Medici di una clinica privata indagati dopo la morte di un’anziana, i familiari della vittima: “Vogliamo risposte”

I legali: “A quasi un anno dal decesso non sono depositate le consulenze e i parenti non sanno più nulla”
Sono in apprensione i familiari di una anziana 95enne deceduta in circostanze da chiarire dopo una degenza per riabilitazione in una clinica privata della Lucchesia. A quasi un anno dalla morte non hanno ancora avuto risposte dalle indagini e chiedono alla procura di fare definitivamente luce sul caso che hanno portato all’attenzione della magistratura con una denuncia per presunte lesioni e maltrattamenti alla madre, nella struttura privata dove era stata ricoverata.
Lo fanno attraverso i loro legali, gli avvocati Eleonora Romani ed Elisabetta Della Santa, che ricostruiscono la vicenda che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tre professionisti della clinica. La denuncia era stata presentata dal figlio il 7 luglio di un anno fa, qualche giorno prima della morte della madre, l’11 luglio del 2022.
“La procura – ricordano i legali della famiglia – iscriveva nel registro degli indagati tre professionisti della clinica privata stessa ed incaricava il medico legale di eseguire l’autopsia e gli accertamenti tecnici irripetibili al fine di accertare le cause del decesso. Ad oggi, nonostante il lungo tempo trascorso, ai congiunti della vittima non è ancora stata trasmessa la consulenza tecnica né questa risulta depositata presso la procura. Il pm ha richiesto la proroga delle indagini stante, appunto, il mancato deposito di questa documentazione indispensabile ma, ad oggi, ancora non è stato depositato alcunché. Comprensibilmente, i famigliari della defunta versano nel più profondo sconforto poiché, a quasi un anno dalla morte della loro amata mamma e nonna, non hanno ancora ricevuto una risposta”.
Secondo quanto era stato ricostruito nella denuncia, la signora di 95 anni era in ottime condizioni ma poi, a seguito di una frattura, era finita in una clinica privata della Lucchesia e nel giro di poco era morta, forse a causa di una sepsi partita dalle piaghe da decubito.
Tutto comincia quando la signora di 95 anni, perfettamente autonoma e lucida, una mattina mentre stava facendo dei lavori in casa, si rompe tibia e perone in un incidente domestico. La donna finisce al pronto soccorso dell’ospedale di San Luca, dove viene medicata e ingessata per sanare la frattura. In quell’occasione i medici del San Luca (struttura estranea ai fatti narrati) scrivono nel referto che la 95enne, al di là della frattura, concettualmente gode buona salute ed è lucida e sana di mente.
La famiglia, dopo l’incidente domestico, potendosi permettere di sostenere anche una spesa non indifferente, per accelerare e migliorare il processo di guarigione e riabilitazione decide di mandare la 95enne in una casa di cura della Lucchesia, dove sarebbe dovuta rimanere fino alla guarigione della frattura, compresa la riabilitazione motoria. E qui cominciano i problemi. Le condizioni di salute della donna peggiorano rapidamente, sia dal punto di vista fisico sia mentale, compaiono le piaghe da decubito, si alletta e inoltre comincia ad essere anche confusa mentalmente, questo almeno è quanto rilevano i familiari durante le sporadiche visite e alla fine, dopo un mese di degenza nella casa di cura, i parenti si decidono a trasferirla in una Rsa (residenza sanitaria assistita) della Piana dove arriva a fine maggio.
Nella nuova struttura, estranea ai fatti giudiziari, la donna viene visitata e il personale rileva che versa in cattive condizioni igieniche, tanto da avere le mani sporche di feci e pezzi di cotone sporco sul corpo, forse rimasti da precedenti medicazioni. Poi il personale della Rsa rileva che ha piaghe da decubito importanti, che risponde agli stimoli se chiamata ma si lamenta, ma anche che è estremamente dolorante al tatto in gran parte del corpo ed è agitata. Inoltre nella Rsa della Piana il personale rileva e scrive, che la donna è stata dimessa dalla casa di cura senza un referto e che apparentemente non ha nessuna terapia. Dalla Rsa parte anche un’informativa inviata alla Asl e all’Acot, l’agenzia dell’ospedale che ha come scopo quello di raccordare i servizi sanitari e sociali in un’azione comune di sostegno al malato dopo le dimissioni, ma questo potrebbe essere un atto dovuto.
Insomma, dopo un mese di degenza nella prima casa di cura, lo scenario rispetto al referto dei medici del San Luca è completamente mutato: da una persona in salute, se pur 95enne, ora si parla di una persona malata e allettata. Quindi apparentemente, ma questo lo dovrà stabilire la magistratura nel corso delle indagini, nel mese di maggio 2022 trascorso nella casa di cura la situazione è precipitata e forse qualcosa nell’assistenza e nei trattamenti sanitari non è stato fatto correttamente o è andato storto, fatto sta che dopo il referto di accesso alla seconda Rsa che accoglie la paziente, i familiari si rivolgono agli avvocati, convinti che la loro parente non sia stata trattata con la dovuta cura, ma anzi si siano andati perfezionando dei comportamenti quanto meno inappropriati e che hanno causato poi un deperimento della condizioni di salute e che hanno portato la 95enne ad un repentino e forte e aggravamento.
Purtroppo l’11 luglio 2022 la signora muore e a quel punto viene depositata una denuncia alla procura della Repubblica verso la casa di cura che a fine aprile aveva accolto la 95enne.
Era stata anche stata eseguita l’autopsia sul corpo della donna da parte del medico legale su disposizione del pm, alla presenza dei periti di parte sia dei medici al momento coinvolti nella vicenda sia dei familiari. Consulenza e referto però, stando agli avvocati della famiglia, non sarebbero ancora stati depositati.