Auto comprate con assegni falsi o rubati, condannati due fratelli dopo le truffe ai venditori

I due erano finiti nei guai nell’ambito di un’inchiesta della procura
Acquistavano auto con assegni falsi, scoperti o trafugati: confermate anche dalla Cassazione le condanne ai fratelli Pietro e Ottavio Morelli, rispettivamente a 3 anni e 2 anni e 6 mesi di reclusione. I due erano finiti nell’inchiesta giudiziaria denominata Cabriolet della procura di Lucca e il pm Aldo Ingangi che aveva seguito l’iter investigativo, a cura della polizia stradale, era riuscito ad incriminare e poi a far condannare in primo grado i due fratelli e altre due persone, giudicate separatamente.
Anche la corte d’Appello aveva poi confermato le condanne del tribunale lucchese e ora giorni fa è arrivata la pronuncia definitiva degli ermellini. La banda secondo i giudici era stata ritenuta responsabile di associazione per delinquere, con diversi episodi di truffa contestati e il reato di calunnia. I componenti dell’organizzazione, stando alle risultanze processuali, si fingevano intermediari nella compravendita di auto e agivano in modo rapido e senza scrupoli. Direttamente sul web, oppure utilizzando riviste specializzate del settore, prima individuavano persone che avevano inserito annunci di vendita di auto, successivamente le contattavano, fissavano un incontro e proponevano un pagamento immediato, con assegno bancario. I venditori, a volte persone in difficoltà economiche per svariati motivi, accettavano l’affare, e la compravendita si svolgeva sempre molto rapidamente anche perché i compratori dicevano di doversi spostare al più presto in altre città per questioni di lavoro quindi l’affare andava concluso il più velocemente possibile. Ma gli assegni erano a vuoto, falsi o risultavano smarriti. Le auto venivano poi rivendute, con documenti falsificati, a concessionarie e privati in un raggio d’azione che comprendeva Lucca, Pistoia, Livorno e Massa Carrara. Le condanne ora sono passate in giudicato.