Altro giro, atro successo: la seconda tappa del Lucca Summer Festival spalanca le braccia all’electronic rock degli Imagine Dragons e fa il botto. Le code ai margini di piazza Napoleone, fin dal mattino, equivalgono a circa 12mila fan finalmente in paradiso al cospetto della band di Las Vegas, trainata dal frontman Dan Reynolds, lealmente accompagnato da Ben McKee, Wayne Sermon e Daniel Platzman.
Nessun problema sul fronte sicurezza: malgrado la folla non si registrano emergenze, segno che la macchina organizzativa, su questo fronte, è stata sufficientemente oliata. Il disagio vero, semmai, riguarda i malori in serie, che si protraggono dal tardo pomeriggio fino a concerto inoltrato: i soccorsi intervengono tre volte durante la performance, per rimettere in sesto, per lo più, giovani che non hanno retto allo sforzo di un giorno sotto la canicola per guadagnarsi la prima fila. Nulla di trascendentale comunque, perché le cure sono state, in tutti i casi, rapide e corroboranti.
E poi c’è il concerto. La scaletta è un mix emozionale che attraversa l’album del successo, Night Visions, e si incunea nel recentissimo Believer, con le hit Thunder (che apre il concerto), Whatever it takes e l’omonima Believer. Il lavoro, appena rilasciato, è un contorno potente per i pezzi più conosciuti della formazione statunitense: il pubblico, di fatti, intona senza tentennare Demons, Bleeding Out (solo un breve accenno) e soprattutto Radioactive (acclamatissimo pezzo di chiusura) e tutte le altre creature che hanno aperto la porta scorrevole del successo dal lato giusto ai quattro cavalieri dell’alternative rock. Reynolds, decine di Grazie ed una bandiera dell’Italia che gli corre intorno alle spalle, dispensa messaggi d’amore reciproco ed anche un ringraziamento speciale a Lucca: “Mia moglie ed i bambini sono stati bene qui, giriamo questa bellissima città ormai da due giorni. Grazie per l’accoglienza”.
L’intrinseca moderazione lucchese, almeno per una sera, lascia spazio ad una folla multietnica (ci sono fan calati da ogni parte d’Italia, sì, ma anche moltissimi stranieri, specialmente anglofoni) trascinata da una serata energica, mai banale, grondante di spunti. Perché gli Imagine Dragons, mentre soppesano i fasci di luce pompati da migliaia di cellulari in direzione del palco, sono perfettamente consapevoli del proprio ruolo. Sanno che la loro alternatività originaria è stata forse smussata, prestata com’è alle colonne sonore di film (Me before you, Passangers) ed al passaggio in radio che prolifera senza ritegno. Eppure, proprio perché sono consapevoli, non smarriscono mai la bussola del loro talento: la capacità di passeggiare in equilibrio tra la potenza più assoluta e la delicatezza che spesso non sta di casa tra i rocker, è circostanza rara. Il pubblico lo sa. Loro lo sanno. Il risultato è inevitabile: cuori gonfi, gole essiccate ed una folata di nuovo che sferza una città che, probabilmente, non c’era preparata.
Paolo Lazzari
Le foto di Giuseppe Cortopassi