Carcere di Lucca, tanti casi di autolesionismo e crescono le terapie farmacologiche per ansia e depressione

11 luglio 2023 | 12:47
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Carcere di Lucca, tanti casi di autolesionismo e crescono le terapie farmacologiche per ansia e depressione

I dati dal San Giorgio in attesa della nomina del nuovo garante comunale dei detenuti. Severi: “Necessario implementare l’inserimento in progetti lavorativi”

Carcere di Lucca, in attesa del nuovo garante comunale dei detenuti le problematiche all’interno dell’istituto restano preoccupanti e in alcuni casi anche gravi.

Troppi infatti i casi di autolesionismo e oltre la metà ricorre a terapia farmacologiche per ansia e depressioni. Spazi angusti, poco lavoro e sovraffollamento continuo tra i problemi principali che creano condizioni al limite e negli anni passati non sono mancati episodi di violenza ed esasperazione, stando agli ultimi dati disponibili. Le condizioni dei carcerati dovrebbero essere tali da rispettare sempre il noto articolo 27 della Costituzione: Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Lo scorso 15 giugno è stata presentata al Parlamento la relazione annuale del garante dei detenuti che contiene anche i riferimenti regionali e dei vari garanti locali, a livello comunale. Il pianeta carcere è un mondo a sé e le problematiche sono sempre molteplici a seconda dell’istituto ma in generale manca una riforma nazionale dell’ordinamento penitenziario e anche investimenti nell’edilizia sia per nuove costruzioni sia per le ristrutturazioni di quelle già esistenti. Il carcere di Lucca è al momento privo di un garante perché dallo scorso anno è scaduto l’incarico all’avvocato Alessandra Severi e l’amministrazione comunale ha pubblicato il nuovo bando lo scorso 5 maggio per cui nei prossimi giorni si dovrebbe il nome del nuovo garante comunale dei detenuti.

Il San Giorgio nel cuore del centro storico è la casa circondariale cittadina. Dal 1520 l’edificio ha ospitato un convento di monache di clausura per diventare, in epoca napoleonica, un penitenziario. Maria Luisa di Borbone, nel 1815 lo trasforma in Casa di Correzione. Il carcere di Lucca è ricordato soprattutto e per aver ospitato il noto jazzista Chet Baker, che nel 1960, vi trascorse sedici mesi dopo che era stato arrestato in Toscana. In quel periodo, sotto le mura cittadine in tanti si riunivano per ascoltare Baker che suonava la tromba nella sua cella. Alcuni ricordano quando Henghel Gualdi, con il suo clarino e quattro accompagnatori improvvisò, sotto il carcere, un concerto per l’amico recluso, che fu però interrotto dagli agenti. Attualmente vive una fase difficile tanto che il dibattito se costruire un nuovo carcere, fuori le mura, o proseguire le ristrutturazioni è sempre al centro del dibattito politico e sociale. Ma in questi giorni di caldo estremo le condizioni dei detenuti non saranno delle migliori.

Al San Giorgio infatti gli spazi sono uno dei problemi principali. I dati dell’ultimo report sul carcere di Lucca (dello scorso anno e relativo al 2021) sono decisamente preoccupanti. Su una popolazione media di 75 detenuti per una capienza certificata dal ministero di 63 posti, nel 2021 in 29 si sono resi protagonisti di atti di autolesionismo, e in 3 hanno provato a togliersi la vita e in 48 fanno regolarmente terapia farmacologica per varie forme di ansia e depressione. Insomma un quadro non proprio roseo. Nessun dato ufficiale recente è potuto confluire nel report nazionale del 2023 perché come detto il posto di garante comunale è vacante da oltre un anno. Un altro dato relativo alle ristrutturazioni, sempre nella relazione dello scorso anno, fa il paio con gli spazi angusti e il perenne sovraffollamento, si legge infatti nel report: “Rifacimento dell’impianto di areazione per il fumo, passeggi e del manto erboso del campo da calcio. Inoltre, è in corso di realizzazione una sezione totalmente dedicata alla socialità (l’VIII) che verrà dotata anche di refettori”.

Se a tutto questo si aggiungono gli episodi di violenza nei confronti della polizia penitenziaria, degli anni recenti, si possono tirare un po’ le somme sulle condizioni del carcere di Lucca e dei detenuti e proporre alcune linee di riflessione e analisi se non vere e proprie soluzioni o vie da seguire. Le persone sono private della loro libertà per non essere più in grado di nuocere alla società, a vario livello e titolo ovviamente, ma le loro condizioni di vita anche se in un mondo parallelo sono da sempre un problema non risolto e da risolvere per non consegnare alla società persone peggiori di prima o in molti casi fare anche il gioco della criminalità organizzata che tende a controllare anche e soprattutto le carceri proprio per il malcontento diffuso, proprio come accade fuori dai penitenziari.

