
Richiesto il rinvio a giudizio per la coppia di presunti incendiari che avrebbe dato fuoco al centro sportivo di via Tognetti di Lucca lo scorso anno. Il prossimo 22 febbraio due indagati dovranno comparire in aula davanti al gup del Tribunale cittadino per difendersi dalle accuse degli inquirenti. L’incendio che un anno fa ha devastato l’impianto sportivo dell’Acquacalda San Pietro a Vico, in via Tognetti a San Cassiano secondo l’accusa era stato appiccato per questioni di cuore.
Una ritorsione, secondo gli inquirenti, nei confronti dell’ex rivale in amore, un commerciante 50enne, contro cui la ex compagna e il marito, entrambi di origini albanesi e che avevano lavorato nella struttura, avrebbero ordito il rogo solo per danneggiarlo. Con queste accuse, infatti, danneggiamento e incendio, erano stati denunciati marito e moglie, un 33enne albanese e una lucchese di 38 anni che ora dovranno affrontare l’udienza preliminare. La gelosia, forse, il fatto che lei aveva continuato a lavorare come barista per conto dell’ex compagno e i dissapori sorti sul luogo di lavoro, è la ricostruzione dei carabinieri, hanno armato le loro mani spingendoli nel raid incendiario. Si erano entrambi creati un alibi per quella notte, coprendosi a vicenda. Ai carabinieri, infatti, marito e moglie avevano raccontato di trovarsi in viaggio fuori Lucca, ma è stata la scatola nera installata sull’auto dalla compagnia di assicurazioni a confermare i sospetti degli inquirenti. Secondo i dati registrati dal congegno che, per l’accusa, la donna aveva cercato di rimuovere nei giorni successi al raid incendiario, quell’auto si trovava a San Cassiano, nei pressi dell’impianto la notte dell’incendio. A febbraio 2019 l’udienza preliminare.
v. b.