L’ex ospedale di Maggiano in fotografia: presentato a Villa Guinigi “La cittadella della follia”

Il libro del fotografo Sergio Fortuna edito dalla Fondazione Mario Tobino rende testimonianza di ambienti e luoghi ad oggi non più esistenti o visitabili
Un vero e proprio documento storico, che rende testimonianza di ambienti e luoghi ad oggi non più esistenti o visitabili. Sono le stanze dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, che attraverso il suo sguardo e la sua sensibilità, il fotografo Sergio Fortuna ha raccolto in uno scrigno di immagini pubblicate nel suo libro La cittadella della follia.
Il volume, edito dalla Fondazione Mario Tobino, è stato presentato giovedì scorso (29 giugno) alle 17 al museo nazionale di Villa Guinigi alla presenza di molte persone, fra cui sono intervenuti Luisa Berretti, direttrice dei musei nazionali di Lucca, Isabella Tobino, presidente Fondazione Mario Tobino, Lorenzo Pacini, critico e storico dell’arte e l’autore Sergio Fortuna.




“L’idea di questo libro è nata dopo aver raccolto nell’arco degli anni tante foto sulle mie varie frequentazioni all’ex ospedale psichiatrico di Maggiano. Cosa ne facciamo? Mi sono chiesto. Quindi, ho cercato di crearne un’impaginazione e farne un libro. L’ho mostrato alla presidente della Fondazione Mario Tobino, Isabella Tobino, la cui idea di realizzarne un volume le è piaciuta tantissimo. Da lì, il suo impegno per portare a termine il progetto. Il libro è stato molto apprezzato dai critici”.
“Sergio Fortuna – dice la presidente Isabella Tobino – ha cominciato le sue frequentazioni manicomiali creando quel tesoro di immagini che adesso, con la pubblicazione di questo volume, possono diventare nostro comune patrimonio. Accanto alle architetture, ai particolari di ferri battuti, di interruttori, di colori della natura, ci sono le parole di Mario Tobino, che lì ha vissuto quaranta anni, e che sottolineano il suo rapporto particolare col luogo e con i suoi ospiti”.
“Mi sono chiesta – prosegue Isabella Tobino – perché Sergio usi il colore per rappresentare quel che resta del vecchio ospedale psichiatrico, quando, per quel che ho potuto vedere, chi si è cimentato in opere simili, ha sempre usato il bianco e nero che, almeno a me, trasmette tristezza, mistero, un mondo grigio, disperato quale solitamente è quello della follia, del fuori da sé. Mi sono risposta che forse il nostro fotografo ci ha voluto trasmettere che anche in quel luogo esisteva l’amore, la bellezza, la vita, basta cercarla: ‘L’ospedale è pieno di fiori… ma non si riesce a vederli’ (Le libere donne di Magliano)”.
