Ato Costa, ok al piano straordinario dei rifiuti

2 dicembre 2014 | 21:51
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Ato Costa, ok al piano straordinario dei rifiuti

Con il solo voto contrario del Comune di Filattiera (Massa Carrara) e l’astensione di Livorno, il piano straordinario dei rifiuti di Ato Toscana Costa è passato nell’assemblea dell’Autorità di ambito, ieri (1 dicembre). “Fra qualche giorno partirà ufficialmente la fase del dialogo competitivo fra le aziende interessate alla gara”, ha assicurato il direttore di Ato Franco Borchi nella conferenza stampa che si è svolta oggi pomeriggio in Municipio a Pisa. Accanto a lui il sindaco di Pisa Marco Filippeschi che è anche presidente di Ato e Lorenzo Bacci, sindaco di Collesalvetti (Livorno), che presiede l’assemblea dei Comuni componenti le quattro province di Ato Costa. I rappresentanti dei 95 Comuni hanno dunque votato compatti e la dirigenza di Ato incassa anche quella che viene definita “l’apertura” dell’amministrazione grillina di Livorno. In tre mesi o poco più “il dialogo” si concluderà e verso marzo 2015 potrà partire la gara vera e propria per la privatizzazione del 45% delle quote di Reti Ambiente, la società pubblico-privata costituita nell’ormai lontano 2011 e finora rimasta una scatola vuota. Sono sei le aziende interessate (erano sette in precedenza), alcune delle quali straniere, che potranno decidere di raggrupparsi ulteriormente, perché il partner industriale che deve nascere gestirà qualcosa come 240 milioni di euro di valore di produzione (dati del 2012) e 1.520 addetti.

Una partita da almeno sei miliardi di euro, se si calcola un affidamento lungo 20 anni. Un procedimento durato oltre ogni scadenza prevista – Reti Ambiente avrebbe dovuto essere operativa già alla fine del 2012 – e passato attraverso una decina di stesure del piano interprovinciale dei rifiuti – affidate sempre ad Ambiente Italia – che però non ha concluso il suo iter, come è noto. Al suo posto, ecco allora il piano straordinario, revisionato più volte (sulla base della legge regionale 30 del 9 giugno 2014 che ha modificato la numero 61 del 2007) e che oggi prevede il raggiungimento del 70% della raccolta differenziata entro un lasso di tempo che va dal 2018 al 2020.
Nel frattempo, questo piano è oggetto della Vas regionale – valutazione ambientale strategica – “e ci sono i presupposti perché questa sia positiva” hanno detto Borchi e Filippeschi. La Vas, che era una delle richieste del sindaco di livorno Filippo Nogarin, secondo “accordi” stipulati con la Regione Toscana, procederà secondo un percorso “accelerato”. Nel 2018 l’Autorità di ambito procederà ad un’ ulteriore revisione del capitolo termovalorizzazione, dopo che l’inceneritore di Ospedaletto (Pisa) sarà stato oggetto di manutenzione (nel 2016) e dopo che sarà stato fatto ogni sforzo per allargare all’80% della popolazione la raccolta porta a porta.
Ciò significa “un grande impegno finanziario nel sistema di raccolta e negli impianti di trattamento biologico, meccanico-biologico e nella realizzazione di discariche idonee allo smaltimento finale di rifiuti stabilizzati (10%)”. L’impianto di Pioppogatto (Massarosa) dovrà diventare “la fabbrica di materiali” attraverso un miglioramento delle modalità di selezione, quello di Pontedera aspetta – sembra di capire – l’iniezione di liquidità da parte del gestore unico, il Cermec di Massa deve essere adeguato e l’impianto di compostaggio di Capannori deve ancora essere progettato a causa dell’annosa disputa sulla sua localizzazione. “Se nessuno decide lo farà poi la Regione Toscana”, ha detto Borchi.
Da aggiornare anche “la fotografia” delle 14 aziende attualmente incaricate del servizio, perché le valutazioni già concluse valgono solo sei mesi e qualche Comune non l’ha ancora terminata. E’ il caso di Livorno (“perché era in corso il rinnovo della dirigenza di Aamps”) e di Carrara che deve ancora scorporare le farmacie dai rifiuti. Il contratto di servizio sulla base del quale gli aspiranti soci privati (o “industriali”, come ha tenuto a precisare Filippeschi) dovranno fare le proprie offerte, restano ad oggi soltanto “bozze” ed è evidente il gran numero di variabili ancora in gioco.
Chiuso l’inceneritore di Falascaia (Pietrasanta) e abbandonata l’idea del mega impianto a Livorno, il fabbisogno di smaltimento di Ato Costa è calcolato fra 135 e 197mila tonnellate annue (in percentuale dal 16 al 24% dell’intera produzione di rifiuti). Questi valori “non confliggono con una ulteriore espansione della raccolta differenziata” ma sono compatibili con il Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati (PRB) del 2013, che fissa le quote a 70% di raccolta differenziata e 30% di rifiuti da trattare.
Grazie allo Sblocca Italia – o “Sblocca rifiuti” come è stato ribattezzato da più parti – l’indifferenziato da avviare alla termovalorizzazione può liberamente circolare a livello nazionale e le Regioni sono obbligate ad autorizzare la massima capacità degli impianti. E’ quello che succederà  anche per Ato Costa, nel periodo di stop di Ospedaletto: ecco perché le aziende in gara devono poter  garantire lo smaltimento dell’eccedenza in altri inceneritori, anche fuori dalla Toscana.
Infine, sul fronte delle tariffe, gli aministratori sono sicuri che caleranno grazie alla razionalizzazione del servizio. Oggi i cittadini di Ato Costa pagano un costo unitario del servizio di 346 euro a tonnellata, più della media nazionale (310 euro a tonnellata) e di quella toscana (311 euro a tonnellata); il costo procapite è di 212 euro a tonnellata, il più alto in Italia (dati del 2012 confrontati con il valore in Ato Costa del 2013). Gli obiettivi di “recupero di efficienza e produttività”, uniti al risparmio nei costi di smaltimento, porteranno ad un’economia di gestione pari al 7 per cento rispetto ad oggi.

Daniela Francesconi