L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti

28 settembre 2017 | 12:45
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L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti
L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti
L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti
L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti
L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti
L’arte astratta di Mario Nigro alla Fondazione Ragghianti

Giochi di colore, geometrie e installazioni per un meraviglioso viaggio nel mondo dell’arte astratta. Al via Gli spazi del colore, la mostra di oltre 70 opere dedicata all’artista poliedrico Mario Nigro che sarà visitabile negli spazi espositivi della Fondazione Ragghianti proprio nell’anniversario del primo centenario della nascita del pittore. La mostra, che sarà esposta – a ingresso gratuito – da domani (29 settembre) fino al 7 gennaio 2018, è curata da Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione, e dalla nota storica dell’arte Francesca Pola, in collaborazione con l’Archivio Mario Nigro.

L’evento è stato presentato questa mattina alla presenza dei due curatori della mostra, del presidente della Fondazione Ragghianti Giorgio Tori e di Alberto Fontana, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Con oltre settanta opere esposte, l’obiettivo della mostra è di ripercorrere l’intera carriera dell’artista attraverso i suoi assoluti capolavori e i principali momenti di svolta, presentati in dialogo con opere di autori del contesto internazionale come i celebri Max Bill, François Morellet, Heinz Mack, Sol LeWitt, Roman Opalka, Fred Sandback e Niele Toroni. Una mostra, quella dedicata a Nigro, che continua il ciclo di esposizioni dedicate all’arte contemporanea da parte della Fondazione Ragghianti, riuscita a conquistare anche l’estero: Gli spazi del colore, di fatti, dal mese di marzo fino a settembre 2018 verrà esposta in Svizzera alla Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno.
“La mostra – spiega Giorgio Tori – si colloca in un anno di attività molto intenso da parte della Fondazione che ha visto ben tre mostre di rilievo. Con la mostra dedicata a Nigro ci immergiamo nel pieno dell’arte contemporanea: sicuramente di lettura non facile – continua il presidente – ma di notevole interesse e significato, soprattutto per comprendere a approfondire meglio la storia e l’arte del nostro tempo. La Fondazione è ricca di persone competenti e talentuose che la sostengono e sono felice che, nel tempo, sia riuscita ad avere anche una straordinaria risonanza italiana ed europea”.
“Non posso che condividere il pensiero del presidente Tori – afferma Alberto Fontana – La Fondazione è riuscita non solo a farsi notare dalla città di Lucca ma anche a lanciare uno sguardo internazionale. Siamo orgogliosi che la mostra dedicata a questo grande artista toscano sia destinata ad espatriare all’estero”.
Protagonista non solo dell’arte italiana ma anche della sua rinascita civile, essendo un uomo molto impegnato nella politica, Mario Nigro – nato a Pistoia nel 1917 ma vissuto alcuni anni anche nella nostra città – seppe dar vita a un astrattismo fortemente personale, nel quale coniugò struttura, colore, ma anche rigore e tanta inventiva. La sua lunga parabola creativa ha conosciuto una grande ricchezza di esiti, che a ogni nuovo ciclo di opere emerge in inedite soluzioni compositive, cromatiche e spaziali; ma anche un’assoluta coerenza che permette di individuare – pur nel variare dell’espressione – un’idea fondante e una poetica che restano sottese a tutto il suo operare artistico. Questa continuità nella diversità e quest’unico obiettivo perseguito nel mutare dei risultati formali sono consistiti per Nigro nella scelta di responsabilità attiva del proprio lavoro nella storia: l’esigenza di restare continuamente aderente a ciò che accadeva intorno a lui nel mondo, attraverso la traduzione in immagini di quella che, in un’intervista del 1969, egli stesso definì “una ricerca estetica come struttura intima dell’uomo”.
Grande orgoglio e soddisfazione anche, se non soprattutto, per i curatori della mostra: “Per noi è molto importante ricevere attenzione da parte dei direttori dei musei italiani e stranieri – spiega Paolo Bolpagni – Nigro era un grande inventore di immagini ma fu protagonista anche di molti drammi che segnarono la storia italiana. Oltre alle opere di altri artisti esposte all’interno della mostra a lui dedicata, possiamo notare alcune somiglianze anche con Carlo Ludovico Ragghianti, da cui la Fondazione ha preso il nome: anche lui – racconta Bolpagni – oltre ad essere uno storico dell’arte era molto attivo in politica. Nel catalogo della mostra abbiamo riportato anche una lettera inviatagli da Nigro in cui, il pittore, cercava attenzione riguardo a una mostra. La mostra – conclude – fu recensita, anni dopo, proprio da uno dei primi fondatori della Fondazione”.

