Portano via l’auto a un uomo per recuperare un credito di droga: condannati in tre

Inammissibile il ricorso per Cassazione che chiedeva una diversa qualificazione del reato e pene meno severe

Rapina e tentata estorsione, confermata la condanna per una banda composta da due persone di origine albanese e di una di origine marocchina.

I tre, secondo quanto ricostruito in primo e secondo grado, per recuperare un debito legato allo spaccio di stupefacenti hanno aggredito un uomo, sottraendogli l’auto con violenza e minaccia, affermando che avrebbe riavuto il veicolo solo se avesse procurato loro un incontro con il debitore, da cui l’accusa di tentata estorsione.

Le obiezioni poste dalla difesa si sono basate sulla mancata qualificazione del reato come esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, invece che rapina, sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, sul vizio di motivazione per l’applicazione della pena e sulla valutazione delle prove in ordine al reato di spaccio di stupefacenti, un altro dei reati per cui uno dei tre era stato condannato.

Motivi di ricorso tutti rigettati dalla Corte che, in particolare in ordine alla pena la definisce in un caso “tenuto conto della gravità dei fatti e della personalità, straordinariamente mite”.

I tre ricorrenti, quindi, dopo la dichiarazione dell’inammissibilità del ricorso sono chiamati a pagare le spese processuali, 3mila euro alla Cassa delle Ammende e oltre 3500 euro alla parte civile per le spese di rappresentanza e difesa sostenute nel giudizio.

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