Il commento e l’analisi dell’ex garante comunale dei detenuti di Lucca, l’avvocatessa Alessandra Severi

“Il consiglio comunale di Lucca – ricorda Alessandra Severi – mi ha nominata Garante dei diritti dei detenuti il 9 aprile del 20129 e gli anni in cui ho rivestito il ruolo di Garante dei detenuti sono stati caratterizzati anche dall’emergenza Covid. Rispetto ai primi mesi di attività, durante il lockdown ed anche in seguito mi sono trovata ad affrontare una serie di nuovi problemi in emergenza, perché la situazione pandemica da covid nel mondo della privazione della libertà ha comportato ulteriori chiusure e restrizioni intensificando bisogni e urgenze alle quali non è stato sempre facile trovare immediate ed opportune soluzioni. Da fine febbraio 2020  molti sono stati i provvedimenti adottati a livello nazionale, regionale e locale per fronteggiare l’emergenza, ed in particolare, relativamente alla comunità penitenziaria,  l’applicazione delle circolari Dap ha generato violente proteste in molti Istituti penitenziari e forte malumore anche nella casa circondariale di Lucca. Il monitoraggio della casa circondariale di Lucca è stato costante anche il quel periodo così delicato, anche se a distanza, ma reso possibile dalla collaborazione con l’area sanitaria, in particolare con la dottoresssa Perugino,  con l’area educativa la dottoressa Ghiloni e la dottoressa Giannecchini che ringrazio, gli agenti di polizia penitenziaria e tutta l’amministrazione del San Giorgio“.

Il periodo dell’emergenza sanitaria ha rappresentato per me un momento di complessità nell’organizzazione delle mansioni; l’accesso limitato all’Istituto e la poca adattabilità iniziale a svolgere il lavoro da remoto hanno generato necessariamente nuove modalità di intervento, che nella fase iniziale hanno avuto bisogno di altri tempi e modi. Il collegamento con le persone detenute è stato garantito settimanalmente con le videochiamate, una volta in cui tale possibilità è stata introdotta. Per un lungo periodo la mia figura di Garante ha rappresentato un punto di incontro tra il dentro e il fuori: ho ricevuto ed accolto le più disparate richieste. Completamente diverso era lo scenario, e i miei stessi obiettivi, dopo l’emergenza. La casa circondariale di Lucca è una realtà piccola, le persone detenute difficilmente superano il centinaio e molto potrebbe esser fatto per loro e specialmente per l’intera comunità. L’uscita dal carcere da parte delle ormai ex persone detenute non sempre corrisponde ad un reinserimento all’interno della società. Capitano a volte situazioni per le quali ci siano nuovi problemi con la legge e ricadute, con il conseguente ritorno nelle carceri. Questo fenomeno è chiamato recidiva e in Italia il tasso di recidiva degli ex detenuti si aggira intorno al 70 per cento, il che significa che più di 2 persone su 3, una volta uscite dal carcere, commettono ulteriori crimini e devono scontare un’altra pena in carcere. Tale dato necessariamente deve imporre una riflessione sul “senso della pena” e sulla sicurezza in generale. Nel carcere di Lucca, per dimensioni e possibilità potrebbe esser fatto molto, ad esempio intercettare le capacità delle singole persone detenute e pure i loro bisogni quando ancora stanno scontando la pena, in modo tale da garantire un rientro in società con basi solide da cui poter ripartire. Sempre i dati statistici dimostrano che le persone detenute che intraprendono percorsi alternativi/lavorativi difficilmente reiterano il reato”.

“A Lucca, come in tutte le carceri – conclude – a mio avviso sarebbe importante implementare l’inserimento delle persone detenute in progetti lavorativi di vario tipo, ad esempio comunali, riprendere le attività di pulizia del verde pubblico come già avvenuto in passato, o altre attività a beneficio dell’intera città, sviluppare sinergie tra carcere e Comune, per permettere di conoscere all’esterno San Giorgio e per far entrare nella casa circondariale tutte le persone volontarie e non che hanno il desiderio di comprendere questa realtà così diversa e apparentemente così lontana. Solo entrando in carcere, respirando quel mondo parallelo, vedendo le criticità e percependo il dolore, ci si rende conto della complessità del quotidiano dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria, invito pertanto le Istituzioni a programmare una visita a San Giorgio. Sono consapevole inoltre delle difficoltà strutturali e della carenza di organico, ma mi auguro che anche quello di Lucca possa diventare un carcere di eccellenza come molti presenti in Toscana”.