“Non ci sono le condizioni per riaprire”: librai chiusi nonostante il via libera

LuccaLibri e Ubik: “Alzando le saracinesche ripartono tutti i costi. Ma a comprare chi ci viene?”
Le nuove direttive ministeriali sulla riapertura delle librerie hanno suscitato molta discussione. Alcune persone pensano che possa essere un rischio, in un momento in cui la pandemia è ancora in corso ed è l’emergenza sanitaria il problema principale. Altri ne sono entusiasti e vedono la riapertura come un primo passo verso la fine della quarantena.
Chi però ha le idee chiare su questa scelta, sono i titolari delle librerie e del resto solo chi rappresenta una certa categoria può sapere in che modo queste scelte influenzeranno la propria attività. Abbiamo sentito alcuni addetti del settore per capire cosa ne pensano.
“La scelta di riaprire le librerie è stata una scelta fatta in maniera un po’ frettolosa – dice Mario Ciancarella, collaboratore del caffé lettarario Luccalibri – Mancano prima di tutto le condizioni, perché la gente è bloccata a casa. Che fa? Viene in libreria quando non può uscire?”.
“Non riusciamo a capire bene la situazione – prosegue – Ma questo è solo una piccola parte del problema, non sono state affrontate le questioni economiche e fiscali che riguardano le librerie. Mi spiego meglio: riaprire significa riesporsi a tutte le esposizioni che ci sono state in questo periodo di fermo e non c’è stato alcun intervento concreto. Da un punto di vista economico e finanziario potrebbe non essere un bene la riapertura. Si tratta di un impegno di personale e di energia elettrica, ad esempio, che non è coperto da un’effettiva capacità di movimento delle persone. Stiamo valutando la situazione per vedere come reagire.”
A mettere ulteriormente in difficoltà la ripresa del settore, ieri (13 aprile) è arrivata un’ordinanza regionale che impone alle attività che riaprono particolari disposizioni di sicurezza: “Ieri pomeriggio il presidente Rossi ci ha raccomandato che possiamo aprire solo se siamo in grado di garantire il rispetto delle indicazioni, per quanto generiche, sulla sanificazione degli ambienti – dice Talitha Ciancarella, titolare di Luccalibri – Un lavoro che sarebbe dovuto essere fatto nella notte tra Pasquetta e oggi (14 aprile), il plexiglass al bancone, la distanza di sicurezza di 1,8 metri, la sanificazione degli ambienti e delle superfici e di ogni libro. È chiaro che riaprire oggi era impossibile. Tutte queste norme, oltre a garantire i dispositivi di sicurezza ai dipendenti, portano a delle spese extra che dobbiamo sostenere. Ma per poi vendere a chi?” .
”Abbiamo deciso di potenziare il servizio di consegna libri a domicilio – prosegue Talhita – Prendiamo appuntamento con i clienti, concordiamo giorno e orario per la consegna e pensiamo personalmente a recapitarli alle loro abitazioni. Ci avvaliamo anche del sistema ‘libri d’asporto’, un’interessante iniziativa nazionale che ha unito per la prima volta librai e editori che si sono autotassati. Tramite questa piattaforma possiamo prenotare delle consegne a domicilio, il corriere arriva, prende i libri e li porta ai clienti. Noi per lo più facciamo consegne in autonomia, per essere più rapidi nel soddisfare le esigenze delle persone. Non abbiamo previsto una completa riapertura a breve, tra qualche giorno pensiamo di riaprire magari soltanto alcune ore il pomeriggio per la consegna di alcuni libri prenotati”.
