
Dal fallimento della società alla bancarotta fraudolenta e alla distrazione fondi. Queste le accuse mosse dai giudici ai due ex amministratori di una società, la Toscana trasporti srl, con sedi a Porcari e Santa Croce sull’Arno, dichiarata fallita dal tribunale lucchese tre anni fa. Ora i due imprenditori dovranno difendersi in aula davanti al gup, il prossimo 14 settembre, dai rilievi penali sollevati dalla procura.
Per gli inquirenti i due indagati, un 63enne calabrese residente a Capannori e una donna di 51 anni di origine argentina, in concorso tra loro, avrebbero distratto beni, causando la bancarotta, anche al fine di evadere le imposte. Sempre secondo l’accusa i due amministratori avrebbero alterato le scritture contabili della società per rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio e il movimento d’affari a ridosso del fallimento. Inoltre non avrebbero consegnato al curatore un camion e un rimorchio, che ancora non sono stati rinvenuti dagli investigatori e dai giudici. E ancora, nei due anni precedenti al fallimento, stando alla ricostruzione effettuate durante le indagini, avrebbero indicato nelle rispettive dichiarazioni dei redditi un ammontare inferiore a quello effettivo.
In particolare mancherebbero per i giudici circa 400mila euro per il 2013 e circa 300mila per il 2014, tra Iva e Ires, mai versate. Queste le accuse degli inquirenti per i due amministratori della società di autotrasporti che avranno modo di difendersi davanti al gup durante l’udienza preliminare. L’uomo e la donna per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio erano rispettivamente l’amministratore di fatto e di diritto della società fallita nel 2015. A settembre l’udienza preliminare.
v.b.