Job act e occupazione, civatiani chiedono confronto Pd

Un’assemblea del Partito Democratico della lucchesia, aperta anche a tutti gli elettori democratici e ai cittadini, per riflettere il prima possibile sulla situazione occupazionale del nostro territorio e sui contorni della proposta di riforma del mercato del lavoro avanzata dal governo “che – a detta dei promotori dell’iniziativa – suscita molta preoccupazione, perché rischia di accrescere le tante disuguaglianze e ingiustizie presenti sui nostri luoghi di lavoro, piuttosto che (come ci sarebbe bisogno) risolverle”. A lanciare la richiesta al segretario Patrizio Andreuccetti e al presidente dell’assemblea territoriale del Partito democratico Elda Carlotti è il gruppo lucchese che pochi mesi fa ha sostenuto la corsa di Pippo Civati al congresso del Pd e che adesso nella nostra provincia si sta organizzando con l’associazione Lucca possibile”.
“Ci sono tanti lucchesi che hanno bisogno di più diritti – sottolineano i civatiani del Pd della Lucchesia – Pensiamo ai giovani che cercano un lavoro e non lo trovano; agli ultra-quarantenni che perdono la loro occupazione per colpa della crisi e non sanno come ricollocarsi; alle donne e agli uomini che desiderano diventare genitori, ma non hanno abbastanza tutele per garantire dignità alla propria famiglia; ai liberi professionisti, che non possono permettersi neppure di ammalarsi. Ebbene: il Partito democratico, che tante aspettative ha in effetti raccolto anche alle ultime elezioni europee, è chiamato a rispondere a queste legittime richieste. Quello che non è accettabile è che da una parte il Governo si scagli a parole contro l’austerity dei tecnocrati europei, e dall’altra proponga una serie di misure che altro obiettivo non sembrano avere che permettere una revisione al ribasso dei salari dei lavoratori. Solo per fare alcuni esempi. Abolire il diritto al reintegro in caso di licenziamenti dichiarati ingiusti e discriminatori serve davvero a di accrescere i diritti a chi oggi ne è sprovvisto, come dice il governo, o sarà un’arma in più in mano alla parte datoriale per limare al ribasso gli stipendi, a partire dal ridimensionamento della contrattazione decentrata? E la possibilità, pressoché assoluta, di demansionare un lavoratore in qualsiasi momento e circostanza, permette davvero a chi è oggi disoccupato di trovare con più facilità un lavoro col quale realizzarsi, come afferma il governo, o pone sotto ricatto i lavoratori? E l’introduzione del telecontrollo e del controllo a distanza dei lavoratori, consentirà davvero di far ripartire la crescita a favore di chi oggi è fuori del mercato del lavoro, come promette il governo, o rischia piuttosto di compromettere la dignità delle persone? Noi, su questi interrogativi, abbiamo molti dubbi, e chiediamo i giusti approfondimenti e le opportune riflessioni, domandando che gli iscritti e gli elettori del Pd possano esprimersi direttamente (anche attraverso un referendum interno al partito) prima che ogni decisione a riguardo sia assunta. Perché pensiamo che gli interessi degli italiani siano più importanti di quelle delle banche del Fondo monetario internazionale e riteniamo che questo Paese possa davvero ripartire solo sulle basi di una maggiore giustizia sociale, e non certo sulle macerie di una guerra tra poveri”.