per compiere i furti.
La svolta nelle indagini sulla serie di colpi, alcuni eseguiti – ritiene la polizia – perfino su commissione e per conto di aziende o imprenditori locali, era arrivata all’arresto dei tre sospettati per il tentativo di scasso allo sportello bancomat di Prunetta. Un’operazione preparata lungamente dalla banda, ma che era stata ‘intercettata’ dalla squadra mobile che ne aveva fatto saltare i piani.
I tre, del resto, erano già sospettati di essere la banda dedita a furti che si erano verificati negli ultimi mesi tra Lucca e Massarosa, in ingrossi per l’igiene, aziende di condizioni o di telefonia. Un sospetto che trovò le prime conferme nel sequestro di merce durante l’arresto di Prunetta. Da qui, gli investigatori sono risaliti, con una indagine certosina, agli esercizi svaligiati, acquisendo anche le immagini delle telecamere e ricostruendo spostamenti e modus operandi dei tre sospettati di far parte della gang. “Una operazione – ha commentato il questore Vito Montaruli – che dimostra come sia presente anche a Lucca una zona grigia del commercio, dove alcune aziende o titolari di esse si servono di queste persone per ricettare merce rubata”. Ricostruire questa filiera, infatti, potrebbe essere il prossimo sviluppo dell’indagine.
I tre sono stati colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Pagine in cui vengono contestati alla gang una serie di episodi, iniziati, secondo l’accusa, il 16 febbraio scorso. Nella notte venne fatta sparire da un cantiere edile di Lucca una betoniera. In quell’occasione la polizia riuscì ad arrestare in flagranza uno dei due ladri e successivamente attribuì quel furto a Popescu, mettendosi così sulle tracce anche degli altri presunti componenti della banda. Il secondo episodio, invece, risale al 12 aprile scorso quando la banda assaltò un negozio di telefonia a Massarosa. I ladri restarono però a mani vuote: dopo aver fatto un foro sul tetto del negozio si resero conto che le vetrine erano vuote. Il titolare aveva chiuso tutto gli articoli in cassaforte, dopo i numerosi furti subiti. Il giorno successivo, sempre secondo la ricostruzione della polizia, la banda era di nuovo in azione. Stavolta in un ingrosso per l’igiene intima nel comune di Capannori, dove la banda voleva rubare profumi di valore. La gang fece irruzione notte tempo e fuggì con 2-3mila euro di merce, senza però riuscire ad entrare nella stanza dove erano custodi gli articoli più costosi. Nella fuga, nascosero la refurtiva in un campo ma passando da una proprietà privata rubarono perfino il decespugliatore di un abitante, materiale che poi venne ritrovato e restituito ai legittimi proprietari, come quello trafugato da una ditta di assistenza caldaie, visitata nella notte del 20 aprile scorso e da cui sparirono una saldatrice e una idropulitrice, macchinari di un notevole valore poi rinvenuti nelle vicinanze dalla polizia. Lentamente, si stava iniziando a chiudere il cerchio attorno ai malviventi che tuttavia di fronte a quelle sparizioni di refurtiva si accusavano a vicenda. Questo ha dato un vantaggio alle indagini della polizia, che hanno contestato alla banda anche il colpo ad un bar di Sant’Alessio avvenuto il 28 aprile scorso. Il giorno precedente uno dei due rumeni colpiti dall’obbligo di dimora si era occupato di fare il sopralluogo. Senza farsi notare dal titolare, era riuscito ad oscurare con una pellicola le telecamere (come era avvenuto anche in altre occasioni nelle quali il sistema di videosorveglianza era stato messo ko). La notte seguente avvenne il raid. I ladri lasciarono l’auto sull’argine del Serchio a chilometri di distanza e nel buio percorsero la vegetazione fino ad arrivare al bar. Con una mola riuscirono a togliere l’inferriata di una finestra e a svaligiare i videopoker fuggendo con una refurtiva del valore di 5-6 mila euro.
La lista dei furti contestati prosegue con un colpo avvenuto il 9 maggio in una ditta di Lucca, da cui furono rubati 25 condizionatori, per un valore non inferiore agli 8mila euro. L’ultimo furto fu messo a segno il 16 maggio in un altro ingrosso da cui furono rubati 100 chili di caffè e 1.200 bustine di thè.