“La vedova scaltra” al teatro di S. Girolamo

Domani (9 marzo), alle 21,15, al teatro San Girolamo di Lucca proseguirà con il terzo appuntamento la terza edizione della rassegna Chi è di scena! San Girolamo 2018 organizzata dalla Fita di Lucca in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. In programma il secondo appuntamento: la compagnia teatro Studio porta in scena La vedova scaltra, commedia di George Deval ispirata La Foresta di Aleksandr Nicolaevic Ostrovskij.
Lo spettacolo. La Foresta scritta nel 1871 è insieme a Uragano il migliore lavoro di Ostrovskij e lo colloca con pieno merito tra i fondatori del teatro naturalistico russo insieme a Gogol e Griboedov, un teatro popolare caratterizzato da una forte vena satirica e perciò colpito spesso dalla censura. Mentre Čechov più tardi metterà in scena una società ormai vicina al baratro con personaggi malinconicamente impotenti, questi autori si trovano a scrivere in un tempo nel quale nobili e mercanti hanno ancora saldamente il potere nelle loro mani, così i loro personaggi, in particolare in Ostrovskij quelli femminili, devono lottare strenuamente contro ingiustizie e vetero consuetudini. Ne La Foresta, in modo assolutamente originale egli contrappone ai rappresentanti della classe dominante un attore tragico e ne fa il suo portavoce; quest’attore, accompagnato da un comico molto meno sensibile, sconvolgerà quel piccolo mondo di ricchi borghesi contrapponendo ai loro valori materiali la bellezza e la verità dell’arte reclamando per il Teatro piena dignità e attribuendogli una missione salvifica impensabile per quel tempo. Ma La Foresta è soprattutto una bella storia d’amore, un amore molto contrastato, in difesa del quale una giovane si oppone con coraggio e passione alla prepotenza della zia, una ricca vedova che vive immersa esclusivamente nel proprio ego, avara di soldi e di cuore nei confronti del prossimo ma pateticamente generosa nelle sue smanie amorose verso un giovane arrampicatore sociale. L’attualità della commedia sta nel proporre l’eterna lotta tra gli esseri umani per l’affermazione di sentimenti e valori che non hanno tempo, il suo valore drammaturgico è frutto della modernità del linguaggio e dell’intensità dei dialoghi così come del disegno accurato di tutti i personaggi, nessuno marginale in un quadro scenico che si connota con i colori del dramma per le tensioni che esplodono nei rapporti interpersonali ma che non disdegna le note brillanti e grottesche. La Foresta, non inganni il titolo, qui non è il luogo dei richiami naturalistici bensì il simbolo di una società cupa arroccata nei propri privilegi, sorda e cieca al nuovo che avanza ma nelle visionarie parole dell’attore tragico che chiudono il testo pare già di udire il rumore dei colpi d’accetta dei rivoluzionari che raderanno al suolo quella foresta e quella società.