Sciopero dei balneari, in Versilia aderisce 1 stabilimento su 4: totale serrata a Lido di Camaiore

A Viareggio circa 20 gestori si sono uniti alla protesta
Sciopero dei balneari, in Versilia uno stabilimento su quattro ha scelto di tenere gli ombrelloni chiusi questa mattina (9 agosto) dalle 7,30 alle 9,30, aderendo così alla mobilitazione nazionale lanciata da Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti. Il settore chiede infatti al governo di prendere iniziativa e di fare chiarezza sulle concessioni in scadenza a fine anno.
A pesare sui numeri dell’adesione allo sciopero la totale serrata dei bagni di Lido di Camaiore, i cui gestori hanno deciso di aprire gli ombrelloni solo dalle 9,30 a differenza degli altri colleghi di Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta. A Viareggio, a sorpresa rispetto a quanto preannunciato, circa 20 stabilimenti balneari si sono uniti alla protesta. I clienti più mattinieri potevano comunque aprirsi l’ombrellone da sé e l’assistenza dei bagnini era garantita.
“A Lido – dice Luca Petrucci, presidente di Sib Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara – quasi tutti hanno compreso l’importanza di questa azione e la necessità di lanciare un segnale di disagio al Governo, invitandolo a mantenere le promesse fatte a suo tempo. Mi piace rimarcare come alla protesta abbiano aderito anche stabilimenti con tende che, nell’impossibilità di chiuderle, hanno aderito chiudendo i lettini. Si parla di un’adesione, al Lido, superiore al 90 per cento. Nelle altre località della Versilia i dati sono più bassi, ma comunque superiori alle aspettative. A Viareggio, per esempio, abbiamo notizia di una ventina di stabilimenti che hanno partecipato, al contrario delle notizie emerse alla vigilia che parlavano invece di un no compatto alla nostra protesta”.
“Diversi imprenditori di Marina di Pietrasanta e Forte dei Marmi – insiste il presidente Sib Lucca Massa Carrara – si sono rivolti a noi nelle ultime ore, chiedendo locandine da affiggere nei loro bagni, quindi possiamo dire che la protesta abbia abbracciato l’intero litorale versiliese. Il primo obiettivo è stato centrato: far parlare del problema l’opinione pubblica. Adesso la palla passa al Governo, dal quale ci aspettiamo risposte rapide e concrete”.
“Anche se a Forte dei Marmi lo sciopero non ha avuto grandi adesioni, per noi che siamo una città turistica, si tratta di un evento importante e allo stesso tempo preoccupante – ha detto il sindaco Bruno Murzi -. Pensare che una categoria, quella dei balneari, che fornisce servizi ai turisti e cittadini, trovandosi in una situazione di assoluta incertezza a causa dell’inadempienza della politica, sia costretta a ricorre ad atti così eclatanti come quello di uno sciopero degli ombrelloni è un fatto grave e allarmante. Come sindaco di Forte dei Marmi, come cittadino, come fortemarmino mi sento in dovere di dare la massima solidarietà alle famiglie storiche balneari di Forte dei Marmi, e farò di tutto, se dovessimo andare alle aste, per costruire insieme un percorso che riconosca la storicità, l’esperienza, la professionalità e soprattutto il fatto che per la maggior parte di loro, le attività balneari siano l’unica fonte di sostentamento”.
“Mi metto nei loro panni e comprendo molte delle loro aspettative e promesse mancate nel tempo. La maggior parte di queste famiglie gestiscono i bagni da più di cento anni e su questo hanno creato la propria esistenza e quella dei propri familiari. Nessuno di noi penso che potrebbe dormire sonni tranquilli se da domani improvvisamente dovesse cambiare il proprio sistema di vita ed essere azzerata la fonte di lavoro – prosegue -. Forte dei Marmi deve la sua storia e il suo successo anche e soprattutto alle famiglie dei balneari che hanno contribuito con il proprio lavoro, inventiva, ospitalità alla notorietà turistica del nostro Paese e noi come fortemarmini tutti non possiamo dimenticarcene. È troppo semplice oggi dire facciamo le aste, come se fosse una panacea, la soluzione. Un punto fondamentale da considerare è che se le aste saranno sono soltanto una gara economica, non ci sarà concorrenza perché famiglie di lavoratori non potranno mai competere con grandi imprenditori, catene alberghiere o fondi di investimento. È per questo che come Comune, con l’organismo che siamo andati a costruire, cercheremo di costruire delle regole, dal momento che il Governo non ha dato finora indicazioni, che tengano conto dell’importanza, della storicità, dei diritti non formali, ma certamente delle aspettative che hanno un forte e valida motivazione in coloro che hanno gestito i bagni e ci hanno trascorso tutta una vita”.