Via a restauro per due colonne del teatro di Elisa






Sono affiorate quasi all’improvviso, destando lo stupore degli addetti ai lavori e non soltanto: due colonne appartenenti all’antico teatro di Elisa Bonaparte vengono restituite alla collettività.
Erano rimaste a lungo nascoste dietro ad altri materiali, nel magazzino della Provincia: oggi sono state riconosciute grazie al lavoro dell’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi a Lucca”. Un’operazione complessa, presentata stamani (7 dicembre) a palazzo Ducale, condotta in particolare dall’architetto Velia Gini Bartoli e dalla storica Monica Guarraccino. Decisiva, inoltre, l’autenticazione fornita da Bernard Chevallier, massimo esperto di storia napoleonica a livello internazionale.
Per parlare del prezioso ritrovamento intervengono anche Rossana Sebastiani (per la provincia di Lucca, insieme anche al consigliere Alessandro Profetti), Roberta Martinelli (presidente dell’associazione) ed i componenti della soprintendenza Ilaria Boncompagni, Beatrice Speranza e Marcello Lera. Con loro anche i due sponsor di questa operazione: il Banco Bpm, rappresentato dalla dottoressa Elena Pieracci, ed il Rotary club di Lucca, con Vittorio Armani. A sostegno dell’operazione sono intervenute anche Fondazione cassa di risparmio e provincia di Lucca.
Le due colonne lignee, risalenti al 1800, verranno dunque restaurate e ricollocate nella zona di palazzo Ducale che, ai tempi di Elisa, ospitava il teatro di corte. Sono alte 2 metri e 18 centimetri (con un diametro di 25) e sono intagliate in legno policromo ed argento meccano. La parte strutturale, liscia, è composta da un unico blocco di legno di quercia.
Lo scorso 19 novembre è arrivato il semaforo verde per il restauro da parte della soprintendenza. “L’intervento durerà circa 4 mesi – commenta Martinelli – e le colonne verranno ripristinate nella loro sede originale, anche per far comprendere ai visitatori il loro ruolo ai tempi di Elisa”.
Un riconoscimento reso possibile anche grazie alla dettagliata descrizione presente negli archivi: “Non era possibile sbagliarsi – afferma Gini Bartoli – perché venivano descritte nei minimi particolari. Stiamo parlando di vere e proprie opere d’arte: è un primo passo per restituire una lettura precisa di come fosse il palazzo ai tempi di Elisa”.
Un plauso arriva anche dagli sponsor, con Armani che ricorda come “Il Rotary sia sempre in prima linea per restaurare il patrimonio artistico cittadino” e Pieracci che rammenta come questo sia un modo per “Rendere fruibile un pezzo di storia anche alle generazioni future”. Per la soprintendenza, ancora, si è trattata di “Una sinergia tra enti che ha consentito di recuperare oggetti di alto livello”.
Le due colonne sono intagliate in legno policromo e argento meccato, alte 2 metri e 18 centimetri e con un diametro di 25 centimetri, e risalgono agli inizi del XIX secolo. Sono testimonianza ed erano parte integrante della struttura (non più presente) del teatro che fu poi rimosso per destinare ad uso ufficio i volumi del palazzo.
Allo stato attuale, la parte strutturale, liscia, è composta da unico blocco di legno duro, con forma rastremata da cui si stagliano i capitelli corinzi e i basamenti riccamente intagliati con decorazioni a motivo vegetale (fogliame), mentre il resto della struttura è decorato con motivo a “finto marmo” di tonalità ocra gialla e venature verdastre. Sulle colonne sono ancora presenti i ganci metallici per l’ancoraggio ai parapetti. I capitelli, le basi e la decorazione che si prolunga per circa 70 cm dalle estremità inferiori sono condotte con doratura a foglia di argento su preparazione a bolo, poi “meccata” per donare un aspetto dorato alla lamina metallica. Il legno di supporto già in antichità ha subito un notevole attacco da parte di insetti che hanno deteriorato e indebolito parti di intaglio, quali i basamenti che in parte sono mancanti, e porzioni di intaglio corrispondenti ai capitelli, e sono ad oggi presenti fessurazioni longitudinali e i punti di connessione fra i segmenti compositivi sono distaccati e pericolanti.
