
Per l’accusa aveva distrutto sistematicamente tutti i documenti della sua società allo scopo di impedire la ricostruzione dei vari beni e movimenti bancari e finanziari durante la fase pre-fallimentare. I giudici della Cassazione hanno confermato la condanna a 4 ani e 6 mesi di reclusione per il proprietario e amministratore della Mic Carni srl di Porcari, successivamente fallita.
Miceli era imputato per aver sottratto o distrutto i libri e le altre scritture contabili della sua ditta di commercio all’ingrosso di carne fresca, congelata e surgelata, di cui era amministratore unico, dichiarata fallita con sentenza del tribunale di Lucca. Per i giudici della Cassazione l’imputato non si era mai messo a disposizione del curatore per aiutarlo a ricostruire il movimento degli affari e gli altri dati rilevanti; solo nell’atto di appello aveva dichiarato di non avere operato con la società, circostanza che non eliminava l’obbligo di tenuta delle scritture contabili e aveva riferito di non avere ricevuto dal precedente amministratore le scritture. “In sostanza, non si era di fronte ad una condotta negligente, ma ad un comportamento sorretto unicamente dalla volontà di impedire la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari e di recare pregiudizio ai creditori”. Queste in sostanza il cuore delle motivazioni degli ermellini. Il ricorso dell’imprenditore è stato dichiarato inammissibile con la conferma della pena e contestuale condanna al pagamento delle spese processuali fissate in questo caso in 2mila euro. Per i giudici risulta dunque evidente che Miceli non aveva agito solo con la mera consapevolezza che la tenuta irregolare delle scritture contabili avrebbe reso impossibile la ricostruzione delle vicende societarie, bensì con la precisa volontà e al precipuo scopo di impedire la ricostruzione dei fatti societari.
Vincenzo Brunelli