Il gruppo lucchese African Perfect Harmony a Roma per la Festa dei popoli

Domenica (19 maggio) si celebra a Roma la Festa dei popoli. Per l’occasione il gruppo lucchese African Perfect Harmony si esibirà nella capitale. Alle 18 ci sarà infatti il concerto finale dove gli 11 elementi della band nata nel 2017 al centro di accoglienza della Croce rossa italiana alle Tagliate di Lucca saliranno sul palco insieme a Med Free Orkestra un progetto nato nel quartiere di Testaccio nel 2010 che riunisce musicisti provenienti da varie aree del mondo, che si esibirà insieme all’Earth Band guidata da Tony Esposito.
La giornata ha come protagoniste le comunità cattoliche immigrate. È organizzata dall’ufficio migrantes della diocesi di Roma e dalla Caritas di Roma, in collaborazione con le comunità cattoliche etniche, e con molte onlus e realtà che lavorano nel campo delle migrazioni. Il tema di quest’anno è Nella casa comune un’unica famiglia umana. La Messa sarà presieduta dal cardinale Pietro Parolin segretario di stato vaticano. Al termine della messa, sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano dalle 13,30 circa si potranno degustare piatti tipici preparati dalle comunità di 13 paesi diversi. Eritrea, Togo, Romania, Ghana, Nigeria, Ucraina, Polonia, Bangladesh, Brasile, Capoverde, Congo, Camerun e Siria. Seguirà alle 15 uno spettacolo multietnico durante il quale si esibiranno una ventina di gruppi con canti e balli folkloristici. Mentre alle 18 si terrà il concerto finale, con l’esibizione degli African Perfect Harmony. Una grande soddisfazione per il gruppo lucchese che è stato invitato a partecipare come esempio di collaborazione e progettualità per dare seguito a un’idea di Laura Cortesi e Mariolina Solaroli della Cri di Lucca che videro la possibilità di unire i ragazzi nigeriani per dare vita ad una band che oggi suona, compone e si esibisce adesso per questo evento a livello nazionale. “La Festa vuole dare un’importante testimonianza di convivenza civile tra popoli diversi – sottolinea monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’ufficio migrantes della diocesi di Roma -. Con gli anni la città ha imparato la bellezza dello stare insieme e bisogna impegnarsi ancora per abbandonare i luoghi comuni che ci sono sulle migrazioni e far emergere la normalità dell’incontro tra culture differenti. Alimentare la paura dei migranti è il peggiore dei modi per affrontare la dimensione umana del fenomeno della migrazione. La paura ci fa chiudere. Se poi la paura diviene da individuale a collettiva, allora si corre anche il serio rischio di fenomeni di reazione sociale non sempre controllabili. Tutto ciò va evitato. Come? Attraverso la conoscenza dell’altro. La conoscenza è luce, la paura è buio. Dobbiamo perseguire la luce. Dobbiamo, attraverso la conoscenza, sviluppare e far nostro il tema dell’accoglienza”.