In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate

2 aprile 2014 | 15:51
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In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate
In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate
In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate
In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate
In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate
In via di Tiglio cimitero delle pavimentazioni dimenticate

Dove vanno a finire i sampietrini, o i cubetti di porfido o le lastre di pietra che tanti passi hanno visto negli anni e, a volte nei secoli? Semplice. Nella depositeria comunale di via di Tiglio, a due passi dal centro pasti della Del Monte, quello che serve le mense delle scuole del territorio e dal cantiere base per i lavori del canale Soccorso, cinque metri prima del distributore Esso sulla strada.
Sono accumulati lì, come fasti di un passato che non esiste più, alcuni ormai sommersi da muschio o invasi dalla crescita spontanea delle piante. Eppure hanno lastricato piazza San Michele o piazza del Giglio o altre vie e piazze storiche del centro. E fanno compagnia, invece, ai tombini più moderni, di ghisa e ai portatombino di cemento armato. O ad altri materiali certamente più recenti e meno pregiati.

Le foto del “cimitero” delle pavimentazioni dimenticate

Sono lì in attesa di una sistemazione, o quantomeno di una decisione. Non sono certo, questo è ovvio, materiali né di facile riutilizzo né lavorazione. Soprattutto le lastre in pietra che dovrebbero essere affidate alle sapienti mani di uno scalpellino, che conosce la tecnica e i segreti della posa di strutture così irregolari. Ma sicuramente farebbero bella mostra di sé nel salotto buono della città, al posto del tanto amato asfalto natura, di più semplice manutenzione ma sicuramente di tutt’altro effetto.
Passeggiando affianco di queste vestigia abbandonate, alcune anche di sicuro valore, si ha tutta l’impressione dell’incapacità di valorizzare il patrimoni che una città storica, solo per il suo essere tale può esprimere. C’è chi, sono i residenti della zona ed anche gli operai che per mesi hanno lavorato al cantiere sul canale Soccorso, ricorda come alcuni di questi materiali siano stati recuperati proprio dai fossi, dove erano finiti, insieme a rami e tronchi d’albero, durante gli ultimi episodi di maltempo. Chi, invece, ne percepisce il valore e il significato. L’assessore provinciale Diego Santi, ad esempio, pensa alla possibilità, una volta verificata l’impossibilità a valorizzarli in un progetto di recupero di strade o piazze cittadine, di venderli all’asta, anche ai privati, per recuperarne almeno il valore.
Intanto sono lì, accatastati, ammassati, teoricamente inventariati. A prendere la pioggia, come per tanti anni hanno fatto sotto le suole in gomma o in cuoio di chi ha avuto la fortuna di calpestarle.
Un altro segno che tutto, anche il nostro passato, spesso è dato semplicemente per scontato. Almeno fino a quando non si perde per sempre.

Enrico Pace