Appalti truccati all’Asl, nei guai un altro imprenditore: sigilli a 6 società, terreni e a una villa di lusso

15 dicembre 2020 | 12:23
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Appalti truccati all’Asl, nei guai un altro imprenditore: sigilli a 6 società, terreni e a una villa di lusso
Appalti truccati all’Asl, nei guai un altro imprenditore: sigilli a 6 società, terreni e a una villa di lusso
Appalti truccati all’Asl, nei guai un altro imprenditore: sigilli a 6 società, terreni e a una villa di lusso

Nuovo atto dell’inchiesta che aveva portato nei guai anche la moglie e il fratello del 45enne

Un altro maxi sequestro, del valore complessivo di 750mila euro, nei confronti di beni immobili e società, riconducibili ad un imprenditore di 45 anni originario di Caserta ma residente in Lucchesia. Lo sta eseguendo in queste ore la guardia di finanza di Lucca, nell’ambito degli sviluppi di un’operazione che ha ipotizzato un giro di corruzione e appalti truccati all’Asl 3 di Napoli sud e che nel maggio scorso aveva portato, a carico del fratello e della moglie dell’imprenditore, un sequestro di beni per oltre 7 milioni di euro.

L’attività prende spunto dall’operazione Ghost Tender, condotta dal nucleo di polizia eeconomico-finanziaria di Lucca che, nel marzo 2018, sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Firenze, aveva portato ai primi sequestri di beni, all’arresto di 5 persone tra la Toscana e la Campania ed alla denuncia a piede libero di ulteriori responsabili in quanto appartenenti o fiancheggiatori di un’associazione a delinquere operativa dal luglio 2013 nella provincia di Lucca e contigua ad un clan camorristico (Casalesi – fazione Zagaria) radicato nel casertano, dedita all’illecita aggiudicazione di appalti, alle frodi in pubbliche forniture ed al riciclaggio.

Nell’ambito delle indagini era stato individuato un gruppo che, per gli inquirenti, ruotava attorno ad imprenditori edili residenti in provincia di Lucca e Caserta i quali, utilizzando prestanome e società compiacenti, molte delle quali “apri e chiudi”, si aggiudicavano decine di appalti della Asl 3 di Napoli Sud (con sede a Torre del Greco) – per milioni di euro – in relazione a commesse per lavori edili banditi con importi inferiori ai valori soglia, al di sopra dei quali sarebbe prevista la procedura ordinaria di affidamento.

A tale scopo, secondo l’accusa gli indagati avevano stabilito rapporti corruttivi con un dirigente della Asl, il quale per l’accusa non solo aveva aggiudicato l’appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma aveva addirittura sempre stando agli inquirenti consentito al sodalizio di conseguirne il pagamento pur in assenza di qualsivoglia esecuzione dei lavori. In questo modo, le imprese riconducibili al gruppo criminale erano risultate, a turno, aggiudicatarie di numerosi appalti per lavori falsamente attestati come avvenuti, ma di fatto in gran parte non eseguiti.

Il procedimento penale relativo ai fatti finora esposti vede attualmente in corso di svolgimento la fase dell’udienza preliminare.

Le indagini patrimoniali, coordinate dalla Procura della Repubblica di Firenze e svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lucca, hanno ipotizzato la pericolosità dell’imprenditore sottoposto ad indagini, in quanto ritenuto “indiziato” sia di reati commessi “al fine di agevolare l’attività” dell’associazione mafiosa dei Casalesi – fazione Michele Zagaria, che di trarre i propri mezzi di sostentamento – sostengono gli inquirenti – “da delitti a sfondo patrimoniale”. Nel contempo è stata appurata la sproporzione del patrimonio disponibile rispetto al proprio reddito, in relazione al periodo temporale di riferimento (2013- 2019).

Sulla base delle risultanze emerse, il procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Firenze, Luca Tescaroli, ed il sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Firenze, Giulio Monferini, hanno avanzato richiesta di applicazione delle misure preventive personali e patrimoniali e l’Ufficio misure di prevenzione del tribunale di Firenze, presieduto da Raffaele D’Isa, che valutando positivamente la sussistenza dei requisiti di legge, ha emesso il provvedimento ablatorio dei beni riconducibili al proposto.

Sono in fase di conclusione le operazioni di sequestro di beni, tra Caserta e Lucca, per circa 750 mila euro, costituiti da 8 conti correnti, 6 società, 1 autovettura, terreni ed una villa di pregio. Il patrimonio sarà ora gestito da un amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Firenze.

Nei confronti degli interessati è stata già fissata l’udienza per la discussione in ordine all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale e personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno per 3 anni e 6 mesi.

L’attività svolta va ad inserirsi in una più ampia strategia, attuata dalla procura del capoluogo toscano sotto la direzione dal procuratore della RepubblicaGiuseppe Creazzo, finalizzata al contrasto degli illeciti arricchimenti anche attraverso l’applicazione della normativa antimafia.