Il 19 novembre scorso è arrivato il via libera al restauro da parte della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggi per le province di Lucca e Massa Carrara che ha visionato il progetto di restauro concordando con la metodologia di intervento proposta. La stessa Soprintendenza, oltre ad autorizzare il restauro, concede il nulla osta all’esposizione futura delle due colonne all’interno di Palazzo Ducale e si riserva di esercitare l’azione di verifica e di sorveglianza sui lavori di restauro.
“Per comprendere l’importanza che il teatro rivestì alla corte di Elisa dobbiamo leggere l’inventario del Palazzo di Lucca redatto nel novembre 1814, pochi mesi dopo la partenza della sovrana, dove tra i moltissimi arredi, manufatti e oggetti d’arte, troviamo ben sei casse contenenti costumi teatrali, ‘varj abiti da maschera, frange, trine, piume, bonnet’ – scrive Monica Guarraccino nel suo studio di prossima pubblicazione – […] Non sappiamo quanti abiti teatrali fossero giunti direttamente da Parigi al momento dell’arrivo di Elisa il 14 luglio 1805, sappiamo però che moltissimi furono confezionati a Lucca negli anni seguenti all’interno della Guardaroba installata a Palazzo, come documentano le carte dell’archivio di stato”.
“Elisa è soddisfatta del suo ruolo di sovrana, ama Lucca, che descrive come la città d’Italia più colta ed elegante e la sua piccola corte che, pur conoscendo ancora poco l’etichetta, proprio attraverso il teatro potrà raffinare i modi e migliorare la conoscenza della lingua e letteratura francese, come testimoniano alcune lettere da lei scritte ad Ortensia e Luciano nell’estate. A settembre 1805 Elisa ha già messo in scena diverse tragedie, che già conosceva per averle interpretate in passato con Luciano, tra cui le sue preferite Les Folies amoureuses di Regnard e Bajazet di Racine, e per quest’ultima usa il costume indossato a Parigi, un corsetto di cachemire turco ricamato in seta su un abito in seta a fondo oro, con una sopraveste in tulle ricamata in argento. “Il teatro inoltre rivestiva un importante ruolo pedagogico poiché in una società dove l’analfabetismo era molto alto, riusciva a rivolgersi anche a chi non sapeva leggere, inoltre dava immediatamente corpo all’attualità e sicuramente in questo ebbe un ruolo primario nella costruzione del mito di Napoleone e nell’acquisizione del consenso nelle classi più umili. Ciò valeva soprattutto per gli spettacoli lirici, dove venivano cantati inni che glorificavano l’Impero e il suo fondatore a cui il pubblico era chiamato a partecipare. Nel maggio 1808 a Lucca fu riaperto il Teatro Castiglioncelli in via del Moro, riportato a nuovo splendore dagli architetti Théodore Bienaimé e Giovanni Lazzarini. I lavori al Castiglioncelli si svolsero sotto la guida attenta di Elisa che per essere aggiornata sulle ultime novità di Parigi si era rivolta direttamente all’architetto Cellerier, autore del teatro parigino delle Varietà inaugurato l’anno precedente. Anche a Lucca il teatro di corte, oltre a essere il luogo deputato per la messa in scena di opere interpretate dai sovrani e dal loro seguito, era la vetrina per i nuovi spettacoli che dovevano poi rappresentarsi in città. Il 22 giugno fu messo in scena Il Tartufo di Molière interpretato dal celebre attore francese Ménétrier, criticato dai lucchesi perché troppo giovane per il ruolo. Il 12 luglio nella Merope di Voltarie comparve la celebre Mademoiselle Raucourt, prima attrice della Comédie Française, molto apprezzata da Napoleone stesso che la volle mandare in tournée in Italia per far conoscere al pubblico i capolavori del teatro francese. In occasione dei festeggiamenti per il 15 agosto del 1808 fu messo in scena un ballo ambientato nelle campagne lucchesi con uno scenario che riproduceva in lontananza la città e sul palcoscenico le figure allegoriche di Lucca e del Serchio circondati da villici operosi illuminati dal Genio della Francia. L’opera, di evidente natura propagandistica, era tesa a celebrare la Regina del Serchio le virtù del suo governo”: