Per Lucca: “Riforma Province anticamera dell’abolizione, la città si attivi per il futuro”

“L’approvazione al Senato del disegno di legge Delrio trasforma le province, ma altro non è che l’anticamera della loro abolizione”. La pensa così Per Lucca e i suoi paesi, che interviene sull’ultimo passaggio in parlamento della riforma tanto attesa: “L’abolizione – spiegano – fatta non per ottenere effettivi risparmi ma, come bene e senza senso di autoironia ha detto il presidente del Consiglio Renzi “perché bisogna dare un segno”, andrà oltre a quanto a suo tempo ipotizzato e poi non realizzato dai padri costituenti; le province infatti saranno abolite sia quali enti autarchici territoriali nonché quali celle elementari del decentramento degli uffici periferici statali”.
“Oggi – dice ancora Per Lucca – la città di Lucca ospita gli uffici provinciali, con una ricaduta occupazionale diretta di quasi cinquecento unità e tali uffici offrono servizi di area vasta a più di trenta comuni con circa 380mila abitanti e questo ha ricadute evidenti sull’economia del centro storico. Il ruolo di Lucca quale capoluogo comporta anche la presenza in città di una serie di uffici statali che offrono servizi di area vasta ad un ampio territorio, anche questo con notevoli ricadute occupazionali dirette e indirette”.
“L’iniqua legge – prosegue la lista civica di Pierami e Dolce – che con ogni probabilità passerà anche alla Camera, prevede che solo per alcune speciali aree le funzioni di area vasta passino dalle province a nuovi enti detti città metropolitane. Per il resto del territorio, che a quanto pare i parlamentari ritengono di rango inferiore rispetto a quello metropolitano, non si ha un quadro preciso su quali nuove entità dovrebbero subentrare alle province ma, nonostante la vaghezza del testo, si può supporre che le funzioni di area vasta saranno esercitate in parte da unioni libere di comuni, in parte dalle regioni, in parte dalle province ridotte ad enti di secondo livello in attesa di loro abolizione. Sul territorio della attuale provincia di Lucca esistono già, in seguito a trasformazione delle preesistenti Comunità Montane, tre unioni che raggruppano i comuni dei territori di Versilia, Garfagnana e Media Valle del Serchio e che sono dotate di personale, sedi e parco automezzi. Sul territorio della pianura lucchese non esiste ad oggi alcuna unione di comuni”.
“Il quadro sopra descritto – conclude Per Lucca – non lascia presagire nulla di buono per la città di Lucca e per la possibilità di conservare il suo storico ruolo. La regione infatti non sembra avere alcuna intenzione di mantenere a Lucca gli uffici oggi presenti. Esemplari sono le recenti scelte in materia di sala operativa del 118 e di Consorzio di Bonifica Toscana Nord. Entrambe le strutture avranno sede a Viareggio, con buona pace di Lucca e dei lucchesi. Se il buongiorno si vede dal mattino nei prossimi anni la città di Lucca perderà centinaia di posti di lavoro. Purtroppo, allo stato attuale, la politica lucchese e soprattutto il sindaco Tambellini non ci sembrano molto attivi su un fronte, quello della ridistribuzione delle competenze e delle strutture periferiche statali e regionali, che è invece caldissimo e vede molte città esercitare le massime pressioni possibili a Firenze come a Roma. Il sindaco dovrebbe innanzitutto farsi promotore, aprendo una trattativa con i sindaci del territorio, della nascita di una nuova unione di comuni che raggruppi gli enti della pianura lucchese e della media valle del Serchio ed eventualmente anche alcuni comuni della Valdinievole. Ovviamente tale Unione di Comuni, in caso di definitiva abolizione delle province, dovrebbe svolgere i servizi di area vasta per i territori suddetti. Per Lucca ritiene che la nuova unione dovrà aver sede presso il Palazzo Ducale, fatto salvo il permanere in Borgo a Mozzano di una sede staccata che mantenga l’attuale numero di impiegati e continui ad erogare i servizi oggi propri dell’Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio. Le ipotesi di fare del palazzo un museo ci sembrano scellerate e indice di una mentalità che considera già persa la battaglia per mantenere il ruolo della città”.