Continue emorragie dopo l’intervento di addominoplastica, i medici dovranno risarcire il paziente

Condannata l’equipe di una clinica privata della Lucchesia per un fatto che risale a 11 anni fa: errata anche l’incisione prima dell’operazione
Era ricoverato in una clinica privata della Lucchesia per un intervento di riduzione della pancia, addominoplastica in gergo tecnico, per risolvere alcuni inestetismi che ormai non sopportava più. Ma quello che non poteva sapere era ciò che sarebbe successo dopo. I sanitari sbagliano l’intervento e ora, a distanza di 11 anni, dovranno risarcirlo dei danni subiti.
La casa di cura e i due medici che lo hanno avuto in cura sono stati condannati in solido a pagare circa 40mila euro più circa 9mila euro di spese processuali. Questo ha stabilito il giudice Eleonora Polidori del tribunale di Lucca con la sentenza pubblicata nei giorni scorsi.
L’uomo era stata accolto nel mese di luglio del 2011 nella clinica privata della Lucchesia per l’intervento di chirurgia estetica ma subito dopo aveva iniziato a soffrire di dolori che lo tenevano sveglio e non gli consentivano di dormire. Ma solo a ridosso di Natale dello stesso anno dopo un secondo intervento in un’altra sede è riuscito a risolvere parte dei suoi problemi. All’inizio era stato curato dalla struttura con farmaci antidepressivi. Un collegio di periti durante il processo invece ha poi stabilito che gli ematomi erano dovuti a una scorretta esecuzione dell’intervento e soprattutto alla posizione dei punti di sutura e delle garze. Si legge in sentenza: “In definitiva, dunque, sussistono in capo ai sanitari che ebbero in cura il paziente, evidenti e gravi profili di responsabilità professionale, per avere questi ultimi cagionato, con condotta chirurgica imperita ed imprudente, un peggioramento delle condizioni di salute, sia sul piano fisico, per la non corretta esecuzione dell’addominoplastica, sia sul piano psichico, per l’istaurarsi di un disturbo dell’adattamento con ansia di grado lieve”.
Le evidenti criticità nell’esecuzione dell’atto chirurgico, infatti hanno originato nel paziente non soltanto un danno di tipo estetico, per tutte le ragioni sopraesposte, ma anche una problematica psichica reattiva agli inestetismi riportati. E inoltre si era dovuto sottoporre anche a ben 7 trasfusioni per la perdita di sangue interno che avevano provocato i dolorosi ematomi. L’intervento non era terapeutico ma solo di carattere estetico e i danni riportati sono stati quantificati dal giudice a seguito della relazione prodotta in giudizio dai periti incaricati dallo stesso tribunale.
L’emorragia post operatoria in pratica poteva essere evitata, da qui la condanna al risarcimento. Scrivono i periti del Tribunale: “Preliminarmente, si osserva che l’incisione è stata eseguita in maniera non conforme alla tecnica chirurgica richiesta per effettuare l’intervento di addominoplastica. Le leges artis, infatti, prescrivono di effettuare un’incisione trasversale nella parte più caudale dell’addome, ovvero immediatamente al di sopra della regione pubica, nella previsione che all’esito dell’intervento residui una sottile cicatrice di andamento trasversale situata poco sopra il pube e pertanto facilmente occultabile dalla biancheria intima. Nel caso di specie, l’esito cicatriziale residuato sulla persona risulta collocato circa 14 centimetri sopra la radice del pene. L’esito cicatriziale, in considerazione dell’ampio lasso di tempo intercorso, deve considerarsi oggi stabilizzato e soltanto parzialmente emendabile con un nuovo intervento chirurgico”.
La cicatrice si vedrà e da questa risultanza processuale è emersa la parte più cospicua del risarcimento.