Caparezza al Summer porta Lucca sulla Luna






Caparezza porta sulla luna Lucca e piazza Napoleone: è un vero e proprio successo il secondo appuntamento del Lucca Summer Festival. Concerto bagnato, concerto fortunato: il Capa è la sua chioma di ricci conquistano anche la piaggia, oltre ad una piazza stracolma, aggiungendo un tocco di magia a delle scenografie già spettacolari di suo. Istrionico e sui generis, Caparezza non incarna per niente lo stereotipo del cantante rap-hip hop. Con testi impegnati, ricercati e anche introspettivi, con sonorità che vanno dalla dance al rock, Caparezza può essere definito un artista a tutto tondo che, negli anni, ha saputo attrarre un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. Da novembre a febbraio Caparezza ha registrato 20 sold out, ha percorso più di 9 mila chilometri sul furgone da nord a sud dello stivale, ed ha venduto più di 125mila biglietti. Credenziali che gli sono valse il titolo di artista dell’anno. Caparezza questa sera (27 giugno) è tornato a saltare sui palchi con il suo Prisoner 709 Tour ed è stato proprio il Lucca Summer Festival ad ospitare la sua prima data estiva. L’artista ha abbracciato nuovamente i suoi fans, regalando emozioni uniche come solo lui sa fare…in un concerto che Ti fa stare bene.
Michele Salvemini, uomo e artista, prigioniero del personaggio Caparezza: il Capa ha accompagnato la folla di piazza Napoleone nel suo mondo, o meglio nella sua prigione. L’ultima creazione, Prisoner 709, è appunto un disco introspettivo in cui l’artista affronta tematiche molto personali legate a momenti psicologici tormentati che ha trascorso. 16 tracce che parlano e mettono a nudo Michele, per la prima volta fissato al centro del disco, in un percorso circolare che attraversa diversi generi musicali lungo lo stesso tema: la prigionia mentale, trattata in vari capitoli. “Non mi riconosco più, prosopagnosia, sto cantando ma il mio volto non è divertito”. Il primo brano del nuovo cd è tratto dal capitolo Reato: Prosopagnosia. Una canzone con un chiaro omaggio a L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks, il cui primo capitolo è proprio Prosopagnosia. La prosopagnosia è un deficit che impedisce ai soggetti che ne vengono colpiti di riconoscere i tratti dei volti delle persone. Caparezza ci porta nel primo capitolo della sua prigione in cui l’autore non riesce più a riconoscere sé stesso. Ma Caparezza ama stravolgere i propri spettacoli, i detenuti adesso si sono ribellati cercando di assaporare la libertà. Lo show di Caparezza in piazza Napoleone inizia con L’infinto, con una scenografia a dir poco spettacolare in uno scenario robotico. Il pubblico di Lucca si è poi infiammato cantando le note di Prisoner 709, una delle canzoni di punta del nuovo concept album. Un disco che gioca proprio sulla numerologia del 7 e del 9, 709 (sette o nove lettere), in cui lo zero rappresenta il disco. Compact o streaming, ragione o religione, frivolo o impegnato, ricorda o dimentica, libertà o prigionia: insomma, un bipolarismo tra Michele e Caparezza. Lo spettacolo prosegue con due grandi classici, Argenti vive e La mia parte intollerante. “L’ho conosciuto tipo nel 2015, visto che ancora ci convivo, brindo quindi ‘cin’. Da allora nei miei timpani ne porto i sibili, ogni giorno è come fossi di ritorno da uno show degli Ac/Dc”. Queste le parole tratte da Larsen, con cui Caparezza ha raccontato il suo disturbo a Lucca: quel fischio persistente e maledetto chiamato acufene. Un momento difficile della vita dell’artista, ingabbiato nel proprio corpo e agguantato dai fantasmi del carcere mentale. Il brano non a caso è inserito sotto il capitolo La tortura. Inutile negarlo, Caparezza possiede Una chiave per il successo: dopo le note di Sono il tuo sogno eretico e Confusianesimo (con una lavatrice sul palco che “smacchia le coscienze e lava i peccati”), Lucca è impazzita per Vengo dalla luna. “Io vengo dalla Luna, che il cielo vi attraversa, e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa”, “Torna al tuo paese sei diverso! Impossibile, vengo dall’universo”: Caparezza porta Lucca direttamente sulla luna, in un inno contro i pregiudizi e il razzismo. Dallo spettacolo ad un momento di poesia con China Town “una canzone d’amore per l’inchiostro e per la scrittura. Se ne sta lì, nero su bianco, come il quadrato di Malevich”. La platea è rimasta incantata dalla settima traccia del nuovo disco del cantante di Molfetta. In Una chiave troviamo un dialogo tra il Caparezza del presente e quello del passato, il quale affida la chiave all’artista per riuscire ad evadere dalla prigionia. Un disco geniale, poetico e aperto alla riflessione: per capire a fondo le canzoni di Caparezza non basta un solo ascolto. Sono tre gli omaggi composti dall’artista: oltre al già citato Oliver Sacks, gli altri due riferimenti del disco sono Gustav Jung e Philip Zimbardo (l’esperimento carcerario di Stanford ha dato vita a 709). L’album, così come la “prima parte” del concerto in piazza Napoleone, si apre e chiude con lo stesso brano (Prosopagnosia e Prosopagno sia!), ma le note da angoscianti si trasformano in tranquille: Caparezza, che nell’ultimo pezzo non canta, è evaso dalla prigione, i momenti difficili sono superati. Il bianco e nero vede la luce in fondo al tunnel. Dal racconto del 1968, a L’uomo che premette, passando per Goodbye malinconia, fino alla canzone più aspettata: Vieni a ballare in Puglia. Un concerto che non ha mai un secondo di tregua, con il pubblico letteralmente stregato dal Capa: uno spettacolo così se lo “possono permettere” davvero in pochi. Piazza Napoleone diventa uno scenario da videogiochi, lo show passa ad un livello successivo con le note di Abiura di me. Il pubblico poi si è immerso in un’atmosfera unica di festa con Ti fa stare bene con il simpatico pupazzo blu presente anche nel videoclip. Caparezza vola in alto sul palco di piazza Napoleone su una scopa, l’ennesima scenografia mozzafiato dell’artista. Dopo i tanti applausi, Caparezza rientra sul palco accontentando i tanti fan. E non c’è miglior finale di Fuori dal tunnel, canzone del 16 ottobre 2003 che lo ha portato alle attenzioni del grande pubblico, e un’ultima riflessione con Mica Van Gogh. Solo applausi per Caparezza, padrone incontrastato di Lucca per una sera.
Claudio Tanteri
Le foto di Andrea Simi