“Giù i muri”, il dramma del popolo Saharawi nel dibattito a Lucca

11 giugno 2016 | 18:12
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“Giù i muri”, il dramma del popolo Saharawi nel dibattito a Lucca

E’ stata una riflessione sui “muri” del nostro tempo, quella di ieri pomeriggio (10 giugno) a Lucca, per ricordare in particolare il caso della Repubblica Araba Saharawi Democratica, che da 40 anni vive in esilio. Un muro lungo oltre 2700 chilometri, divide fisicamente il popolo saharawi tra coloro che sono rimasti sotto il regime dell’occupazione Marocchina, e coloro che, riusciti a sfuggire ai bombardamenti del 1976 si sono rifugiati in un fazzoletto di deserto in territorio algerino: i campi profughi di Tindouf.

“Quella sistemazione temporanea – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – è ancora lì presente, a ricordare il fallimento della politica internazionale sulla giustizia e sulla pace. Anche dopo il cessate il fuoco imposto dall’intervento dell’Onu nel 1991, e la missione dei caschi blu presente nel Sahara Occidentale, la situazione non si è risolta e il popolo Saharawi non ha potuto esercitare il suo diritto all’autodeterminazione”.
L’iniziativa, promossa dall’associazione lucchese di solidarietà con il popolo saharawi in collaborazione con il Forum provinciale della Cooperazione internazionale, con il patrocinio del comune di Lucca, è stata coordinata dall’assessore Enrico Cecchetti, da anni impegnato e attento osservatore delle questioni di cooperazione internazionale.
Luciano Ardesi, presidente nazionale dell’associazione di solidarietà con il popolo Saharawi ha ripercorso la storia di questi 40 anni a partire dal ricordo del suo Presidente, Mohamed Abdelhaziz scomparso pochi giorni fa. “Un uomo – spiega l’associazione – che ha saputo tenere unito un popolo pur diviso dal muro, che ha lavorato per costruire ponti, sia verso i paesi Africani che verso l’Europa, instancabile nelle relazioni internazionali e nella mediazione con il suo popolo al fine di evitare inutili spargimenti di sangue. Ha lavorato per costruire una soluzione diplomatica che realizzasse quanto i più altri Tribunali internazionali della Giustizia hanno sancito da anni con sentenze: l’illegalità dell’occupazione marocchina e il diritto dei Saharawi all’autodeterminazione”.
Valentina Pagliai, esponente della Fondazione Robert F.Kennedy Human Right Italia, ha ricordato che “dal 2008 la fondazione sostiene la lotta pacifica dei Saharawi che vivono nei territori occupati del Sahara Occidentale, con missioni sul campo, rapporti sulla violazione dei diritti umani e un grande lavoro di informazione e sensibilizzazione nelle istituzioni politiche di tutto il mondo, a partire dall’America loro sede principale, (parlamenti, governi)”.
Chiara Pellicci, giornalista, ha portato nel dibattito la realtà di un altro popolo, che ha alcuni aspetti comuni a quello Saharawi, il popolo Palestinese. Con il racconto di alcune storie di vita reali, ha presentato gli effetti drammatici del “muro” in Palestina, nella vita quotidiana delle persone. Da un lato considerato muro di apartheid, dall’altro barriera di protezione, risulta un’opera illogica, violenta e contorta come l’andamento del suo percorso.