Lucca ricorda la ‘Gran Botta’: a Sant’Angelo in Campo quasi 600 anni fa il successo su Firenze

Un evento che fortificò lo spirito di libertà ed indipendenza della città, come ricorda Massimo Baldocchi

Domani è il 3 dicembre una data importante per la nostra città. Lo ricorda Massimo Baldocchi della Compagnia dei Balestrieri di Lucca.

“593 anni fa – dice – Lucca fu testimone di un importante accadimento che ne fortificò lo spirito di libertà ed indipendenza: la battaglia di Sant’Angelo in Campo, meglio nota come “la Gran Botta”. Nel 1429 Firenze aveva tentato di conquistare Lucca per vendicarsi della sua alleanza con Milano nella guerra vinta dai fiorentini contro il Visconti, dando incarico a Guido da Montefeltro di intraprendere la guerra. Firenze, mossa dal desiderio di conquistare definitivamente Lucca, aveva pagato l’imponente somma di 50mila fiorini a Francesco Sforza affinché abbandonasse la città e lo Sforza, intascati i soldi e con il pretesto dell’epidemia di peste scoppiata nel frattempo in Lucca, l’aveva realmente abbandonata con tutto il suo esercito lasciandola così difesa solo dai suoi cittadini. I fiorentini si spinsero facilmente all’interno del territorio lucchese sino a raggiungere la periferia di Lucca accampandosi nei pressi di Monte San Quirico da dove meditavano sul come poterla conquistate. La città, con le sue imponenti mura, risultava inespugnabile ed inoltre si temeva l’arrivo imminente dei rinforzi richiesti a Milano e Genova da parte degli anziani lucchesi. Per accelerare la caduta di Lucca i fiorentini decisero di ricorrere ad un astuto trucco: deviare le acque del Serchio per far allagare la città. Per far questo venne chiamato Ser Filippo Brunelleschi (sì, quello della cupola…) che da grande ingegnere qual era, doveva preparare il progetto di deviazione delle acque che, indirizzate nel fosso del Mulino, avrebbero dovuto inondare Lucca e minare la stabilità delle mura. Ma il Brunelleschi era un ingegnare civile, poco adatto a lavori bellici e, si dice, sbagliò i calcoli non riuscendo nell’impresa. I lucchesi, nel frattempo, compreso il pericolo attaccarono il cantiere dei lavori riuscendo a rideviare le acque verso Monte San Quirico proprio verso il campo fiorentino. L’improvvisa inondazione causò morti e feriti fra le truppe assedianti che, minacciate dall’arrivo delle truppe di Niccolò Piccinino, inviato da Genova, dovettero abbandonare le posizioni e darsi alla fuga”.

“L’anno dopo – spiega ancora – Cosimo de’ Medici, approfittando che i Lucchesi si erano liberati del loro signore Paolo Guinigi, accusato di tradimento e fatto imprigionare a Pavia da Francesco Sforza, erano impreparati allo scontro decise di riprendere la guerra affidando a Niccolò Fortebraccio il compito di entrare nel territorio lucchese e conquistare la città. Il Fortebraccio si spinse agevolmente sino alle mura di Lucca senza tener di conto che gli Anziani avevano prontamente chiesto aiuto ai propri alleati. Genova su invito del Visconti mandò nuovamente in soccorso dei Lucchesi assediati il suo esercito capitanato da Niccolò Piccinino forte di 3mila cavalieri, 5mila fanti e mille balestrieri“.

“Il Piccinino, scendendo dalla Val Freddana riuscì a guadare il Serchio e raggiungere i Fiorentini con cui il 3 dicembre 1430 si scontrò in una sanguinosa battaglia sulle rive del fiume Serchio (nei pressi di Sant’Angelo in Campo). La battaglia durò l’intera giornata e gli storici del tempo la raccontano violenta e sanguinosa. L’esercito Fiorentino, chiuso nella morsa di quello Genovese e preso alle spalle dagli abitanti e dalle milizie di Lucca, venne pesantemente sconfitto lasciando nelle mani dei vincitori un enorme bottino comprendente 4000 cavalli, tutta l’artiglieria con le munizioni, e moltissimi carri pieni di vettovaglie. La battaglia restò nella storia cittadina come la “Gran Botta” ed il luogo dove si svolsero i combattimenti è tuttora chiamato “Garbotta”. Lucca era in festa, al Piccinino fu decretato un trionfo alla romana (simile a quello decretato a Castruccio Castracani dopo la vittoria di Altopascio), la folla festante continuò per tre giorni a cantare sbeffeggiando Firenze ed i Medici che non si rialzarono più da questa cocente sconfitta decidendo definitivamente che Lucca era un boccone troppo difficile da ingoiare e che l’accesso al mare era meglio cercarlo più a sud (ed infatti dopo poco decisero di fondare la città di Livorno). Se a qualcuno interessa approfondire la storia di questo accadimento consiglio la lettura del bel romanzo storico La Gran Botta scritto alcuni anni fa da Oriano Landucci”.

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