Dello stesso parere è Gina Truglio titolare della libreria Ubik di via Fillungo: “Avevo sentito qualcosa nell’aria, gli editori spingevano per la riapertura – dice – Non è stato un fulmine a ciel sereno. Offrire la possibilità di riaprire le librerie e lasciare la decisione ai titolari è, a mio parere, da opportunisti, da persone senza coraggio. L’Italia non ha il coraggio, ce lo siamo venduto, siamo alla fame! Perché chi ha scelto così sa benissimo che quando andremo giustamente a battere cassa per degli aiuti ci potranno dire che le nostre attività sono rimaste aperte. Ma noi non abbiamo bisogno di aiuti di questo tipo, alle aziende come la mia non servono prestiti che poi andranno restituiti, le aziende come la mia hanno bisogno di liquidità”.
“Siamo immersi nella burocrazia per ottenere qualcosa, ma quello che mancano sono i soldi – prosegue Gina Truglio – Dammi i soldi per riaprire, fammi sentire le spalle coperte, a quel punto certo che saremmo pronti. Abbiamo bisogno di liquidità a fondo perduto, non mi riferisco solo alla mia situazione che conosco molto bene, ma a tutti quelli che come me hanno un’attività anche in altri settori. È mancata la voglia di guardare e affrontare la realtà economica dell’Italia, le attività andavano già male prima del lockdown, ma il settore delle libreria è da due o tre anni che viaggia in un mare di sangue. Solo per il mese di febbraio ho avuto spese di gestione che si aggirano sui venticinquemila euro, se riapro dovrò pagare le bollette e tutto il resto, così è un po’ come tirarmi la corda da sola, ed è finita”.
Le condizioni per la riapertura non ci sono quindi, manca la certezza di avere clienti a causa della quarantena, con il rischio di dover sostenere delle spese ingenti: “Non posso riaprire – conclude la titolare della Ubik – Nel momento in cui riaccendo la luce si rimette in moto tutto il giochino, affitto, casse, dipendenti, contributi, bollette eccetera, riparte la giostra! In tutto questo stiamo perdendo il senso della realtà perché siamo ancora in una situazione di emergenza.”
Come “rieducare” i lettori ad acquistare nelle librerie e non attraverso servizi online? “Esclusivamente attraverso un servizio di attenzione alle attese e alle aspettative delle persone – dice Mario Ciancarella di Luccalibri – Occorre ritrovare un ambito di consiglio sulla lettura. Inoltre bisognerebbe stabilire nuove regole per quanto riguarda i flussi finanziari e rimettere in discussione le facilitazioni che hanno avuto i grandi distributori onl ine, che non ci consentono di competere con loro. Non parlo soltanto dei libri digitali, ma anche di scontistiche impressionanti che i grandi distributori possono permettersi di fare nell’acquisto e spedizioni di libri cartacei”.
Il problema delle agevolazioni ottenute dalle grandi catene preoccupa anche la titolare della Ubik Gina Truglio: “Il 13 febbraio è uscita una legge che cambia una precedente legge del 2011 che io considero criminale, perché permetteva alle grandi catene di vendita on line di applicare degli sconti sulle spedizioni di libri che potevano variare dal 15 al 25 per cento fissi: una concorrenza impossibile da sostenere. Questa nuova legge riduce il tasso di sconto delle vendite online ad un massimo del 5 per cento. Comincia ad intravedersi un aiuto, certo sempre quando la corda è già da un po’ che è stretta. A maggio, comunque, non è che con la riapertura, sul Fillungo ritornerà quella fiumana di gente che c’era prima. Cambierà il modo fare acquisti e bisognerà reinventarsi, per questo sarà necessario attivare delle consegne a domicilio”.
Qual è il libro che comprereste e consigliereste di leggere alle persone dopo il lockdown? “Io consiglierei di leggere Il vecchio e il mare di Hemingway, un classico senza tempo”, dice Mario Ciancarella. Per Gina Truglio ”le persone hanno sempre scelto per argomento, quindi non è una domanda semplice a cui rispondere. Io personalmente mi sono dedicata a letture divertenti e allegre e consiglierei i libri di Fabio Genovesi perché quando si riapre avremo bisogno di ridere, non di piangere”.