A luglio il Lu.C.C.A. apre le porte alle fotografie di Sergio Fortuna

28 giugno 2017 | 08:54
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A luglio il Lu.C.C.A. apre le porte alle fotografie di Sergio Fortuna

È un creatore di narrazioni visive che trae spunto dal quotidiano facendolo diventare straordinario Sergio Fortuna, il fotografo toscano di origine umbra che esporrà con una sua mostra personale dal titolo Metafisica dell’ordinario, a cura di Maurizio Vanni, negli spazi del Lu.C.C.A. Lounge & Underground dall’8 luglio al 3 settembre, con ingresso libero. L’inaugurazione alla presenza dell’artista si terrà venerdì 14 luglio alle 17,30.

Non c’è in Fortuna la volontà di ricercare la perfezione dello scatto per rendere immortale un momento unico e irripetibile, ma un lavoro di vera e propria costruzione che nasce spesso dalla giustapposizione di immagini e dalla scomposizione della forma. Nei suoi scatti ricompone un universo ideale, mai uguale a se stesso, figurativo e astratto, vero e verosimile. “Con la sua simbiosi tra scatto fotografico tradizionale e contaminazione digitale – scrive il curatore Maurizio Vanni –, giunge a immagini di sintesi in grado di trasformare gli atomi invisibili di un soggetto ancora riconoscibile in ulteriori aspetti della realtà. Fortuna trae dalle crepe di un vecchio muro, dalle asimmetrie di una parete, dalle iconografie di celebri capolavori del passato o dalle semplici sovrapposizioni di due o più scatti, situazioni ed eventi visivi che, come una sorta di eclisse in positivo – la luce si sovrappone all’oscurità del superficiale – fanno scomparire almeno per un istante un mondo sensoriale fatto di sole apparenze”.
La rappresentazione del quotidiano, che guarda con occhio attento, curioso e intraprendente, è la sua base di partenza, ma nelle sue fotografie il soggetto viene riprodotto non più per come è, ma per come potrebbe essere, e per questo collocato in un contesto non abituale. “Ogni sua opera – sottolinea Vanni – si propone come una totalità indivisibile. Lo spazio apparentemente innaturale prende origine da una particolare dimensione interna: un mondo concluso, ma al tempo stesso irraggiungibile, che si predispone alla possibilità visiva solo attraverso un attacco irrazionale, supportato da una nuova e soggettiva identità. Ne scaturisce una composizione originale sulla quale il fotografo può agire con sviluppi imprevedibili e talvolta illogici: metamorfosi percettiva nella metafisica dell’ordinario”.