La mostra. L’esposizione, descritta con cura da Francesca Pola, si apre con le prime esplorazioni e sperimentazioni astrattiste, rappresentate da un singolare nucleo di opere su carta, realizzate tra il 1948 e il 1950 e ispirate chiaramente a Kandinskij e a Mondrian.
Si passa poi ai celebri ‘spazi totali’, dipinti tra il 1952-1953 e la seconda metà degli anni Sessanta, che definiscono l’inconfondibile ‘marchio’ di Mario Nigro, riconoscibile per le caratteristiche textures, fatte di reticoli, griglie e fughe prospettiche movimentate da piani di colore di diversa intensità cromatica. In mostra ci sono anche i “collage vibratili”, ciclo esposto alla Biennale di Venezia del 1964, ma anche i primi lavori tridimensionali ‘componibili’ (‘spazi totali’ assemblati in progressione e variazioni per così dire musicali) e poi i veri interventi ambientali, come le 4 colonne prismatiche del 1966 e la Passeggiata ritmica del 1967-1968.
Troviamo dunque l’evoluzione concettuale dell’opera di Nigro, dallo ‘spazio totale’ al ‘tempo totale’, dalle opere a carattere installativo e ambientale, presentate alla Biennale di Venezia del 1968, alla ‘metafisica del colore’, come lui stesso la definisce negli anni Settanta, sino ai lavori in cui operò una progressiva sottrazione dell’elemento cromatico per giungere al ciclo dei ‘terremoti’, del 1980, suscitato dal sisma in Irpinia e ispirato alla Tempesta di Giorgione. È un nuovo Mario Nigro, che attribuisce alle sue opere indifferentemente titoli descrittivo-formali, oppure di carattere politico, personale, psicologico, sentimentale, emozionale, mitico-archetipo, musicale e persino naturalistico.
Non mancano i riferimenti alla Toscana, amata terra natale, con L’orma dell’etrusco (1980), mentre in Rivoluzione (1981) gli equilibri compositivi e cromatici sono sconvolti in linee spezzate che corrono da una parte all’altra della tela, a simboleggiare il fluire della storia.
Dagli anni Ottanta in poi si assiste a un nuovo passaggio nella pittura di Nigro, che diventa più introspettiva. Nel ciclo degli ‘orizzonti’ la linea spezzata si trasforma in una sequenza di punti, ognuno di diverso colore: è il periodo che l’artista chiama ‘della solitudine’. Sono opere che rappresentano una sorta di principio generatore della sua ultima produzione, dal 1987 al 1989, dove riprende prepotentemente campo il colore, con cromie vigorose e stesure gestuali, spesso accostate a certi esiti del Neoespressionismo. Ne sono testimonianza emblematica, in questa sede, alcuni dei ‘ritratti’ e dei ‘dipinti satanici’, nati, quest’ultimi, come moto di ribellione contro l’oscurantismo fanatico di cui era frutto la fatwa di Khomeyni contro Salman Rushdie e il suo romanzo Versetti satanici. La mostra si chiude con gli ultimi due cicli della produzione di Mario Nigro: sia nelle ‘meditazioni’ sia nelle ‘strutture’ tornano una maggiore pacatezza e una riflessione sul colore che assume caratteri di rarefazione e sospensione. Sono gli inizi degli anni Novanta; l’artista morirà nell’estate del 1992. Nell’ultima sala, alcuni studi a pastello o carboncino su carta ci presentano un approfondimento del ciclo dello ‘spazio totale’ degli anni Cinquanta, a testimoniare ancora una volta la centralità del colore nell’itinerario creativo di Mario Nigro. Per l’occasione è pubblicata, per le Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte, un’ampia monografia in italiano e in inglese con testi originali dei curatori Paolo Bolpagni e Francesca Pola e di Mattia Patti, con le schede storico-critiche di tutte le opere esposte nella mostra e con esaustivi apparati (biografia, elenco di tutte le esposizioni di Nigro e bibliografia), che ambisce a diventare uno strumento importante per l’ulteriore diffusione della conoscenza del lavoro di Mario Nigro, che fu un autentico protagonista della scena artistica internazionale della seconda metà del Novecento.

Giulia Prete